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Opinioni

IL CATTOLICESIMO DEMOCRATICO

LILIANO FRATTINI - 16/11/2012

Don Lorenzo Milani

Dopo Todi 2 una riflessione sui “cattolici democratici”, sulla loro presenza e sul loro impegno in politica, dentro i partiti, le istituzioni e anche fuori. Ogni soffiata di vento porta pensieri e ripensamenti, ansie e tensioni. Chiediamocelo subito: sono una categoria filosofica, concetto che implica le diverse relazioni che si possono stabilire fra le proprie idee? O una consorteria, un raggruppamento che agisce col fine esclusivo di favorire gli interessi dei propri aderenti? O un movimento di stampo fideistico, religioso che si rifà a un potere ecclesiastico, temporale, teocratico dal quale non può o non vuole prescindere? O è, come abbiamo sempre pensato, un raggruppamento che pur facendo discendere i suoi valori dai precetti della Chiesa di Roma, assolve un compito di partecipazione democratica a difesa dei valori della Costituzione, distinguendo le scelte personali da quelle collettive, profondendo capacità, valori, intelligenze nella fucina che tempra tutte le forze e gli slanci per lo sviluppo dell’Italia ?

 Ci sono i laici – cattolici (o cattolici- laici?), ci sono i cattolici-tradizionalisti (laici?), ci sono i cattolici democratici (o i democristiani?), ci sono semplicemente i democratici (con senso esteso) tout-court,che professano la loro fede cattolica ma si presentano nelle vicende politiche con la loro prerogativa di servitori del Paese, forti della loro fede che considerano un valore puramente personale.

Diciamocelo subito: un deputato, un senatore, un assessore, un consigliere, un dirigente d’azienda che antepone a ogni cosa l’onestà, la rettitudine, la moralità non ha bisogno di “etichette”. E’ riconosciuto per quello che fa, che sia un laico di matrice cattolica o che sia un laico di matrice agnostica. La sua militanza religiosa, la sua fede, il suo rigore scientifico restano solo l’elemento vivificante del suo agire.

Certo don Luigi Sturzo, fondatore del Partito popolare italiano (1919) non nascondeva la sua condizione di sacerdote cattolico, indossando una sdrucita tonaca nera, come lo sono stati tanti valenti servitori degli uomini come don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani (Barbiana), padre Ernesto Balducci, padre Davide Turoldo, don Carlo Gnocchi ( i mutilatini).

Ma non è dei sacerdoti che intendiamo parlare, ma di quei milioni di cattolici che convenendo con don Milani (“A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca”) si impegnano quotidianamente nel “certamen” politico, sociale, culturale, sindacale con il solo proposito di migliorare le condizioni di questo Paese, con lealtà, disinteresse personale, senza albagia, semplicemente come operatori di una missione laica che, al fondo, vuole avere carattere di redenzione. Fondando ogni aspirazione di novità nella speranza che “è una virtù facile quando la va bene, difficilissima quando la va male “ (don Mazzolari) e tenendo conto del motto di padre Balducci “ siate ragionevoli, chiedete l’impossibile”. Una militanza, quella dei democratici cattolici tanto più importante quando è collocata fuori dagli schematismi, dalle conventicole varie, dai pregiudizi, dai falsi moralismi.

L’auspicio è di liberare la nostra nazione da ogni ipoteca egemonica, atea o religiosa che sia, e liberare le chiese, tutte le Chiese cristiane (cattoliche, protestanti e ortodosse), da mire consociative, da mistificazioni. Ne verrà giovamento per tutti gli italiani, cattolici e non che si ritroveranno assieme, ognuno con la loro fede, il loro credo scientifico, nel pieno rispetto dell’altro. Moderati o progressisti saranno classificazioni per un confronto serio, argomentato, dove ognuno porterà il suo contributo a favore, non contro,per la crescita e lo sviluppo dell’Italia, dove non ci sarà giudizio di orientamento sessuale, dove ogni ingerenza nelle questioni dello Stato sovrano sarà rifiutata, dove le nostalgie rivoluzionarie saranno solo materiale di cineteca, dove i fardelli del dogmatismo operaista non ci saranno più, dove la fede religiosa sarà rispettata e tutelata, dove la libertà di coscienza, di parola e di informazione non avranno tutori.

Essere laici etimologicamente e storicamente vuol dire essere del popolo, cittadini di una Repubblica fondata sulla negazione di ogni sopruso e arbitrio, una libera Italia.

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