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Cultura

LE MADDALENE DEL SACRO MONTE

SERGIO REDAELLI - 18/04/2014

Il “Noli me tangere” alla XI Cappella

Una prostituta, una ricca nobildonna ingioiellata, un personaggio biblico scambiato per un altro e, nella versione astrusa del Codice Da Vinci di Dan Brown, perfino la moglie di Gesù Cristo. Sono numerose le interpretazioni di Maria Maddalena, talvolta travisate da pittori e romanzieri sulla base della lettura dei Vangeli e dei Vangeli apocrifi (quelli esclusi dal Canone della Bibbia). Nell’XI Cappella della Via Sacra di Varese è raffigurata tra le donne che si recano al sepolcro. È il tema pasquale della Resurrezione, il Noli Me Tangere di Isidoro Bianchi da Campione, che dipinse questo riquadro intorno alla metà del Seicento. Nell’angolo a sinistra Gesù ha posato a terra la zappa e la veste “da giardiniere”.

“È una scena dalla vena narrativa sciolta, fresca nell’arioso paesaggio e ben spiega l’arte di Isidoro Bianchi in cui la lezione del Morazzone è ingentilita dall’influenza di modelli cinquecenteschi come Gaudenzio Ferrari e Bernardino Luini – spiega Laura Marazzi, la bravissima direttrice del Museo Baroffio che in pochi anni ha saputo attrarre centinaia di bambini e di famiglie verso i capolavori che vi sono conservati –. È la mattina di Pasqua e Maria Maddalena, dai lunghi capelli biondi, è in ginocchio davanti a Cristo Risorto. Le loro mani aggraziate si sfiorano ma non si toccano, secondo l’immagine tradizionale del Noli me tangere”.

 “La Maddalena ha appoggiato al suolo il vaso degli unguenti che non è servito perché non ha potuto ungere il corpo di Cristo, come racconta l’esile scena in secondo piano, con le piccole figure delle donne che si dirigono verso il sepolcro scoperchiato dove ad attenderle c’è solo un angelo. In lontananza si scorge il Calvario con le croci, mentre la città di Gerusalemme si distende a destra dietro ai campi coltivati. La Maddalena non piange più. Il corpo del suo Signore non è stato trafugato. È tornato vestito di una gloria nuova, a lei ignota, lontana dalle coordinate umane e per questo la prima testimone del Risorto non l’ha riconosciuto finché non si è sentita chiamare per nome”.

Le parole di Gesù del Noli me tangere (Giovanni 20, 1-18) non sono più lette come “non mi toccare” ma, con una più esatta traduzione, come “non mi trattenere”. Dal Trecento era stata soprattutto l’idea del corpo intoccabile di Cristo Risorto a stimolare la fantasia degli artisti. Qui, invece, Gesù passato attraverso un’esperienza sovrannaturale sembra quasi dirle “non illuderti che io sia quello di prima che hai conosciuto”. Si sottrae al contatto delle dita e intima alla Maddalena di non toccarlo, prende dolcemente le distanze e s’allontana quasi danzando in una scena dal sapore bucolico. Si legge nel Vangelo di Giovanni che la Maddalena scambiò Gesù per un giardiniere e come un giardiniere, con il badile in spalla, il Morazzone lo ritrae nella predella sotto la pala d’altare nella basilica di San Vittore a Varese.

E la Maddalena? Di volta in volta cambia identità. Al Museo Baroffio c’è la versione della nobildonna ingioiellata: “Nel Vangelo (Luca 8, 1-3) si dice che alcune donne seguivano e davano assistenza a Gesù e ai dodici apostoli con le loro sostanze – spiega la conservatrice –. Così nella Deposizione conservata qui al museo, un pittore fiammingo di fine Quattrocento la raffigura agghindata come una dama con il mantello rosso, le perle e il vaso degli unguenti cesellato d’oro. Il Baroffio custodisce anche la miniatura con le donne al sepolcro dell’Antifonario di prima del Trecento e le Maddalene di Bodini, Sironi e Filocamo. Fra le tante interpretazioni del Noli Me Tangere c’è anche quella di Tiziano, conservata nella National Gallery di Londra”.

La lettura imprecisa del passo di Giovanni ha spesso generato immagini non rispondenti al significato profondo del testo evangelico, ma è poca cosa rispetto alla serie di equivoci che ha interessato la Maddalena, fino ad arrivare alle fantasie pseudo storiche di Dan Brown. “In lei perfino la tradizione della Chiesa latina ha accomunato tre diverse donne, mantenute invece distinte in quella orientale – spiega la Marazzi –. Maria di Magdala compare nell’elenco delle facoltose discepole di Cristo, ma viene anche identificata (Luca 7, 37-50) nell’anonima “peccatrice” che in casa di Simone, il fariseo, portò un vaso d’unguenti e con le lacrime bagnò i piedi di Gesù, li asciugò con i capelli, li baciò e li unse ottenendo il perdono. Così nella vulgata popolare la Maddalena diventò una prostituta redenta.

Tutti gli evangelisti la segnalano presente al momento della crocifissione e alla sepoltura di Cristo; è lei la prima testimone della Resurrezione, un fatto inaudito in un’epoca in cui le donne non avevano diritto di testimoniare. Ecco l’ultimo equivoco: a Maria di Magdala (cittadina sul lago di Tiberiade) si sovrappone la figura di Maria di Betania (un sobborgo di Gerusalemme), sorella di Marta e del resuscitato Lazzaro, perché, durante il pranzo, cosparse i piedi di Gesù con olio profumato e, come la famosa peccatrice, li asciugò con i capelli. Tre persone in una. Dalla seconda metà del Cinquecento, con le critiche della Controriforma alle raffigurazioni troppo ricche della Maddalena, sarà l’immagine della penitente a prevalere. Questo e altro hanno scoperto i partecipanti alla conferenza di Laura Marazzi con visita a tema che si è svolta giorni fa al Museo Baroffio. Si replica su prenotazione (tel. 0332-212042, info@museobaroffio.it).

 

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