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Attualità

BERGOGLIO SBANCA LE CLASSIFICHE

FRANCO GIANNANTONI - 19/04/2013

Domenica 14 aprile. Nella graduatoria di “saggistica” del quotidiano “la Repubblica” appaiono ai primi tre posti tre libri di Jorge Mario Bergoglio, papa Francesco, e poi ancora altri tre al settimo, ottavo, nono posto. Qualcosa di incredibile e, così sui due piedi, difficilmente valutabile. Qual è l’elemento che ha fatto da miccia al grande successo? La novità del linguaggio poco curialesco e vicino alla gente? La speranza che la parabola discendente dell’istituzione della Chiesa possa ritrovare un segno positivo e uscire dalle secche in cui si ritrova? La decisione di porre fine “alla ricreazione” della Curia romana intrappolata nei vicoli ciechi e misteriosi dell’alta finanza alla faccia di un Papa che ha fatto sapere, cosa nota ma troppo spesso dimenticata, “che Gesù non aveva una banca”?

Di sicuro è un record librario di livello mondiale. Il Vicario di Cristo che sbanca le classifiche come un autore qualsiasi, un Camilleri o un Roberto Saviano, lascia senza parole. Le vetrine dei negozi delle maggiori città italiane, ma non solo, sono inondate dai libri del Papa o sul Papa. Un buon segno non c’è che dire in un Paese dove si legge poco, tenuto conto – altro elemento non trascurabile – delle carrellate di volumi illeggibili prima che improbabili che fanno mostra di sé sui banconi prima di finire al macero.

Alla “Mondadori” di piazza Duomo-via Manzoni c’è un intero settore in cui campeggiano i libri del Vescovo di Roma. Fra questi la fa da padrone “Il cielo e la terra” (Mondadori, euro 9,90), libro-intervista del Rettore del Seminario Rabbinico di Buenos Aires Abraham Skorka. Identica immagine alla vicina “Feltrinelli” anche se qui, accanto ai libri del Papa, non mancano i saggi tipo “L’isola del silenzio” di Horacio Verbitsky edito da Fandango che tratta la tragedia dei “desaparecidos” e le presunte collusioni con il generali golpisti di parte della Chiesa argentina. Tema aspro che fa riflettere anche se Bergoglio non c’entra niente.

Quello che colpisce è che per la prima volta gli editori italiani, una volta eletto il nuovo Papa, si siano gettati a capofitto alla caccia della sua produzione diretta o indiretta. Una caccia a suon di soldi ma anche di garanzie di edizione e di distribuzione, elemento tutt’altro che marginale.

Al primo posto della classifica de “la Repubblica” è “Papa Francesco, Il Nuovo Papa si racconta” (Salani, euro 12,90) scritto coi giornalisti-amici di Buenos Aires Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin.

Ma quale è stato il percorso battuto dal gruppetto degli editori italiani per mettere le mani sull’ambito prodotto? Stefano Mauri del Gruppo Mauri-Spagnol ha buon voce in capitolo rispondendo ad alcune domande del Fatto Quotidiano: “Subito dopo la nomina di Bergoglio si è scandagliato il suo “fondo” letterario. Cosa aveva scritto? Esisteva qualcosa d’interessante? Il primo scandaglio ha fruttato tre libri. Il dialogo con il Rabbino di Baires che si è aggiudicato Mondadori. Garzanti e Salani e altri editori minori hanno puntato sul libro sopra citato (che poi si è aggiudicato Salani sotto la guida di Luigi Spagnol). La ragione della scelta? Quel testo appariva la testimonianza più completa di chi sia il nuovo Papa. Non si è trattato di un’asta pura e semplice ma di un’offerta in busta chiusa. Denaro e poi garanzie per il prodotto, un elemento che ha il suo peso”.

Il successo di vendite ha dato ragione agli editori. Al momento sono state vendute 130-150 mila copie, tenendo conto, per il libro di Salani, che è stato piazzato anche con il “Corriere della Sera” che ha agevolato la diffusione”.

La domanda che segue appare naturale, addirittura dovuta: per quale ragione gli scritti, pur suggestivi e dotti del teologo Josef Ratzinger non hanno avuto lo stesso vento in poppa? La risposta sta nella differente “costruzione” intellettuale dei due Papi. Gli studi teologici di Benedetto XVI suscitavano meno interesse fra il pubblico generico mentre il linguaggio di Bergoglio è quello che la gente attendeva, confermato dal linguaggio diretto e sorprendente usato nelle pubbliche cerimonie tipo “buon pranzo” (che si usava nell’Ottocento) o addirittura “il sudario non ha tasche” per dire che uno muore e non si porta appresso il denaro, frase che gli ripeteva la nonna e che dovrebbe, si spera  ma ne dubito, far tremare di paura e di vergogna milioni di uomini, cattolici compresi.

“La gente – spiega Stefano Mauri – in un momento di crisi e di profonde diseguaglianze, chiede una cosa molto semplice al Papa che sembra corrispondere: di avvicinarsi a quel Cristo che tutti hanno studiato e in parte amato. Mi pare che Bergoglio dia l’impressione alla gente di farlo meglio di come avrebbero avuto il coraggio o la capacità di farlo i cittadini richiedenti. Il contrario di molti uomini politici che tassano noi e si esonerano”.

Il fenomeno Bergoglio comprende inoltre due suoi brevi saggi, “Umiltà” e “Guarire dalla corruzione” assai gettonati, soprattutto il secondo, in rapida ascesa (ora al settimo e nono posto, 5.90 e 6,90 euro) editi da Emi,  la piccola Casa Editrice Missionaria (50-60 mila libri venduti) che già il 18 marzo, a cinque giorni dall’elezione del primate argentino, era riuscita nel piccolo miracolo di essere in libreria con un altro volume “Un Papa dalla fine del mondo” di Gianni Valente, una raccolta di interviste per il periodico “Trenta giorni”. I diritti di questo titolo sono già stati venduti in tutto il mondo, compresa la Corea del Sud.

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