Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Minima Dialectalia

MENO POLLI E MENO PIPITE

BAJ - 31/05/2013

In cortile a teatro con i Legnanesi

A volte, soprattutto nei cortili su cui si affacciavano varie famiglie, scoppiavano liti furibonde, anche tra parenti, o soprattutto tra parenti.

Il Baj raccontava spesso di scontri verbali semplicemente feroci, anche se non degeneranti in risse. Ci si insultava a sangue per le ragioni più diverse: futili, come l’aver disteso panni bagnati su un balcone a pisciottare in testa ai sottostanti, o meno futili, come le ragioni d’interesse, legate a quei pochi beni che si possedevano. I campi coltivati davano spesso origine al litigio: c’era chi spostava i termini dei confini, pietre o pali messi lì ad indicare una misura. Così se si doveva vendere o comprare, le misure non tornavano mai e a volte queste liti si tramandavano da una generazione all’altra essendo che lo spostamento dei termini era sport antico e mai si poteva risalire a chi l’avesse incautamente iniziato. Donde la proliferazione degli avvocati e la diffusività di rancori sotterranei, che però a volte esplodevano come eruzione vulcanica a lungo incubata.

Può meravigliare il fatto che, almeno nei miei ricordi, fossero soprattutto le donne, le regiure, a gettare benzina sul fuoco. Gli uomini tornavano dal lavoro stanchi, magari avendo anche già fatto tappa all’osteria, e volentieri si sarebbero limitati a cenare e ad andare a letto, a parte i pochi che avevano il vino tristo e quindi erano portati ad attaccar briga. Ma a casa trovavano le donne che avevano rimuginato per tutto il giorno pane e rancore e rendicontavano con colori forti l’accaduto: sgarbo subito, o nuova ingiustizia, o vecchia controversia, insomma tutti i motivi di contrasto con vicini e/o parenti, che, veri o immaginari che fossero, affidavano al marito perché s’assumesse il ruolo di paladino-protettore-vendicatore che ci s’aspettava da lui, come da contratto matrimoniale. E questi omacci, omoni, ometti, omini, neanche il tempo avevano di togliersi la polvere della cava e gli scarponi annessi, che già dovevano occuparsi dell’onore di famiglia.

Fortunatamente queste liti erano rare, perché, oltre ad essere sgradevoli in sé, lasciavano a volte strascichi di animi esacerbati e rancorosi o peggioravano situazioni già tese da tempi immemorabili. Ovvio dunque che si finisse sempre con lo stabilire che per l’innanzi ognidün a cá sua volendo con ciò significare la volontà di chiuder fuori gli invisi e l’interruzione d’ogni frequentazione amichevole tra i due nuclei familiari tenzonanti.

E contemporaneamente al diktat maschile dell’ognidün a cá sua, la parte femminile e antica della famiglia sentenziava: mén püi e mén pivíd, ovvero “meno polli si hanno e meno malattie ci sono da curare” (come le noiose pipite dei polli, appunto).

Metafora acuta per dire che meno rapporti si hanno con gli altri, meno amicizia, meno famigliarità… meno fastidi si ricavano, meno motivi di tensione e di lite.

Sogno di una pace impossibile che pensatori come Sartre hanno tradotto così: “L’inferno sono gli altri”. Senza però contare che un mondo senza scocciatori è molto più che un’utopia e senza contare che per gli altri anche noi siamo gli altri, anche noi siamo l’inferno di qualcuno!

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login