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Noterelle

SE VUOI, CHIAMALE DIAVOLERIE

EMILIO CORBETTA - 14/01/2022

serpenteÈ bello scrivere e meditare su fatti sereni, ma troppo doloroso e sconvolgente parlare di drammi. Nella settimana di Natale siamo stati sconvolti dall’evento di un padre che uccide il figlio di sette anni.

Non ci è possibile immaginare l’infelicità di un cucciolo che necessita di protezione da parte di chi lo ha generato e invece se lo vede avventarsi addosso con in mano un’arma. Ci sconvolge pensare al terrore, all’angoscia, al pianto, alle urla di quell’innocente.

È terribile constatare in noi la presenza di tanta violenza, rabbia, odio da cui scaturiscono atti drammatici come questo, considerato mezzo risolutivo dei problemi della vita. Questo significa vedere gli altri sempre e solo come nemici, quindi averne paura, per cui diventa giusto aggredire per difendersi.

Vuol dire avere una cultura fondata sull’odio piuttosto che sull’amore, che è pur tanto presente in noi, fin dai primi momenti della vita. Ci troviamo di fronte a personalità “spaccate” in cui anche il desiderio di amore usa la violenza per appropriarsi dei suoi frutti.

Di fronte a tali contraddizioni spesso si sente ripetere: “colpa del diavolo”. Si, di quel serpente, che molti artisti del passato hanno raffigurato arrotolato tra i rami di un bell’alberello con in bocca una mela offerta ad una Eva “bella biotta”, che curiosamente non sa ancora di essere tale. Tutta colpa del peccato originale quindi?

Giustificazione troppo facile, non più accettabile da quando sono arrivati tra di noi “gli strizza-cervelli”, ma restiamo confusi quando constatiamo che anche loro talvolta si appoggiano al serpentello con la sua mela per giustificare certi nostri errori, certe nostre tendenze.

Serpente o no, il drammatico è constatare in noi la presenza dell’odio, l’uso dell’odio che purtroppo ha una grande forza di aggregazione. Quanti movimenti, quanti fatti della vita hanno successo perché l’odio è la forza che lì alimenta!

Mi vien da pensare a un mio amico che si è avvicinato di recente alla politica attiva e che poi ne è scappato via, perché lui, generosone, non ha accettato la componente “odio” pur presente nella parola “partito”. Quanti più frutti potrebbe dare la politica, come ci farebbe star meglio se non ci fosse quella parolina di quattro lettere, appunto “odio”.

Si è parlato di “lotta di classe” – e fu allora una importante constatazione – ma non sarebbe meglio avere “amore di classe”? Utopia!

Ai nostri giorni troppo spesso vediamo lavoratori cui viene tolto il posto di lavoro perché la loro attività verrà spostata all’estero, dove il lavoro costa meno. Anche questo è un contrasto tra “lotta” e “amore”. Ma quale dei due dà frutti più validi?

Mangiando il frutto sbagliato, Eva dà origine alla confusione e si accorge di essere nuda; se ne avesse mangiato un altro non sarebbe stato meglio? E qui viene da dire: “Forza, signori strizza-cervelli: sotto a studiare, dateci una risoluzione”. Che cosa non va nei nostri animi?

Nella economia della nostra umanità sono più importanti i fabbricanti d’armi o quelli che fabbricano vestiti per Eva e per l’altro, Adamo, che appare un poco tonto in quel groviglio di metafore?

Va bene, ma sotto tutti quei bei vestiti lei, Eva, non dev’essere una anoressica modella che corre avanti e indietro sulle passerelle della moda per vendere appunto i vestiti, ma una “formosetta”, come quella raffigurata dagli artisti del passato, pronta a vivere con tanto buon senso e amore, lasciando perdere le mele sbagliate. Così Adamo la seguirebbe senza uccidere, come purtroppo continua a fare ai nostri giorni, dando sempre troppa importanza all’odio e non curandosi dell’amore.

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