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Società

QUESTIONE DI FEDE E DI FILOSOFIA

PIERO VIOTTO - 18/01/2013

La prima società naturale è la famiglia, formata da padre-madre e figli, tutte le altre società, economiche e politiche, sono venute dopo, inizialmente come estensione della famiglia, pensiamo alle tribù e alle stesse monarchie, così legate ai vincoli di sangue, fino a quando nell’età dell’Illuminismo, attraverso il travaglio della rivoluzione francese, è venuta la repubblica, che si radica nel popolo sovrano e si fonda sull’individuo. Rousseau ha mitizzato il popolo sovrano facendone un assoluto. Maritain ha precisato che la sovranità risiede nel popolo, ma proviene da Dio e risiede nella legge naturale. In “L’Uomo e lo Stato” scrive “ Una legge non è giusta per il solo fatto che esprime la volontà del popolo. Una legge ingiu­sta, anche se esprime la volontà del popolo, non è legge”. Per questo nelle democrazie esiste il correttivo della “obiezione di coscienza”, perché la maggioranza ha diritto di governare per la durata del suo mandato, ma il cittadino ha il diritto di manifestare il suo dissenso anche durante la fase di gestazione della legge e, a cose fatte, di non obbedire ad una legge che ritiene, fondatamente, ingiusta.

Ciò premesso, esaminiamo più in profondità quanto è avvenuto in Francia nella manifestazione contro le “nozze gay”. Non si tratta solo di un questione di fede, perché la Bibbia nel narrare la creazione dell’uomo, precisa “maschio e femmina li creò” (Genesi I, 27), ma soprattutto è una questione di filosofia, cioè di verità, di politica, cioè di giustizia. Il protagonista e il soggetto della politica è la persona umana, che è sessuata, non solo l’individuo che è una astrazione, a cui si ferma la democrazia liberale. In una ideale democrazia compiuta, il padre dovrebbe potere votare per i figli minorenni e la madre per le figlie minorenni. Pertanto i diritti e i doveri riguardano la persona e non solo l’individuo.

Non si ha diritto a ciò che non si è, e a ciò che non si è in grado di fare. Per natura l’omosessualità non è un matrimonio, due omosessuali possono stare accanto, ma non insieme, perché non si integrano, non si completano, non fanno “una sola carne”, come spiega il Vangelo confermando la natura della relazione coniugale. Ma soprattutto non possono fare una famiglia, la loro relazione carnale è infeconda, e se la natura ha voluto che un figlio, anche se concepito in provetta (ma non si dovrebbe sganciare l’atto creativo da un atto coniugale, per non sganciare la vita dall’amore), si originasse da un elemento maschile e da un elemento femminile, gli omosessuali non possono avere diritto ad adottare figli. Sociologicamente questi bambini avrebbero o due padri o due madri e mancherebbero di quella influenza maschile femminile che il cucciolo d’uomo ha diritto di avere per la sua crescita, come i pedagogisti di tutti gli indirizzi filosofici riconoscono.

In questa società che si fonda sull’individuo, e non sulla persona, cioè sulla parità aritmetica degli individui, bisogna chiarire meglio la situazione sociale in cui si viene ad operare, perché la parità non è l’uguaglianza, gli omosessuali non possono di fatto avere gli stessi diritti degli eterosessuali. Potrebbero richiedere il riconoscimento civile della loro convivenza, come “unione civile” ma non come “nozze”, perché matrimonio non è, perché famiglia non è, sarebbe un falso. Ma occorrerebbe elaborare tutta una legislazione dello Stato in proposito, anche a riguardo dell’insorgere di possibili separazioni e di nuove unioni dei conviventi, in quanto anche quando qualche Sindaco, in vena di pubblicità, apre il “Registro delle unioni di fatto” fa un atto amministrativo senza alcun valore legale, mancando una legislazione in merito, ed di fatto violando l’articolo 29 della Costituzione: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”.

Si dice che siamo usciti dall’età delle ideologie, che la politica si riduce a pura prassi, ma quando si giunge ai nodi cruciali delle relazioni sociali, le ideologie tornano con prepotenza. Il governo socialista francese, animato da una filosofia radicale, più che da una filosofia marxista, malgrado le proteste popolari, vuole portare avanti per principio la legge sulla parità e non si accorge che così svaluta la famiglia. I partiti di destra , tra i quali si muovono anche persone favorevoli alle “nozze gay”, strumentalizzano la situazione. Rimane solo la Chiesa, con il suo più alto magistero, a difendere i diritti naturali dell’uomo.

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