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Società

LAICISMO PUBBLICO E DIAVOLERIE PRIVATE

FRANCO GIANNANTONI - 14/12/2012

“Lo Stato laico minaccia la libertà religiosa”, ha tuonato l’8 dicembre dall’alto della cattedra di Sant’Ambrogio il cardinale arcivescovo di Milano Angelo Scola. “La sua neutralità rivela una visione del mondo senza Dio”. Proprio così.

Faccio fatica da cittadino di una Repubblica democratica e rispettosa delle regole, a cogliere queste affermazioni, sorprendenti e anche inattese. Cosa sta succedendo oggi sotto i nostri cieli (al di là della crisi finanziaria, etica e sociale) da suggerire al cardinale di spingere la sua parola in questa direzione?

Credo che siano affermazioni fuori dalla storia, fuori dalle leggi dei Paesi democratici e fuori dalla Costituzione Italiana. Anche fuori, come ha sostenuto il teologo Vito Mancuso (ripreso in un saggio di Furio Colombo “I cattolicisti: quando la fede serve al potere”) “dal vero senso del cristianesimo”. Nel consueto “Discorso alla città di Milano”, nella ricorrenza dell’Editto di Costantino (312 d.C.) interpretato come l’inizio della libertà del culto cristiano (che in realtà aprirà il percorso ad altri editti che a loro volta condurranno al divieto di altra pratica religiosa, a parte il cristianesimo), il porporato ha rimarcato “un’emergenza di carattere globale” e ha puntualizzato che lo scontro non è fra Islam e Cristianesimo ma fra fede e istituzioni civili.

“Il potere civile sotto l’idea di neutralità ha dato sostegno a una visione del mondo che poggia sull’idea secolare e senza Dio”. Il cardinale ha precisato inoltre che la laicità dello Stato, intesa come equidistanza da tutte le fedi “in una società plurale è in se stessa legittima”, ma “se lo Stato la fa propria, finisce inevitabilmente per limitare la libertà religiosa”.

Più incalzante è stato un altro passaggio in cui l’ex patriarca di Venezia ha affermato “che sotto una parvenza di neutralità e oggettività delle leggi, si cela e si diffonde una cultura priva di apertura al trascendente”. Sul punto ha fatto un solo esempio riferendosi a Barak Obama, il presidente Usa, che con la sua riforma sanitaria – per mezzo della quale, finalmente come sappiamo, ogni cittadino americano può essere assistito e non morire, se non ha i soldi necessari, su un marciapiede – “impone polizze sanitarie che includono contraccettivi, aborti e pratiche di sterilizzazione”.

Qui il ragionamento apre varchi per capire meglio dove il cardinale abbia voluto andare a parare. Nessuna novità e allora lo stupore, già grande, cresce. Il linguaggio segna alla radice quello che è il rapporto fra Stato e Chiesa. “Libera Chiesa in libero Stato”, è la secolare regola per cui in molti hanno offerto anche la vita.

Alla cerimonia nella basilica di Milano era presente, fra le autorità, il sindaco Giuliano Pisapia che, interpellato sul sermone, ha commentato che “nessun credo vada privilegiato”: E poi di seguito, ripetendo quello che aveva detto quest’estate nell’accogliere a Milano papa Ratzinger, “va rivendicata l’autonomia della politica”. Sono concetti fondamentali ai quali il cittadino della Repubblica non deve mai rinunciare. Anzi non può rinunciare. Principio che va affermato con forza. Sempre.

Il sindaco Pisapia è stato ancor più esplicito: “E’ giusto confrontarsi e riflettere ma io non penso di possedere la verità e credo che anche chi è profondamente credente, non ritenga di avere la verità assoluta. Lo dico soprattutto per quelle scelte individuali che riguardano la propria vita anche se questo non deve limitare i diritti altrui”.

Cosa significa? Che lo Stato non deve essere confessionale ma deve fare il possibile per rendere concreto il principio della Costituzione italiana cioè di consentire a tutti di professare liberamente la propria fede.

Ha precisato il sindaco “comunista”: “Serve un’equidistanza tra tutte le religioni. Il diritto di professare il proprio credo non deve portare a discriminazioni né privilegiare una religione anche se maggioritaria”.

Termino qui ma devo ribadire il mio disagio seppure Pisapia, uomo rispettoso, equilibrato e di profonda cultura giuridica, ha colto nel discorso del cardinale Scola un passaggio su cui pienamente concorda, quello che mette in relazione la libertà religiosa e la pace sociale. “Il dialogo e la comprensione tra diverse confessioni favoriscono – le parole del sindaco – la pace dentro una comunità e tra le diverse comunità. Questa coesione sociale, anche fra fedi e culture diverse, è un obiettivo a cui tutti dovrebbero puntare ma che alcune forze politiche purtroppo non auspicano”.

Si potrebbe concludere il discorso con l’affermazione confortevole di un prete “che per fortuna la Chiesa non sono soltanto i cardinali”.

Altra sorpresa dell’altra settimana e sempre ad opera del cardinale Scola. Nella mia ignoranza pensavo che il “diavolo” non ci fosse più. Roba trapassata. Mi sono sbagliato. Esiste, eccome. Il porporato giorni fa, rinnovando il Collegio degli esorcisti, ha fatto sapere che il problema ha assunto nello spazio della grande Diocesi ambrosiana dimensioni tali da dover imporre d’intervenire in modo massiccio.

Attenzione. Prima arma messa in campo: un call-center “anti-diavolo”, in funzione dal lunedì al venerdì (02.8556457) per fissare un appuntamento ma anche per ricevere un primo aiuto orale. Seconda arma: se gli “esorcisti” (coloro che costringono, se è proprio insistente, il diavolo alla ritirata) erano sinora in numero di sei, da oggi sono il doppio. Dodici di cui, notate bene, cinque nel Varesotto. Un record assoluto. Tre a Saronno, uno a Ispra e un altro a Arcisate. Se Milano ne ha solo tre come Como (due “milanesi”, più uno della Diocesi della città lariana), Lecco e Monza-Brianza uno a testa, qualche ragione deve pur esserci.

Monsignor Angelo Mascheroni, vescovo ausiliare e responsabile del Collegio esorcisti dal 1995, ci aiuta a capire: “Giungono molte richieste di nomi, indirizzi e numeri di telefono. Per questo abbiamo attivato un centralino in Curia. Chi ha bisogno può chiamare e troverà una persona che smista le segnalazioni sul territorio per evitare alle persone di affrontare nel caso lunghi viaggi”.

Da quello che s’intuisce il diavolo non ha nulla a che fare con i malati mentali, gli schizofrenici, i pazienti psichici e psichiatrici. Il Vaticano II ha fatto piazza pulita di queste categorie e di molto altro ciarpame. La cura con chi è preda del travaglio deve essere l’ascolto e la consolazione, la serenità e la serietà. Due-quattro colloqui al massimo il giorno. Poi se la cosa è più grave entra in campo l’esorcismo.

Ho letto e riletto testimonianze e saggi sul tema, spinto dalla curiosità. Ignoravo infatti tutto della materia, eccezion fatta della “vulgata popolare” e cioè il diavolo con la coda e la forca “modello stadio di San Siro”. Un mondo misterioso e affascinante la sua parte.

Monsignor Lorenzo Longoni, un vero esorcista, al bravo giornalista Nicola Antonello che ha affrontato a fondo l’argomento, ha confidato che nella sua vita ha fatto un solo esorcismo. Come dire: ragazzi non scherziamo col diavolo.

Resta stimolante e insoluto l’interrogativo che riguarda Varese, in testa nella diabolica classifica con cinque presbiteri per scacciare l’astuto nemico. Qual è la ragione di quello che non appare a prima vista un privilegio?

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