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Dissensi

DIAMO RETTA A PREZZOLINI

MAURO DELLA PORTA RAFFO - 05/09/2014

Sei maggiorenne e pertanto hai diritto di votare? Te lo tolgo!

Perché mai, difatti, solo per avere compiuto i diciotto anni si sarebbe in grado di votare?

Ho già più volte detto e scritto che le persone che dovrebbero essere escluse dal voto perché di tutta evidenza incapaci sono oltre il novanta per cento (e non è un discorso limitato all’Italia).

Si pensi ai tifosi tutti e in specie a quelli delle squadre di calcio, a quelli dei ciclisti (in particolare a quegli individui che affollano le salite dei vari Giri), ai tatuati, a quanti (e sono un numero sterminato) se interrogati nel seggio, prima del voto, su cosa si accingono a fare, non sanno rispondere, a quelli che votano a comando perché il partito ha detto così, perché il boss della malavita locale lo impone, a quanti si esprimono sulla base di considerazioni demenziali (mia madre votava sempre il candidato più bello, anche se, ove tutti così ragionassero, verrei sempre eletto)…

Va fatta selezione e il primo provvedimento da prendere è quello di istituire, come negli USA ma con opportuni e severissimi aggiustamenti, le liste elettorali.

Hai diritto di voto?

Bene, iscrivendoti alle predette liste dichiari di volerlo esercitare.

Al momento dell’iscrizione – da ripetersi ogni qual volta si stia per andare alle urne – devi pagare almeno cinquanta euro (almeno).

Le liste, poi, devono essere esaminate attentamente da una severissima commissione che elimini quanti si siano infiltrati e risultino comunque non idonei sulla scorta di precise disposizioni appositamente studiate (la racaille, quelli che una volta si sarebbero definiti ‘carne da cannone’ vanno esclusi).

Certamente, anche così non pochi idioti arriverebbero in cabina, ma non il numero, come detto, sterminato che ci arriva oggi.

Occorre provvedere e subito: una marea di incapaci e subnormali non può che eleggere, come accade, persone incapaci e subnormali!

PS Richiesto del perché non votasse, Giuseppe Prezzolini portò alla finestra il giornalista che gli aveva fatto la domanda. Sotto – si era a New York – un parco e sulla panchina più vicina un barbone ubriaco. “Finché il mio voto vale quanto quello di quel tale io non voto” disse il valentuomo.

 

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