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Cultura

LE SDRAIO ROSSE

GIOIA GENTILE - 21/09/2023

Ercolano apre al pubblico i Giardini dell’Ozio

Ercolano apre al pubblico i Giardini dell’Ozio

Era il giorno di Natale di parecchi anni fa. Stavo facendo un giro turistico della Campania e quel pomeriggio era prevista la salita al cratere del Vesuvio. La guida ci aveva abbandonato e l’accesso al cratere era chiuso causa festività. Anziché lamentarci per la disorganizzazione dei Napoletani, decidemmo di andare ad Ercolano – una tappa non prevista nel tour – e di visitare il sito da soli.

All’ingresso stazionava un gruppo di ciceroni – presumibilmente abusivi – uno dei quali si fece subito avanti: “Signurì, v’ accompagno io!”. Accettammo, poco convinti, ma, contro ogni previsione, fu una guida davvero utile. Le sue semplici ed essenziali spiegazioni lasciarono a ciascuno il tempo e lo spazio mentale per immergersi nell’anima del luogo e viverla secondo la propria sensibilità. Così Ercolano mi restò nel cuore più di Pompei.

Per questo, quando ho sentito parlare del Giardino dell’Ozio, mi sono subito vista all’ombra di uno di quei melograni a riposare e riflettere. Una bellissima iniziativa, secondo me, quella di Francesco Sirano, direttore del Parco Archeologico, di aprire al pubblico uno dei giardini della Casa del Rilievo di Telefo e di attrezzarlo con sdraio, volumi in diverse lingue ed anche carta e penne, per chi volesse fermare un pensiero. Il giardino è ombreggiato da melograni; le sdraio saranno rosse come i loro frutti;l’idea è quella di offrire un luogo di riposo e di silenzio, che stimoli la riflessione e l’approfondimento, un luogo di otium, più che di ozio.

Difficile coltivare l’otium. Non tanto per l’impegno che lo studio e la lettura richiedono, ma perché conduce a riflettere su se stessi, a domandarsi quale sia il senso del proprio esistere e della vita in generale. E se le risposte non si trovano, è più facile smettere di pensare, stordirsi correndo da un’attività all’altra. Consumare il tempo, e con esso anche l’Arte e la Storia.

Una provocazione, quindi, quel piccolo spazio, ma soprattutto una benedizione, se metterà il visitatore di fronte all’essenziale. Almeno, io spero che sia così, che non sia vissuto come un’area in cui scorrazzare o appisolarsi; spero sia un luogo in cui il silenzio induca a chiedersi il significato del melograno – simbolo di vita in un luogo di morte -, a ridare un senso, nel ricordo, a tutte quelle vite stroncate nel 79 d.C. e a riannodare il filo della Storia riconoscendole simili alle nostre, riconoscendo che tutto si tiene.

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