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Opinioni

SILENZIATORE

SERGIO REDAELLI - 23/06/2023

Il ministro della giustizia Carlo Nordio

Il ministro della giustizia Carlo Nordio

Protestano anche i giornalisti contro il disegno di legge di riforma penale presentato dal ministro Carlo Nordio e approvato dal Consiglio dei ministri che minaccia il diritto dei cittadini ad essere informati. Sul tavolo il progetto che ha fatto insorgere i magistrati: l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio che spaventa i sindaci, l’inappellabilità dei proscioglimenti per i reati non gravi, il “preavviso” dell’arresto interrogando l’indagato prima di emettere il mandato, la rimodulazione del traffico d’influenze (tra mediatori e politici per ottenere commesse e appalti) e i nuovi limiti per le intercettazioni che riguardano i terzi finiti nella conversazione per caso, la cosiddetta “pesca a strascico”.

“Le intercettazioni telefoniche sono una barbarie che costa allo Stato 200 milioni di euro l’anno per raggiungere risultati minimi”, tuona il ministro che pensa già di vietarle fino al processo in aula, di limitare l’uso dei trojan come strumento investigativo per i reati dei colletti bianchi, economici e fiscali, di abbassare la spesa per le captazioni e consentirle solo nelle indagini per mafia e terrorismo. Ma l’Ordine dei giornalisti e la federazione della stampa si oppongono: “I limiti che si vogliono introdurre alla conoscibilità delle intercettazioni nelle indagini preliminari rischiano di ostacolare il diritto dei cittadini di essere informati su eventi di rilevante interesse pubblico”, spiega la nota approvata dal Consiglio nazionale dell’Ordine il 14 giugno.

“Pur condividendo la legittima esigenza di tutelare i soggetti estranei alle indagini i cui nomi figurino nelle intercettazioni – prosegue il documento – e di trovare il giusto equilibrio tra libertà di stampa e rispetto della dignità della persona, deve essere comunque garantito il diritto all’informazione, con particolare riferimento a fatti di interesse pubblico quali sono tutte le indagini penali che si avvalgono di intercettazioni, concesse soltanto nei casi dei reati più gravi. Numerose sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo considerano lecita la pubblicazione di atti coperti da segreto su inchieste di rilievo che riguardino personaggi pubblici”.

La Fnsi rincara: “Imponendo ulteriori restrizioni alla libertà di stampa si corre il rischio di tornare a far scivolare l’Italia nelle classifiche dei Paesi liberi in cui il giornalismo deve essere il cane da guardia della democrazia – osserva il presidente Vittorio di Trapani – Se si dovessero concretizzare nuovi bavagli dopo il duro colpo già inferto al diritto di cronaca dalla legge Cartabia, valuteremo le forme di mobilitazione più efficaci a tutelare il diritto dei cittadini ad essere informati”. In effetti, l’Italia occupa un mortificante quarantunesimo posto nel rapporto 2023 di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa nel mondo.

Senza le intercettazioni rischiano di sparire dai giornali e dalle tv rilevanti notizie come, in passato, le relazioni pericolose tra politici e affaristi, clamorosi casi di criminalità organizzata, di corruzione e di sanzionabile malcostume. Basti pensare alle conversazioni captate dai dispositivi telefonici e ambientali dei deputati e degli assistenti del Parlamento europeo coinvolti nello scandalo Qatargate, alle intercettazioni e alle immagini dei poliziotti della Questura di Verona recentemente accusati di torture o al caso delle nomine pilotate al Consiglio superiore della magistratura.

D’altro canto, le tutele del cittadino non mancano. Attualmente la pubblicazione delle intercettazioni è possibile quando esse siano giudicate rilevanti e regolarmente acquisite, trascritte e depositate. A valle c’è poi il principio dell’interesse pubblico della notizia, esistono le disposizioni dei codici penali e civili, agisce lo sbarramento delle regole deontologiche a cui sono tenuti i giornalisti e valgono le norme che tutelano i dati sensibili, la privacy e l’identità dei minori. Il rischio, contrariamente a quanto pensa il ministro, è che senza le intercettazioni ci siano condotte illegali che restino impunite, che il silenzio protegga il malaffare e la riforma soffochi le inchieste.

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