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Attualità

SANTA ILDEGARDA DOTTORE DELLA CHIESA

LIVIO GHIRINGHELLI - 26/10/2012

Durante la messa di apertura del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, domenica scorsa 7 ottobre, Benedetto XVI ha proclamato Ildegarda di Bingen (1098 -1179) dottore della Chiesa universale “per santità di vita e autorevolezza di dottrina” (dopo Caterina da Siena, Teresa d’Avila e Teresa di Lisieux). “La sua autorevolezza supera decisamente i confini di un’epoca e di una società e, nonostante la distanza cronologica e culturale, il suo pensiero si manifesta di perenne attualità“ (dalla Lettera apostolica datata 7 ottobre 2012).

Giovanni Paolo II l’aveva già definita nel 1979 “luce del popolo e del suo tempo”. Ne sono messe in risalto l’intima esperienza mistica, l’autentica carità intellettuale, lo sguardo sempre fisso sull’evento della rivelazione, a partire dalla pagina biblica, l’apprezzamento positivo della corporeità, la capacità di cogliere nella struttura ontologica della condizione umana una relazione di reciprocità e una sostanziale uguaglianza tra uomo e donna, l’accorata esortazione a una vita virtuosa per chi si impegna in uno stato di consacrazione, la promozione della riforma della Chiesa in quei tempi tristi con gli scritti e la predicazione, contribuendo a migliorare la disciplina e la vita del clero. Non doveva trattarsi di uno sterile cambiamento delle strutture, bensì di una conversione del cuore. Era convinta che anche nella dinamica conoscitiva naturale occorre la fede, se non si vuole restare in un orizzonte limitato, insoddisfacente e fuorviante.

Deprecava l’individualismo nella dottrina e nella prassi tanto nei laici come nei ministri ordinati, quale espressione di superbia e come il principale ostacolo alla missione evangelizzatrice della Chiesa verso i non cristiani. Microcosmo e macrocosmo si corrispondono animati dalla viriditas (la stessa forza vitale) Ildegarda vede l’universo intero riassunto nell’uomo, che continua ad essere destinatario dell’amore di Dio, nonostante la condizione di peccatore. Homo viator è sempre in pellegrinaggio verso la patria. Alla sua salvezza e perfezione non basta lo sforzo della volontà, sono necessari, indispensabili i doni della grazia concessi mediante la Chiesa. Essa è il primo sacramento posto nel mondo. Il vertice della sacramentalità della Chiesa è l’eucaristia. Gesù, mediatore per eccellenza dal grembo trinitario si fa incontro all’uomo e dal grembo di Maria va incontro a Dio: è il momento dell’amore incarnato.

Seguace della Regola di San Benedetto, caratterizzata da equilibrio spirituale e moderazione ascetica, Ildegarda concepisce come linee guida del suo pensiero la liturgia monastica e l’interiorizzazione della Sacra Scrittura. Per Benedetto XVI poi “in Ildegarda risultano espressi i più nobili valori della femminilità, sia nell’ottica della ricerca scientifica, sia in quella dell’azione pastorale”.

Ildegarda nasce in epoca di crociate (ne ha il riflesso nel nome) vicino a Magonza da nobile famiglia. Rivela presto un’intelligenza acuta, ma è di salute cagionevole. Verso i cinque anni si manifesta già la sua natura visionaria (con immagini non statiche, ma in movimento). “I miei occhi esteriori sono aperti, cosicché mai in esse (visioni, ndr) ho subito il mancamento dell’estasi,, io le vedo di notte e di giorno, ma sempre da sveglia” (lettera a Gilberto di Gembloux). Esse sono accompagnate, in una piena coscienza delle facoltà sensibili e intellettuali, da una musica celeste che Ildegarda trascrive: compone canti di avanguardia rispetto al panorama del gregoriano, che ancor oggi vengono eseguiti. Forse risulta essere la prima donna musicista dell’era cristiana. Suoi sono i versi, sua la melodia.

Entra in convento a otto anni, affidata alla maestra Jutta, prende i voti perpetui a quindici. Viene educata all’umiltà e all’innocenza, ai canti di David e ai Salmi, apprende le arti liberali, viene eletta badessa nel 1136, quindi fonda i due conventi di Rupertsberg, vicino a Bingen (1150), e di Eibingen sulla riva opposta del Reno (1165). Papa Eugenio III ne riconosce l’ortodossia nel Sinodo di Treviri del 1147. San Bernardo vi interviene perorando la causa di Ildegarda. Il Papa l’autorizza a rendere noto ciò che lo Spirito le ispira scrivendone. L’Arcivescovo di Magonza la protegge; nel 1154 Federico Barbarossa, colpito dalla sua fama, l’invita nel castello di Ingelheim, ma l’intrepida badessa benedettina non esita a entrare in contrasto con lui, con parole di fuoco, a favore del Papa legittimo Alessandro III e contro la decisione di eleggere due successivi antipapi.

Compie quattro grandi viaggi di predicazione nelle principali città dell’Europa centrale. Non meno frequenti le visite ai monasteri. A Colonia rimbrotta con severità il clero locale per la disgustosa ricchezza e l’avidità, ma al contempo vi avversa con durezza l’eresia dei catari.

Opere principali lo Scivias (Conosci le vie: 1141- 151), in cui è racchiusa la storia della salvezza, il Liber vitae meritorum ( 1158-1163), dialogo fra i vizi e le virtù, il Liber divinorum operum (1161-1173): in dieci visioni sono descritti la Creazione, il funzionamento della mente umana e la struttura del cosmo. Di non minore interesse le opere medico-scientifiche (Trattati Physica e Causae et curae), l’Ordo virtutum, destinato a una specie di sacra rappresentazione, le Lettere, più di 300, indirizzate ad esponenti dell’alto clero, ai potenti come ai laici.

Interessano di Ildegarda la conoscenza per illuminazione o per visione, la sua dotta ignoranza, il parallelismo fra microcosmo e macrocosmo in una visione olistica della creatura umana, la battaglia contro l’autonomia umana, l’intreccio tra mistero della storia e mistero della Chiesa, sino alla consumazione escatologica, l’uso sapiente dell’analogia e del simbolo; e ancora la concezione che il benessere psicofisico dipende dall’armonia con l’ambiente esterno sul fondamento della dottrina dei temperamenti. Le malattie dell’uomo nascono dagli abusi dell’eccedenza. Ancora oggi valgono le sue ricette nella fitoterapia contemporanea.

Per Ildegarda Dio conserva sempre il suo alone di mistero e di incomprensibilità. L’uomo si accosta al mistero della Santissima Trinità nella linea già proposta da Sant’Agostino per analogia con la propria struttura di essere razionale. Vanno infine riconosciute a Ildegarda le sue battaglie vittoriose per l’autonomia religiosa e civile dei conventi nei quali fu madre superiora e solerte organizzatrice.

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