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Società

TRASCINATORE STRAVAGANTE

ROBERTO GERVASINI - 25/10/2013

Se volessimo esser metodici e pedanti, di Gianni Bellorini dovremmo scrivere tre cose. Nato a Varese nel 1936, insegnante di educazione fisica, primo varesino diplomato all’ISEF, è stato allenatore di atletica della gloriosa Biumense, poi dello Sci Nordico Varese. Bellorini è rimasto sotto una slavina agli inizi degli anni 90 a Bognanco.

Si disputa da anni, in sua memoria, una gara tra studenti di istituti superiori della provincia di Varese; del resto suoi atleti son stati fior di campioni come Ito Giani, azzurro nella velocità, ed Angelo Groppelli, campione italiano e primatista nel getto del peso. Fu anche preparatore atletico della Robur.

In realtà “il Prof” è stato molto ma molto di più: un trascinatore controcorrente, ridanciano, irruente, umorale, mai banale, cultore della stravaganza come espressione di vivacità. Lo si ricorda ragazzo quando scendeva dal balcone sopra il negozio di macelleria in corso Matteotti gettando gli zoccoli e calando con una fune, senza esibizionismo, in modo naturale, come se fossero gli altri, quelli che scendevano per le scale, gli erranti. Non era pazzo. Tentò il salto con l’asta, se la memoria non inganna, senza grandi meriti.

Al campo di atletica del Franco Ossola di Masnago non era difficile sentirlo: voce stentorea, poche le parole, ma le sue risate travolgenti diventavano folate di buonumore tra le strisce delle corsie dove consumavamo le nostre fatiche. E le scarpe. Si rideva anche noi, senza sapere il motivo vero, la risata era contagiosa in sé. Bellorini non era certamente una persona superficiale e dai gusti estetici banali.

Un giorno, descrivendo un’atleta a noi sconosciuta, alla fine si lasciò andare ad un apprezzamento estetico. “Bellissima ragazza, con due cosce così” chiudendo a cerchio le braccia con un diametro di almeno ottanta centimetri. Durante un’estate mise la figlia Elisa nella fossa dell’acqua dei tremila siepi, sotto la curva nord perché “è bene che si adattino alle situazioni inusuali fin da piccoli”. Era troppo curioso e vivace per trascorrere tutta la vita sul solito campo ed infatti se ne andò. Radunò un po’ di coetanei per fondare una nuova società, lo Sci Nordico Varese. Convinse tutti, impose allenamenti, tracciati di piste e forse anche le sue risate, chissà. Avviava le iniziative come se fossero amori travolgenti e passata l’ondata di passione cercava altro. Così potrebbe esser accaduto anche con il fondo. Uno spirito irrequieto il suo, forse in cerca di non facili mete esistenziali. Via via prese un po’ le distanze dal mondo agonistico sportivo, dedicandosi dapprima agli anziani ed ai portatori di handicap ed alla fine proprio agli ultimi, tossicodipendenti e malati di Aids.

Qui la lettura dell’ animo suo diventa complessa. Cosa cercasse Bellorini anche in quel mondo, cosa trovasse, cosa provasse, cosa l’abbia spinto ad affievolire la presenza in atletica e nello sci da fondo forse pochissimi possono dire. Resta ciò che ha dato, quanto ha insegnato, l’esempio.

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