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Attualità

NO BLACKS

SERGIO REDAELLI - 18/03/2022

Una foto pubblicata dal quotidiano La Repubblica

Una foto pubblicata dal quotidiano La Repubblica

La Polonia è razzista? L’accusa è fondata o ingenerosa? Una dura polemica è esplosa tra il quotidiano dei vescovi Avvenire e l’ambasciatore polacco presso la Santa Sede Janusz Kotanski sul diverso trattamento che i profughi – ucraini e non – avrebbero ricevuto al confine tra i due Paesi. In una lettera indirizzata al direttore, il diplomatico accusa il quotidiano milanese di avere pubblicato una “incessante e ingiusta campagna stampa” contro il governo di Varsavia accusandolo di “avere rifiutato di accogliere i migranti spinti con l’inganno e con la forza sulla frontiera polacca dal presidente bielorusso Lukashenko”.

L’ambasciatore attacca: “È inaccettabile che vengano pubblicate menzogne sulle presunte difficoltà che i profughi originari non dell’Europa dell’Est avrebbero incontrato nell’attraversare il confine polacco”; ed è falso che “le guardie di frontiera abbiano intimato ai cittadini di colore, nigeriani e marocchini, di scendere dagli autobus che li portavano verso i Paesi Ue, addirittura puntando loro contro i fucili. Smentiamo categoricamente queste notizie. Da parte polacca non vi è stato alcun trattamento diverso per i cittadini non ucraini, che sono stati accolti come tutti gli altri che fuggono dalla guerra”.

“Se si sono verificati deplorevoli episodi di razzismo non sono certo da addebitare alla Polonia”, incalza Janusz Kotanski che chiama in causa il papa: “Le parole di apprezzamento e gratitudine che Francesco ha rivolto alla nostra accoglienza ci incoraggiano a compiere maggiori sacrifici. Sono fiducioso che le fake news che fanno comodo a chi ha scatenato questa orribile guerra non trovino più spazio su Avvenire”. Pronta la risposta del direttore del quotidiano Marco Tarquinio che, dato atto ai connazionali di Wojtyla della fraterna prima accoglienza riservata ai profughi dall’Ucraina, definisce le parole di Kotanski infondate e offensive.

“Sulla questione delle discriminazioni denunciate in Polonia su persone dalla pelle scura – scrive – ci siamo basati sulle dichiarazioni pubbliche delle vittime e dei diplomatici di altri Paesi, dei giornalisti testimoni dei fatti e sulla documentazione anche video, per quanto riguarda i fucili puntati, resa pubblica da una funzionaria dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità. Abbiamo anche dato conto – prosegue Tarquinio – di una nota del direttore generale dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni Antonio Vitorino su atti di discriminazione, violenza e xenofobia nei confronti di persone in fuga dall’Ucraina in guerra”.

“La Polonia – precisa Tarquinio – è tra i Paesi del cosiddetto gruppo di Visegrad che, con l’Austria, hanno preteso di correggere le regole finalmente civili nell’Unione europea sull’accoglienza solidale dei profughi che sono entrati in uno dei Paesi confinanti con l’Ucraina. Il governo di Varsavia li ha respinti ed è arrivato a definire questi esseri umani “armi” nella guerra ibrida condotta dal presiedente bielorusso Lukashenko e dal leader russo Putin contro la Ue. Il cinismo di Minsk e l’atteggiamento repulsivo del governo polacco sono dati di fatto”. E chiude polemicamente: “Il nostro giornalismo è rispettoso, libero e sempre dalla parte dei più deboli”.

 

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