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Divagando

REFERENDUM, LA PAURA FA 90

AMBROGIO VAGHI - 26/06/2014

Varese2.0 raccoglie firme

Chi ha paura di Virginia Wolf ? Se per rivelare il mistero occorre immergersi nella lettura delle belle  intriganti pagine del giallo della mitica Agata,  ben più facile è la risposta sul rifiutato referendum del parcheggio bunker alla Prima Cappella. Qui la paura è tutta del Sindaco Attilio Fontana e dei suoi sodali. Paura di confrontarsi coi varesini in campo aperto, assolutamente democratico, per un sì o per un no al contestato  parcheggio. Paura di finire il mandato di primo cittadino con due anni di anticipo. Questa la realtà. Tra coloro che seguono fasti e nefasti della vita amministrativa cittadina non c’è chi non veda che il Sindaco abbia voluto nascondersi dietro argomenti speciosi per giustificare il diniego suo e dei suoi. Argomenti opinabili, presentati come pareri tecnici degli apici della dirigenza  burocratica comunale quando si trattava di fatto eminentemente politico… la richiesta è giunta in ritardo…. la gara  d’appalto già  esperita…. non revocabile… prevedibili pesanti danni economici per il Comune…. Come se il Comune non avesse titoli per autotutelarsi ed un eventuale pronunciamento popolare attraverso un referendum non fosse motivo di pubblico interesse. Neppure l’apparire come miglior concorrente all’appalto di  una impresa già oggetto in passato di obiezioni a proposito della certificazione antimafia, ha indotto il Comune a  fermarsi  come avrebbe potuto tranquillamente fare secondo la legge Severino n. 190 che all’art. 17 prevede le cause di esclusione delle gare.

E ancora… nello Statuto del Comune di Varese il referendum abrogativo non è previsto, quindi  sarebbe inutile indirlo per cassare la decisione di costruire il parcheggio bunker.

Così come cittadini di Varese siamo venuti a conoscenza che la prova referendaria pure presente nello Statuto Comunale è tale da evitare qualsiasi contestazione delle decisioni assunte da chi detiene il potere. Di fatto, una bufala. La consultazione  popolare va richiesta dal 10% degli elettori (circa 8.000 con firme certificate), oppure dalla maggioranza dei consiglieri comunali. Fatto improbabile perché chi è  in maggioranza di governo già propone e dispone… Il tutto poi per ottenere un referendum soltanto consultivo. Cioè nessun atto di chi amministra la città potrebbe mai essere abrogato. Un bel  fiore all’occhiello per i leghisti nostrani abituali incensatori del federalismo elvetico dove anche le più modeste  scelte municipali vengono sottoposte al diretto giudizio popolare. E qui ci sarebbe voluto il colpo di reni del Sindaco se non fosse stato paralizzato dalla paura dell’insuccesso:  aggiornare subito  lo Statuto Comunale rendendo il referendum più accessibile e più rispettoso delle indicazioni dei cittadini, cioè rendendolo abrogativo.

Del resto tutto questo è già previsto dal Testo Unico Enti Locali e soltanto la colpevole disattenzione della Giunta attuale non vi ha provveduto fino ad oggi.

Ma tant’è, sicuri del loro buon diritto e della sensibilità dei varesini  il PD e tutti i partiti di opposizione che avevano raccolto e portato avanti la richiesta del combattivo Comitato #VARESE2.0   sostenuta da quasi 6.000 firme, hanno ripiegato sulla proposta che il Consiglio Comunale deliberasse un referendum anche solo consultivo. Niente da fare. Altri dinieghi, altra paura del libero giudizio dei varesini mascherata dal costo del referendum, 65.000 euro. Una inezia di fronte al costo plurimilionario del contestato parcheggio.

Si è avuta la sensazione che pur tra incertezze di diversi consiglieri di maggioranza abbiano  contato ordini dall’alto che hanno imposto l’avanti tutta. Il  Sindaco è parso convinto che “chi si ferma è perduto”. Avanti tutta, senza approfondire altre soluzioni pure collocate alla Prima Cappella come il Piazzale Montanari in prossimità del tunnel.

Avanti tutta, ignorando le prevedibili difficoltà di circolazione durante i lavori da svolgersi in concomitanza con l’Expo.

Avanti tutta, minimizzando i possibili danni creati dall’esplosioni delle mine per frantumare alcune migliaia di metri cubi di roccia. Anche davanti alla richiesta della Curia di determinare lo stato quo ante del muri della vicina Chiesa dell’Addolorata per  il timore di danni irreparabili. Tanto se dovessero rivelarsi non li pagherebbero certo ne il Sindaco ne chi ha voluto il parcheggio.

Avanti tutta, senza timore di sorprese prodotte dalla escavazione di subdole rocce carsiche, ignorando i numerosi inconvenienti pure incontrati in un recente passato durante i lavori di ampliamento della ex galleria tranviaria.

Avanti tutta, ben sapendo che il parcheggio produrrà una volta aperto un rosso permanente per le casse comunali dati gli alti costi di gestione.

Gli oppositori al parcheggio si sarebbero mossi troppo tardi? Altro argomento specioso. Correttezza amministrativa avrebbe voluto che davanti a contestazioni e formali osservazioni alla proposta di PGT  avanzate dal PD, maggior partito di opposizione, la Giunta si fosse astenuta dall’indire  la gara d’appalto dei lavori almeno fino all’approvazione definitiva dello stesso PGT. Anche questa velocizzazione ha creato sospetti e polemiche. Ora la questione avrà finalmente anche qualche riflesso in Consiglio Regionale, essendo la Regione Lombardia compartecipe alla quasi metà delle spese del parcheggio-bunker e, ovviamente, anche politicamente responsabile dei fasti e nefasti della contestata opera pubblica.

La Giunta Fontana ha comunque avuto i voti per andare avanti. “Fu vera gloria…?”  Si vedrà. Non pochi pensano che anche questo tassello rappresenti  la fine di una maggioranza che in questi anni ha rivelato pochi chiari e molti scuri per la città di Varese.

 

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