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Cultura

IMPOSTORI DEL DIVINO

LIVIO GHIRINGHELLI - 22/12/2023

geremiaNella liturgia dell’Avvento si registrano parecchi richiami ai testi biblici profetici, e il termine greco pseudoprophetes risuona ben undici volte, sì che è agevole riconoscere in base a quali criteri si possono definire i criteri di autenticità a delineare i tratti essenziali che distinguono queste figure.

In quanto uomo di Dio il profeta ne è stretto portavoce; più che un personaggio esoterico, il profeta è un uomo pubblico, una specie di araldo e alla sua luce viene a intuire lo sviluppo della storia, in cui la preveggenza recita un ruolo non certo di magia.

Prima nota distintiva in negativo la falsità, l’asservimento al dio Baal, adorato dai Cananei, popolazione indigena della Terra Santa, fautori di un culto dove la fertilità è di ispirazione panteistica, onde non spicca certo l’adesione ai fondamenti della fede (quanto all’attrattiva dell’interesse v. la sfida tra i falsi profeti e Isaia in I Re 18 sulla vetta del Carmelo). In base al cap. 13 del Deuteronomio non va fatto ricorso agli dei stranieri, perché il superamento della prova sta nell’amare il Signore con tutto il cuore e con tutta l’anima.

È poi la pratica della giustizia, il principio di coerenza etica, che rende il falso profeta servo del potere. Costui giunge persino a partecipare vergognosamente alle orge delle classi alte: annebbiati dal vino barcollano per le bevande inebrianti, le mense piene di vomito e ripugnanti (Isaia 28,n7-8). Michea ne denuncia la bocca vorace, che dovrebbe invece annunciare la parola di Dio, anziché profetizzare per denaro.

A sua volta Amos, accusando pubblicamente la corruzione dei politici di Samaria, si scontra focoso con Amasia, rettore del santuario reale di Betel, rivendicando nel nome del Signore il diritto e il privilegio di profetizzare al suo popolo Israele (7, 14-15), anche se di umile origine (mandriano e incisore di sicomori).

Il profeta più significativo contrario sia al potere civile e sacrale che ai servi del regime, è senz’altro Geremia, con una denuncia implacabile e circostanziata (v. i versetti 23, 9-40). Vissuto tra il 650 e il 586 a.C. Geremia svolse il suo ministero tra il 627 e il 586 nel periodo caratterizzato dal predominio di Babilonia, sino ad assistere alla distruzione del regno di Giuda e di Gerusalemme, con la deportazione dei superstiti.

Il libro di Geremia alterna oracoli con molte notizie storiche a conferma e spiegazione del contenuto degli oracoli. Si può suddividere in tre parti: la prima registra oracoli di condanna contro Giuda e Gerusalemme; la seconda contiene brani concernenti il profeta stesso, la terza racchiude oracoli contro i popoli pagani (Egitto, Filistei, Moab, Ammon. Edom, Babilonia). Tratti salienti del libro la vocazione profetica di Geremia, l’apostasia e l’infedeltà di Israele, l’invito alla conversione, la corruzione di Giuda, gli idoli e il vero Dio, l’alleanza violata e la congiura contro Geremia, azioni simboliche del profeta, il profeta come segno, i peccati cultuali di Giuda, il futuro re pastore e gli oracoli contro i profeti, la profezia dei 70 anni di esilio, il discorso sul tempio, l’arresto di Geremia, Geremia e il falso profeta Anania, restaurazione d’Israele, il ritorno dall’esilio e la nuova alleanza, Geremia è accusato di tradimento e imprigionato, Nabucodonosor occupa Gerusalemme e libera il profeta.

Il profeta Ezechiele, esule a Babilonia, dedica il cap.13 a confutare la missione dei profeti legati al potere. Il suo sarcasmo è volto a demolire il loro ottimismo propagandistico, mentre Gerusalemme è alle soglie del crollo. La denuncia è estesa alle false profetesse, che ricorrono a riti stravaganti per trarre in inganno la gente. Il tardo profeta Secondo Zaccaria invoca padre e madre del falso profeta a trafiggerlo perché ha osato autonominarsi.

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