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Urbi et Orbi

AMAMI

PAOLO CREMONESI - 10/12/2021

abbraccio«Mi riesce penoso ammettere che ho provato sempre più spesso il desiderio di essere amato. Un minimo di riflessione mi convinceva naturalmente ogni volta dell’assurdità di tale sogno: la vita è limitata e il perdono impossibile. Ma la riflessione non poteva farci niente, il desiderio persisteva e devo confessare che persiste tuttora». Così, in una lettera all’amico e filosofo Bernard Henry Levy, Michel Houellebecq, scrittore francese, emblema del nichilismo dominante, rilancia una domanda che nemmeno decenni di consumismo esasperato e disillusioni ideologiche riescono a soffocare.

La trama dell’ultima fatica dello scrittore francese è nota: “Serotonina” racconta la storia di Florent-Claude Labrouste, un ingegnere agronomo fallito nella vita professionale e in quella amorosa, e che – a 46 anni – sta «morendo di dolore». Sopravvive grazie a una medicina, il Captorix, che stimola la produzione di serotonina, un «ormone legato all’autostima». Vive insieme a Yuzu, una giapponese che egli odia e che non lo ama di più. Decide di scomparire. Si rintana per anni in un albergo poi, certo di star per morire, decide di partire per la Normandia sulle tracce dei propri fallimenti passati. Vi trova un territorio in abbandono, popolato di allevatori «virtualmente finiti» sull’orlo di un suicidio che per uno di loro avverrà realmente, distrutti dalla politica europea in materia di quote del latte. Lassù c’era una donna, Camille, che lo amava e con la quale avrebbe potuto essere felice. Ma la loro storia ha avuto fine banalmente.

Romanzo sull’autoannientamento della persona quasi per noia. Realista, pur con eccessi descrittivi soprattutto in materia sessuale, cerca di mostrare come una «catastrofe globale» sia fatta di tante catastrofi individuali, di tradimenti, di cadute nell’alcolismo, di rassegnazione. La modernità ha spazzato via tutto ciò che permette a una civiltà di perdurare: l’amore, l’amicizia, perfino l’istinto di conservazione economico.

Ma allora dove nasce (anzi rinasce) nello scrittore questo “desiderio di essere amato?” E soprattutto quale risposta trova? Un’insegnante mi racconta come davanti agli alunni, soprattutto dopo mesi di angoscia da covid e didattica a distanza, la fatica più grossa in classe sia quella di ridare fiducia: «Valorizzo in continuazione gli aspetti positivi di ciascuno di loro – racconta – esorto a guardare il bello che si accende nella realtà. Richiamo i loro genitori, nei colloqui individuali, a riprendere in mano i fili essenziali di cui è fatto il cuore dell’uomo. Ad una madre che, scoraggiata dalla performance del ragazzo, esclamava: ‘quello non è più mio figlio’ ho replicato duramente: ‘Signora non dica più, nemmeno per scherzo, una frase del genere”».

Un altro mio amico per mesi ha percorso una volta alla settimana 600 chilometri (tra andata e ritorno) per trovare la mamma, ricoverata in una struttura sanitaria. «La sua demenza senile – mi dice – a volte l’impediva persino di riconoscermi. Passavo le ore davanti al suo letto in silenzio e l’unica cosa che potevo fare era tagliarle le unghie».

Un responsabile di una importante multinazionale convoca in ufficio un suo dipendente. «È da un po’ di tempo che ti osservo – esordisce – e sei sempre contento. Entri in ufficio sorridente, lavori duramente ma quando c’è da festeggiare con i colleghi, mangi e bevi, non ti tiri mai indietro. Mi spieghi cosa hai tu a che spartire con il cristianesimo?». Il diretto interessato racconta divertito il colloquio non evitando di domandarsi: «Ma quel capo cosa avrà mai visto nel mio modo di agire che a me sembra così normale?»

Viviamo in un’epoca in cui è finito il tempo delle parole (anche scritte – confesso ogni tanto – quando mi accingo a scrivere queste note). Il desiderio di essere amati ha risposta solo in carne e sangue. Volti che l’epidemia non è riuscita ad allontanare. Abbracci che torniamo a poterci dare. Sguardi che il nichilismo non ha potuto spegnere. Non possiamo eliminare che il cuore dell’uomo sia fatto per una attesa. E questo Houellebecq lo ha ben capito. Quello che non sa è il modo con cui si compirà, perché non è nelle nostre mani. Buon Avvento!

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