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Editoriale

IL MITE

MASSIMO LODI - 15/09/2023

schlein-gentiloniSi dice: ma sono diventati matti, nel Pd, a pensare di sostituire la Schlein con Gentiloni, nel caso di tonfo alle europee dell’anno venturo? Gentiloni il mite, un low profile fin troppo low, perfino l’indistinto. Cioè: forse sai che c’è, però non lo vedi. Eppure fu ministro efficiente con Prodi e Renzi, sostituì degnamente quest’ultimo alla presidenza del Consiglio, è titolare del dicastero dell’Economia a Bruxelles. Mica il pincopallo qualunque.

E inoltre: esperienza politica da vendere. La Margherita gli è debitrice d’un buon fiorire, e Rutelli sindaco di Roma s’impreziosì della sua concorrenzialità. Eccetera eccetera. Uno, il Gentiloni, che benissimo rappresenta la moderateria riformista. Certo, fuori del tempo, oggi che si fa a gara nello spararle le più grosse possibili, a destra e a sinistra. Però l’anima vera, intima, solida della gran parte degl’italiani è questa. Sono quelli che non l’han trovata in precedenti candidature del Pd, finendo per spostare il loro consenso -quando non astensionisti, causa disgusto- sul versante opposto, Forza Italia o anche Lega o addirittura Fratelli d’Italia. Gentiloni non vive di social, di slogan reboanti, di polemiche sul cazzeggio per il cazzeggio. Ma chi può affermare che trattasi di vizi invece che di virtù, anche all’occhio dei modernisti digitanti, finalmente -verrà il giorno- rinsaviti?

Se dunque si pensasse davvero d’individuare in lui l’alternativa alla Schlein, che incarna una quota affatto preponderante del centrosinistra, non sarebbe una boiata pazzesca. Certo, un rischio elevato. Ma fino a un certo punto. Nell’epoca in cui i vari Renzi, Calenda et similia rivendicano l’urgenza di dar luogo al polo macronista all’italiana, quale motivo osterebbe a promuovere nel ruolo di leader d’un simile rassemblement chi non ha bisogno di trovare credenziali, possedendole già?

Perciò ha ragione Bonaccini -che il Pd aveva promosso capopartito, successivamente bocciato dalle “primarie aperte”- allorché sostiene l’opportunità di calare in futuro questa carta. D’altra parte, se la coppia Meloni/Salvini tira bordate contro Gentiloni, forse a innescare l’arma contundente non è tanto la questione Ita-Lufthansa quanto la paura che il commissario europeo scenda in campo nei confini nazionali, portandovi tutto il peso elettorale che il popolarismo d’ispirazione cattolica gli assegna. Un’eredità difficile da sfidare per chiunque, nell’eventuale rimescolamento di carte che dovesse seguire al voto del 2024, qualora non premiante della discussa/radicale gestione Schlein.

ps

Schlein vuol fare il referendum sul Jobs Act renziano, votato da Orlando e Franceschini che l’hanno fatta diventare segretaria.  Apperò.

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