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Editoriale

IL BUONUMORE POSSIBILE

MASSIMO LODI - 30/11/2012

La classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita ci retrocede dalla posizione 34 alla posizione 66 tra le 107 province italiane. Siamo in zona retrocessione. E naturalmente, secondo costume tricolore padanamente indossato, ce la prendiamo con gli arbitri, ovvero i compilatori della graduatoria. Risultati inattendibili, irreali, provocatori: Palazzo Estense e Villa Recalcati lamentano parzialità, ingiustizia, perfino ignoranza. Non conoscenza della nostra realtà. E se invece gli estensori del documento ne fossero al corrente più e meglio di noi? Un po’ d’umiltà, please (andémm). Di riflessione civica. Di giudizi sobri, che non è il momento di fare il contrario. Un dato terrificante su tutti: siamo al novantanovesimo posto per numero di librerie. Facile replica: ormai i libri si possono comprare altrove, in diverso modo. Magari fosse così. Il guaio è che i libri non si comprano proprio, come i giornali e salvo eccezioni di nicchia: è crisi nella crisi. Nerissima in terra prealpina, e ci vien da ridere sentendoci raccontare che la colpa è di internet.

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A Varese più che altrove Renzi s’avvicina a Bersani nella raccolta di consenso. È la sorpresa delle primarie del PD, solare prova di democrazia e di partecipazione, riconosciuta perfino da chi sta nel centrodestra e non sta nel preconcetto. Bersani ha avuto coraggio e astuzia: il coraggio d’accettare una prova che lo statuto del partito avrebbe potuto risparmiargli, se non modificato secondo disponibilità del segretario; l’astuzia di usare lo strumento consultivo per liberarsi dall’oppressione della nomenklatura. In fondo Renzi è stato funzionale a Bersani, così come Bersani a Renzi. Entrambi, comunque vada, guadagneranno dal confronto, nessuno perderà davvero. E finiranno, poi, per collaborare. Se vince Bersani, dovrà cambiare il partito per non perderlo tra un anno, al congresso. Se la spunta Renzi il partito sarà non semplicemente rinnovato, ma totalmente rivoluzionato. Però Bersani sarà il primo puntello su cui s’appoggerà l’eventuale candidato premier Renzi. Tornando a Varese: il renzismo ha mietuto successo nonostante avesse contro l’intera organizzazione del partito. Doppio, triplo eccetera chapeau.

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Il Piano di governo del territorio varesino (ex piano regolatore) è il re dei ritardi. La corte politica che gli conferisce lo scettro, sterminata. Poteva essere approvato da anni, è ancora lì, di legislatura in legislatura, ad aspettare. Che peccato, in una città dove non manca l’amore per le cose nostre. Ne è prova l’ultimo libro di Ovidio Cazzola, che riassume il meglio dei significati passati e dà indicazioni su un ragionevole futuro. Fatica apprezzabile, chissà se non anche (e purtroppo) vana. Altro libro che ci gratifica, quello voluto dagl’industriali (“Varese in the world”) con scritti di Pietro Macchione e Donatella Ferrari: un’antologia delle immagini pubblicitarie di diverse epoche imprenditoriali, dal Liberty al boom degli anni Sessanta. Presentandolo, Philippe Daverio ha detto: è una cura di buonumore, voltatevi a guardare la storia e prendetene vigoria per cambiare la cronaca. Eravamo cultori del buono e del bello: buoni prodotti, belli a vedersi. Etica (qualità) della manifattura, estetica (qualità bis) della medesima. Sapremo ripeterci? Sapremo. Però la mano pubblica deve uscire dalla tasca della pigrizia, e mettere sul tavolo gli strumenti per aiutare chi ci mette i soldi. Se no, a che cosa serve la mano pubblica, se non a dare una mano (quante mani) a se stessa?

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