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Cultura

VASI COMUNICANTI

LIVIO GHIRINGHELLI - 23/06/2023

scienzaIl rapporto tra la scienza e i nostri modi di vivere, che hanno dei presupposti etici, esige la ricostruzione di un dialogo tra scienza ed etica, che riconosca che anche la ricerca è ispirata a valori morali; ampliando il discorso si dovrebbe anche toccare il rapporto fra scienza e democrazia. Si perseguirebbe così una visione condivisa della realtà, formulando criteri comuni per la determinazione delle priorità.

La scienza e la tecnica che con essa si fonde sono spesso viste come un processo travolgente e irrefrenabile, con la capacità di produrre verità assolute al di là dell’ambito dell’esperienza, ma la verità scientifica non è un risultato immutabile, bensì il prodotto di una comunità, che più o meno autonomamente individua la propria modalità di lavoro collettivo nei vari settori, monitorandone l’applicazione.

Lo scienziato individua e formula un problema sulla base di un quadro concettuale condiviso e una produzione di dati afferenti a una metodologia considerata valida dalla comunità, che necessitano sempre di una interpretazione, onde far convergere l’attenzione pubblica.

L’esposto rende conto al committente che gli ha assegnato un compito, restando all’intellettuale la riflessione sui problemi di rilevanza pubblica. Lo scienziato non può ignorare né gli aspetti storici, filosofici e sociologici della sua disciplina, né gli aspetti sociali della ricerca. La legittimazione della conoscenza può derivare soltanto dalla trasparenza circa i processi e le scelte degli scienziati. Scienza e democrazia, pur accusando anche dei difetti nella loro dinamica interazione, si sorreggono a vicenda.

Per un verso c’è l’atteggiamento utilitaristico della politica, ci si rivolge alla scienza specialmente in caso di emergenza; per l’altro spesso si trascura di istituire un rapporto istituzionale e organizzato con la comunità scientifica. Gli scienziati non devono assumere un atteggiamento paternalistico, né partecipare a confusi teatrini tra opinioni diverse, sicché non si capisce bene in che cosa consista il dibattito, anche perché oggi la maggioranza degli italiani si informa principalmente tramite la televisione e il web.

Grande limite dei social media è che favoriscono una comunicazione narcisistica. La scienza non è neutrale e non si può fare astrazione dal mondo in cui viviamo. Nel confronto tra dati e valori devono vincere i secondi; né vanno evitati alcuni argomenti con la scusante che sono troppo delicati per essere trattati in pubblico. La crescita della conoscenza passa attraverso un processo di disamina sociale collettiva trattandosi di una impresa sociale.

Gli effetti della scienza onnipresenti plasmano il nostro avvenire quotidiano e presumono un processo di formazione accurato, non superficiale. Fidarsi si declina male in ambito scientifico. La scienza poi non implica fiducia, bensì verificabilità. La cultura non può essere imbrogliata, ha una sua oggettività da rispettare. E la politica, per quanto possibile, deve essere la fotografia fedele della realtà in rapporto alle circostanze. Tanto più il discorso vale quando si tratta di cambiamenti climatici, che richiedono scelte precise e un pensiero strategico.

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