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Ambiente

LA GIOIA DI PIANTARE ALBERI

DANIELE ZANZI - 07/07/2012

“ …. piantava querce; gli domandai se quella terra gli apparteneva. Mi rispose di no. Sapeva di chi era? Non lo sapeva …. né gli interessava conoscerne i proprietari … piantò così le cento ghiande con estrema cura”.

Così Jean Giono nel suo capolavoro “L’uomo che piantava alberi” descrive l’attitudine di Elzèard Bouffier, il pastore della Provenza che, in solitudine e serenità d’animo, compì la grande impresa di cambiare la faccia delle sue montagne e dei suoi villaggi, trasformando quelle lande deserte e brulle in fertili e ridenti vallate, semplicemente mettendo a dimora, nel corso della sua lunga esistenza, milioni di giovani alberi – faggi, querce,betulle – . Una grande cosa piantare alberi, credetemi. Una grande cosa specialmente se la si compie con lo stesso disinteresse del pastore Bouffier con il solo scopo di giovare alle generazioni future e non di ricavarne profitti personali o forzature sull’ambiente. Per lavoro e passione ne ho messi a dimora migliaia; ovunque; nei giardini pubblici e in quelli privati, a ricordo di una nascita, di un matrimonio, di un evento felice o a memoria di una persona cara che se ne era andata. Quando ho potuto avere un giardino finalmente solo mio e della mia famiglia, mi sono sbizzarrito, associando ad ogni albero o arbusto che mettevo a dimora un evento significativo della nostra vita comune; così ho alberi che fioriscono nel mese delle mie nozze o a ottobre quando sono nati i miei figli e così di questo passo. Ho messo a dimora alberi anche per ricordare date, ritenute dai più futili, come la vincita di uno scudetto della mia squadra del cuore o per ricordare invece un evento importante della mia carriera professionale.

Quando si pianta un albero si compie un bel gesto lungimirante che avrà la possibilità di travalicare lo spazio temporale della vita di chi lo ha compiuto. Si dice che un diamante è per sempre; lo è anche un albero; forse di più, perché di quell’albero ne beneficeranno tutti, non solo il proprietario. Un albero ti accompagna per tutta la vita: “ mi e la pobia semm du pensionaa/ amis, cressuu insema tucc duu – io e il pioppo siamo due pensionati / amici, cresciuti insieme tutti e due” questa breve poesia del poeta giardiniere bosino Nino Cimasoni, Girometta d’oro della città, sintetizza meglio di cento parole i sentimenti che possono legare un uomo e un albero da lui piantato. Un legame profondo; perché non è solo la piantagione in sè che conta, ma anche quello che ne consegue, cioè l’allevarlo, il prendersene cura, il mantenerlo, il non fargli mancare l’acqua nei primi anni, il liberarlo dalle erbacce… Fare i figli non è difficile; è difficile educarli, farli crescere, portarli all’università…; lo stesso con gli alberi!

Troppe volte ho visto invece il contrario. Molti avranno il mio stesso ricordo delle famose Feste degli alberi quando tra fanfare, squilli di trombe, nastri,uomini in divisa, scolaresche annoiate coi fiocchi al collo, discorsi incomprensibili e certo retorici si celebrava il 21 novembre il rito collettivo della messa a dimora pubblica degli alberi. Si voleva così ringraziarli per quanto ci davano; almeno così si diceva.

La Festa era Legge dello Stato, il Regio Decreto 30 dicembre 1923. Si era obbligati, studenti, maestri, autorità civili e religiose, a parteciparvi. Che fine facessero poi quei miseri alberelli, la cui sorte futura sembrava interessare a pochi dei convenuti, era sotto gli occhi di tutti. Si mettevano a dimora, con tante parole e poca fatica, alberi che vedevamo poi dalla finestra della nostra scuola intristire anno dopo anno e poi morire. Più che La Festa degli alberi realizzavamo che si trattava in realtà di una Festa agli alberi! Insomma, in tutta franchezza, un pessimo segnale educativo!

La notizia di questi giorni che il nostro Assessore alla Tutela Ambientale Stefano Clerici abbia inserito nel nuovo Regolamento del verde la volontà di incoraggiare la bella prassi della dedicazione di un albero ad un evento significativo della vita cittadina o al nome di qualche personalità è sicuramente una bella cosa, da supportare e incoraggiare. Anche l’espressa volontà di ridare senso e vita ad una Festa comunale degli alberi mi pare lodevole e degna d’encomio.

Dopo “L’uomo che piantava alberi” avremo forse anche “L’Assessore che piantava alberi”.

Appoggio con entusiasmo dunque la bella trovata dell’Assessore perché Varese, la “Città di Giardini” deve vivere e farsi conoscere anche con queste piccole, grandi iniziative. Ben fatto, Assessore Clerici; con un piccolo suggerimento, se mi è consentito: inserisca anche il vincolo che a Varese quando si mette a dimora un albero dedicato o in occasione della rinverdita Festa degli alberi si stanzino pure preventivamente i quattrini per la loro futura manutenzione, per assicurare loro un futuro dignitoso e lungo negli anni.

Il collocare una targa dedicata o celebrativa ai piedi di un albero è un impegno gravoso e sotto certi aspetti pericoloso per chi lo compie; è un patto tra uomo e ambiente che non può essere trascurato o dimenticato. Con la Natura non si scherza!

Che figura farebbe, Assessore, se l’albero messo a dimora – supponiamo – da un Sindaco per celebrare la propria elezione iniziasse a deperire dopo pochi mesi? Assessore, sfati il detto che alla manutenzione l’italiano preferisca l’inaugurazione!!

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