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Fisica/Mente

DOPATI STABILI

MARIO CARLETTI - 10/02/2023

dopingSi è svolta a fine gennaio a Roma, presso l’Istituto Superiore di Sanità alla presenza del Presidente prof Sergio Brusaferro, la presentazione del reporting system dei primi 8 mesi del 2022.

Questo è un documento che viene redatto ogni anno e presentato infine al Parlamento, è frutto della raccolta dati svolta dallo stesso ISS, su finanziamento della Commissione tecnico sanitaria di prevenzione al doping e tutela della salute nello sport.

Vale la pena di ricordare che il controllo doping in Italia si svolge a due livelli. Il primo attraverso la Nado Italia che è la rappresentante nazionale della WADA (world antidoping agency) e che controlla lo sport di alto livello, professionisti compresi, mentre il secondo è appunto sotto il controllo della Commissione Antidoping del Ministero della Salute e tiene sott’occhio l’attività agonistica di livello più basso andando anche a raccogliere dati sull’utilizzo o meno di farmaci ed integratori.

Intercetta quindi una popolazione sportiva sostanzialmente diversa, non ha quindi come obbiettivo principale quello di far emergere un eventuale dolo da parte dell’atleta (anche se talvolta succede), ma quello di educare alla prevenzione e di mettere al corrente dei rischi ai quali possono essere esposti gli utilizzatori di sostanze vietate e, sostanzialmente, di vigilare sulla diffusione delle pratiche vietate.

La Commissione ha un sottogruppo che sceglie, eventi dai calendari pubblicati dalle varie federazioni sportive, dove fare gli accertamenti, cercando di tenere un giusto equilibrio tra Nord, Centro e Sud e tra generi (maschio/femmine).

Grazie ad un accordo con la Federazione Medico Sportiva gestisce quindi il meccanismo della raccolta delle urine alla fine delle gare individuate e dei soggetti sorteggiati, invia i campioni al laboratorio antidoping di Roma (lo stesso utilizzato dalla Nado per gli accertamenti Wada) ed infine redige annualmente il report finale.

Quest’ultimo è quindi un osservatorio neutrale di quanto avviene nelle attività sportive/amatoriali e permette pertanto con i suoi dati di avere una idea del problema.

Il primo dato che vale la pena di mettere in evidenza è che ormai da anni i positivi sono sempre attorno al 3%, ci sono stati picchi qualche anno sopra il 4, qualche anno tra 2 e 3, ma la media è stabile.

Il numero maggiore di positivi è più alto al Nord, rispetto Centro e Sud, per quanto riguarda il genere quello maschile è più rappresentato rispetto al femminile, l’età più è relativamente (30/40 anni) più elevata rispetto a quella prettamente giovanile.

Diverse positività sono a carico della cannabis (e suoi derivati) per queste sostanze si può ipotizzare più un uso svago/personale piuttosto che per una reale intenzione di variare la prestazione.

Dal formulario che viene sottoposto e poi compilato dagli atleti è emerso un ampio uso di integratori e farmaci (soprattutto antiinfiammatori) percentualmente superiore a quella che può essere considerata la media nazionale.

Sono stati trovati soggetti positivi un po’ in tutte le specialità sportive ovviamente con caratteristiche diverse anche per il tipo di sport che può essere più facilmente praticato per questioni puramente climatiche regionali (ad es sci/neve).

Chicca dell’evento è stata la relazione del prof Botrè, direttore del Laboratorio antidoping del Coni, come accennato, punto di riferimento anche della WADA mondiale.

Il prof Botrè è uno di quegli scienziati italiani che il mondo accademico ci invidia per le sue qualità professionali, è responsabile di un centro di riferimento e formazione per tutto il settore doping, ospita quotidianamente professionisti alla ricerca di conoscenza da tutto il mondo.

Alla scienza Botrè associa una capacità di comunicazione fuori dalla media, diverte, parlando di cose serie e di fatti avvenuti e spiegati poi a posteriori, dalla scienza. Nella relazione di quest’anno ha tra l’altro fatto vedere uno studio dal quale si evince che le analisi sono diventate tanto sofisticate, da permettere di rintracciare tracce di clostebol (una punta di un cucchiaio di zucchero) diluito in una piscina.

Questa sostanza è contenuta in pomate cicatrizzanti, ma contiene un anabolizzante vietato. Tanti sportivi famosi sono incappati in questa positività per semplice superficialità. Lo studio di Botrè ha però dimostrato che si è positivi anche solo dando un cinque a chi ha usato la pomata senza lavarsi le mani.

Figurarsi stringendo una mano: quando gli sportivi lo sapranno è molto probabile che scompariranno dal campo baci e abbracci di festeggiamenti dopo un goal o una medaglia.

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