Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

In Confidenza

IL JOLLY

Don ERMINIO VILLA - 31/03/2023

jollySe la Quaresima è un cammino contro la delusione, sembra però che alla fine vinca sempre la morte. Non ci resta che giocare il Jolly per salvarci.

Sarebbe come usare effetti speciali per scendere dalla croce. Ma Gesù gioca il tutto per tutto, finché non si è totalmente “espresso”..

Il senso originario di “esprimere” è “spremere fuori”: Dio in Gesù spreme il suo cuore e riversa la sua linfa. È la follia dell’amore.

Il Jolly completa ciò che manca, sostituisce chi non c’è e lo fa come un giullare, usando leggerezza, semplicità, simpatia, ironia. Come fa l’amore, tanto che ad ogni piccolo movimento tintinna perché ogni gesto è degno di nota, anche se viene scanzonato.

Per spiegare questa “impresa” ecco le confidenze di un personaggio insolito… “Ciao, sono solo un piccolo uccellino e ti racconto cosa mi è successo. Dalla finestra di una sala ho visto una sedia rovesciata, un boccone di pane, un calice vuoto e una brocca d’acqua. Ho seguito il gruppo nel giardino e lì ho incrociato il Gallo che, appena svegliato, si era messo a cantare: qualcuno è rimasto scosso dal suo chicchiricchì. Vicino all’ufficio di Pilato, ho visto Gesù arrestato; poi l’hanno processato di fretta, picchiato, frustato, umiliato, infine portato fuori città e inchiodato a una croce.

Sono andato anche lì. Mi attirava. Tra me e me pensavo: “Vorrei avere il becco del picchio per liberarlo dai chiodi, gli artigli dell’aquila per spaccare quel legno, le ali del gabbiano per portarlo lontano dal male, ma sono così piccolo, debole, impotente!”.

Allora sono volato nella sala della cena, ho preso nel becco una goccia d’acqua, che appoggiata sulle sue labbra secche aprì un debole sorriso. Poi ancora presi una briciola per dargli forza, ma è a me che quel pane ha dato energia.

Con un colpo mi sono lanciato sul legno vicino al viso.; allora mi sono allungato con le ali a dargli una carezza. In quel momento lui ha detto le sue ultime parole e il suo respiro mi ha avvolto. Senza pensarci, col becco ho strappato via una lunga spina acuminata dalla sua “corona”.

Una goccia del suo sangue mi è arrivata addosso: non solo ha tinto di rosso le mie piume e non è più andata via, ma mi ha cambiato il cuore.

Adesso tutti mi chiamano “Pettirosso” e mi piace perché qui sta il mio segreto: ogni piccolo gesto d’amore che fa sbocciare un sorriso, come una goccia di sollievo o una lacrima da raccogliere, o una briciola di forza o uno sguardo di tenerezza, o una carezza dolce, lo faccio a ciascuno come ho fatto per lui”.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login