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Cultura

IL BAZAR DEL 1896

FERNANDO COVA - 20/11/2011

 

A Roma per l’inaugurazione di un megastore si sono formate code e blocchi stradali, ma anche Varese oltre cento anni fa non era da meno.

Siamo nel 1896, il cronista ci tramanda:

“Marzo, 18. Da alcuni giorni i muri della città erano coperti infinità di avvisi portanti, a lettere cubitali, una parola sola, cioè “Fulmine”; poi si vide scarrozzare una elegante signora la quale, scortata da un servo in gala, guidava un cavallo bianco. Oggi si chiarì l’enigma coll’apertura, in piazza S. Antonino – casa del canonico D. Ambrogio Garoni – (ndr, ora piazza Carducci) di un bazar avventizio a 33 cent al pezzo; proprietaria la detta signora, la quale, per completare la reclame, mandò £. 33 ai poveri.”

Pochi giorni dopo, il 25 marzo, sempre la cronaca Maroni, ci fornisce ulteriori informazioni: “Una particolarità della settimana è il bazar a 33 cent al pezzo apertosi, come si è detto, in piazza S. Antonino. In tutti i giorni e in tutte le ore è sempre così stivato di gente che i proprietari han dovuto stabilire certe regole per l’entrata e han dovuto altresì rifornire più volte il magazzeno”.

Allora come oggi si sollecitava la curiosità per l’evento sconosciuto poi, se quanto offerto era considerato valido, il successo era scontato.

Curiosamente nel 1898 si apriva in corso Vittorio Emanuele (ora corso Matteotti) al numero 3 il “Gran Bazar 33″ della ditta Antonio Verga. Solo omonimia o continuazione del precedente?

 

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