Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Lettera da Roma

LA CARITÀ CONVIENE

PAOLO CREMONESI - 30/11/2012

Anche quest’anno, sabato 24 novembre, ho partecipato alla Colletta del Banco Alimentare.

Come tanti amici che condividono lo stesso gesto anche a Varese, sono stato davanti a un supermercato della circonvallazione Aurelia dalle 8 alle 13 del mattino.

Nata in sordina nel 1997 la Colletta è diventata oggi il più grande gesto di carità d’Italia. Cinque milioni di donatori, 130mila volontari di tutte le età sparsi in novemila esercizi italiani. Quest’anno sono state raccolte 9622 tonnellate di generi alimentari non deperibili. Lo stesso risultato dello scorso anno, nonostante la crisi.

Il meccanismo, ormai oliato, è noto: a chi entra nel supermercato si chiede di fare una piccola spesa per chi è nel bisogno secondo un elenco di generi alimentari indicati in un volantino. All’uscita si ritira la busta e si dividono i prodotti in scatole pronte a essere stoccate. Grazie a questa opera in Italia 8673 strutture caritative (mense, case famiglie, comunità di recupero) usufruiscono di quanto raccolto dalla Colletta.

Come tante volte ho assistito all’impressionante spettacolo di carità. È raro che chi arriva rimanga insensibile. Per la semplice constatazione, rintracciabile nel cuore di ogni uomo, che fare del bene… fa bene. Prima di tutto a te e poi, a Dio piacendo, anche a chi ti sta intorno.

Roma poi è tradizionalmente una città generosa. La gente è semplice e, soprattutto chi ha una certa età, conosce quando la vita possa essere in certi frangenti storici difficile. E come un piccolo gesto di carità possa fare la differenza.

C’è sempre tuttavia una certa fetta di persone che evita la sfida. Di loro mi incuriosiscono soprattutto le scuse. “Sono qui ma non per fare la spesa” (e allora cosa sei venuto a fare? viene da domandare), oppure “Adesso sono di fretta, ma poi ripasso e vi lascio la spesa” (mai più visto) oppure ancora “L’ho già fatta ieri” (errore: la Colletta si svolge un giorno solo all’anno, l’ultimo sabato di novembre) fino alle classiche esternazioni di cinismo: “È tutto un magna magna …” “Sono io che devo essere aiutato…”.

Sino a qualche anno fa, dico la verità, davanti a questi ‘escamotage’ mi arrabbiavo. In fondo si chiede di comprare al minimo un pacco di pasta, una scatola di pelati, ma poi con il passare degli anni l’irritazione ha lasciato il posto al rammarico. “Peccato – penso guardando l’amico che si allontana a testa bassa, oppure zizagando tra i volontari – perdi un’occasione per stare più bene con te stesso”. La carità conviene. La chiusura, l’indifferenza se non la solitudine invece, anche se legittimi, ti lasciano sempre un po’ più triste.

Fare la giornata del Banco è anche divertente. I volontari hanno sempre qualche aneddoto da raccontare. A me per esempio è capitato di dare il volantino a una famiglia di indiani. Nel mio ‘fluently’ inglese ho iniziato a spiegare il gesto di carità, la necessita di aiutare i poveri. Di fronte al loro “Good! Very good!” l’impeto missionario si esaltava sempre di più. Li ho lasciati all’ingresso del supermercato soddisfatto, convinto di aver convertito alla causa tre nuovi proseliti: fatto salvo l’accorgermi pochi minuti dopo che i tre si stavano servendo autonomamente dalle scatole di olio, pasta, tonno già pronte per essere imballate. Diciamo che della Colletta avevano capito solo la parte finale!

“Io sono fatto e voluto in questo istante da Dio” si leggeva nel volantino per l’edizione 2012. “Solo la riscoperta di questo rapporto originario permette di vivere ogni cosa da uomini. Perché tutto è occasione per incontrare chi mi sta dando la vita ora. Questa è la novità che attendiamo: poterlo incontrare ancora”.

Questa è stata la mattina al Banco. Un piccolo gesto, una semplice responsabilità personale contro il mare di nichilismo su cui navighiamo.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login