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Cultura

L’ADULTERA

LIVIO GHIRINGHELLI - 12/01/2024

adultera2Il Vangelo di Giovanni, l’ultimo in ordine di tempo, offre la testimonianza testuale più antica rispetto ad ogni altro scritto neotestamentario, nel cap.8, del racconto dell’adultera, già noto dal secondo al quarto secolo secondo varie attestazioni dei Padri della Chiesa, peraltro non presente nei papiri e nei codici più antichi.

Solo il codice Beza, dal nome del teologo francese Teodoro di Beza, che lo scoprì nel XVI secolo tra le rovine di un monastero di Lione, lo riporta, finalmente attribuendolo al quinto secolo d.C. Solo da allora data l’introduzione, strana per il linguaggio, dissonante rispetto ad altri passi, sia per il tema, caro invece a Luca, l’evangelista del grande perdono di Gesù e della sua tenerezza compassionevole. Ci si chiede il perché solo dal quinto secolo la pericope risulti inserita sempre riconosciuta come ispirata e canonica.

Il valore della centralità e rilevanza dell’episodio è da ricondurre per contrasto con il rigore tipico dell’etica comune dell’epoca, estremamente dura nei riguardi dell’adulterio. Lo stesso S.Paolo è animato da uno spirito di severa deprecazione e nella prima lettera ai Corinzi (cap.5) e ammonisce: “Quelli di fuori li giudicherà Dio, togliete quel perverso di mezzo a voi. Si sente parlare di un’impudicizia tra di voi, che non capita neanche tra i pagani, che uno condivida con la moglie di suo padre. Questo individuo sia abbandonato a Satana per la rovina della sua carne”.

Nel cap.6 l’invito perentorio a fuggire l’impudicizia. Per l’Apostolo dei gentili né gli idolatri, né gli impuri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i depravati, né i cupidi, né i maldicenti erediteranno il regno dei cieli. E nella Lettera agli Ebrei 13,4: “Il matrimonio sia tenuto in onore, in tutte le cose. Il talamo sia incontaminato. Dio infatti punirà sia i fornicatori, sia gli adulteri” (la lettera peraltro non è di Paolo, ma di una cerchia di discepoli). Nella Seconda lettera di Pietro, riflesso immediato della mentalità giudeo_cristiana, ricompare il rigore indiscusso della morale sessuale.

Ad ogni modo l’evento della donna adultera rivela una straordinaria potenza tematica e narrativa. Sulla spianata del Tempio attorno all’anno trenta Gesù è a lato di un assembramento che vede una donna trascinata a forza e gettata a terra. Sembra indifferente, mentre traccia nella polvere segni e scrive, unica volta nel Vangelo. Per gli scribi e i farisei si tratta invece di lapidarla, come comandato da Mosé nella Legge, se sorpresa in adulterio. Alla fine Cristo si alza e pronuncia fatidicamente la sua sentenza: “Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei”. Il suo indice si rivolge contro gli ipocriti, il silenzio surreale che segue suggerisce il commento di S. Agostino: Relicti sunt duo: misera et Misericordia. Non è una facile assoluzione, ma una ben diversa prospettiva: Va’ e d’ora in poi non più peccare.

La colpa rimane, ma c’è la necessità della riconversione.

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