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Divagando

L’AIUTO CHE DURA UN ANNO

AMBROGIO VAGHI - 21/12/2012

I problemi dei bisogni procurati dal continuo impoverimento della nostra società non sono più eludibili. Se non bastassero le fredde statistiche a documentarci che ormai un quarto delle famiglie italiane è già in condizioni di povertà o si avvicina a esserlo, basta guardarci attorno per scoprire tante situazioni che non possono più essere celate dal riserbo e dal comprensibile pudore delle persone. Basterebbe per noi varesini passare una sera da via Bernardino Luini per rendersi conto della lunga fila di indigenti che aspettano l’aiuto che quotidianamente offrono loro le Reverende Suore della Riparazione. Un aiuto di sacchetti con un po’ di cibo che viene poi portato a casa per sfamarsi, per sopravvivere. Poco tempo fa quella fila era composta da una ottantina di persone, per gran parte extracomunitari. Oggi si è allungata fino a raggiungere circa duecento postulanti di cui, purtroppo, anche molti nostri concittadini anziani o giovani senza lavoro. È questa la cartina di tornasole delle fredde statistiche, drammatica verità che ha raggiunto anche le nostre plaghe un tempo ricche di benessere.

Avvicinandosi il Natale e il fine anno si moltiplicano gli sforzi dei singoli ma sopratutto delle associazioni religiose e civili per organizzare momenti di incontro e un po’ di festa anche per i più sfortunati. Al maggior numero di essi si vorrebbe offrire il massimo di conforto, con una cena abbondante come modesto ristoro della tanta fame sopportata ed offrire loro sopratutto il calore della solidarietà umana. Persone sensibili cui va la nostra riconoscenza, promuovono la generosità di chi può donare e si prestano senza risparmio anche per i lavori più umili pur di creare momenti di felicità al prossimo bisognoso. Anche nella ricca nostra Varese non mancheranno questi momenti come quello che si rinnova da alcuni anni con un cenone organizzato per capo d’anno nel salone dell’Oratorio di Giubiano. Ne è l’anima dell’organizzazione la collaboratrice di RMFonline Luisa Oprandi e la particolarità della cena è che a essa possono partecipare (pagando) anche persone non bisognose. Un vero momento di incontro comunitario dove al cibo per il corpo si aggiunge tanto calore dello spirito e della umana solidarietà.

Le festività natalizie sono indubbiamente le occasioni di maggiore notorietà dell’impegno, che tuttavia non ci fanno dimenticare le altre iniziative che si svolgono in modo permanente a sollievo del bisogno.

Una di queste, ancora assai poco conosciuta, è stata da tempo avviata dalla Caritas Ambrosiana, in collaborazione con Banca Equa e Coop Lombardia, per raccogliere anche piccole donazioni durante tutto l’anno e fornire così un aiuto concreto a chi è necessitato. Ognuno di noi può partecipare e la sostanza è semplice. Facendo la spesa al supermercato la si paga un 1% in più, la Coop ci mette altrettanto e la somma così raddoppiata va a beneficio della Caritas. Ovviamente il progetto, innovativo, estremamente interessante, ha alla sua base un meccanismo per la trasparenza e la correttezza di ogni passaggio, che cercheremo di spiegare. Il fulcro di tutta l’operazione è rappresentato dalla “Carta Equa”, una carta di pagamento che rende appunto il gesto quotidiano della spesa accessibile anche ai più poveri superando le forme passive di assistenza.

Il possessore di Carta Equa paga la sua spesa alla cassa dei punti vendita della Coop Lombardia un 1% in più del dovuto, il che rappresenta la sua donazione alla Caritas. Per una spesa, ad esempio, di 100 euro l’addebito sarà di 101 euro (è possibile all’atto del rilascio della Carta decidere anche percentuali superiori). Coop raddoppia 1%+1% il contributo per cui la donazione diventa di 2 euro. Tutte le somme donate vanno nel fondo Conviva presso Banca Etica e restano a completa disposizione della Caritas. La quale finanziando una seconda Carta Equa la assegna a persone e famiglie inserite nei suoi programmi di aiuto. Caritas Ambrosiana definisce il massimale di spesa delle Carte dei beneficiati valutando ogni caso singolarmente. In piena autonomia i beneficiati faranno la loro spesa nei negozi della Coop e alle casse presenteranno per il pagamento la loro Carta Equa. Essendo questa completamente simile a quelle in possesso dei donatori, rimane così assolutamente garantita la riservatezza: il beneficiario non viene riconosciuto. Una grande idea alla base di un progetto che abbiamo volutamente illustrato nel dettaglio, data la sua alta finalità sociale.

Coloro che intendono parteciparvi possono richiedere la Carta Equa negli uffici soci dei negozi Coop Lombardia indicando ovviamente su quale conto corrente bancario intendono appoggiare le loro spese. In aggiunta i soci Coop possono destinare parte dei loro “punti spesa” alla Caritas Ambrosiana e anche in questo caso la Coop raddoppia l’importo offerto. Ogni anno Caritas rilascia a ogni contribuente una dichiarazione ufficiale del totale delle somme donate ai fini di detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi. Così con multa paucis si può portare la solidarietà anche oltre le feste natalizie.

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