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Divagando

FARE CHIAREZZA SU VILLA MYLIUS

AMBROGIO VAGHI - 19/09/2014

myliusIn queste prime settimane di settembre il sindaco Attilio Fontana ha avuto un incontro “a porte chiuse” col grande chef Gualtiero Marchesi sul futuro di Villa Mylius. Fusse che fusse la volta bona? Come è noto, la villa e il grande parco sono pervenuti anni fa al Comune di Varese per munifica donazione degli eredi Babini-Cattaneo. Un significativo bene entrato nel patrimonio pubblico varesino, che poteva, e può tuttora, rappresentare una importante opportunità di sviluppo cittadino. Pur avendone il Comune di Varese la piena disponibilità, la diverse Giunte a trazione leghista che reggono l’Amministrazione non hanno mai esplicitato una idea né presentato una soluzione per utilizzare al meglio la villa e il parco. O meglio, una idea venne mutuata da un privato che si era fatto avanti vedendo l’affare.
Così tre anni or sono la destinazione più fattibile della sessantina di locali della grande villa sembrava fosse quella di collocarvi una scuola di alta cucina della Fondazione Marchesi ovviamente accompagnata dall’apertura al pubblico di una ristorazione al top. Il grande chef intendeva lasciare la sua precedente locazione nella bassa Bergamasca ritenuta ormai insufficiente per varie ragioni. Se non che la primitiva intenzione fu lasciata a bagnomaria e poi abbandonata. Se è vero come è vero che la Fondazione Marchesi ha scelto come sede del suo grande ambizioso progetto istituzionale – culturale – ristorativo un castello nel vicino Piemonte.
Da quanto si sa dell’ultimo recente incontro, pare che l’interesse di Marchesi per la nostra villa varesina sia ritornato. Probabilmente l’impegno profuso personalmente dal Sindaco Fontana per procurare le necessarie risorse finanziarie ha fatto il miracolo. Se la Regione Lombardia promette due milioni di euro ed altrettanti la Fondazione Cariplo, l’impegno del Comune e di Marchesi si ridurrebbe a poche centinaia di migliaia di euro. Il grande chef intende quindi riprendere a pensare alla nostra Villa Mylius, sia pure con un progetto ridotto e con obiettivi trasformati. Accademia ancora, sì, ma non solo dei sapori. Anche della musica e di altri saperi. La scuola di cucina sarebbe di alta formazione, aperta solo a chi è già in possesso di una specifica preparazione basilare. Per la musica si prospetta anche la costruzione di un grande Auditorium interrato. Un progetto quindi di ampio respiro e di ricche ambizioni.
Se poi il tutto sarà realmente supportato dalle necessarie disponibilità finanziarie, l’occasione è da non perdere. L’utilizzo al meglio del parco e della Villa Mylius rappresenta certamente una opportunità per la Città sia in termini di sviluppo culturale e occupazionale. Vale la pena parlarne, confrontarsi a fondo e per tempo nelle sedi istituzionali per evitare errori che potrebbero costare cari con dissipazione di risorse finanziarie ed ambientali. Il Sindaco ha fatto, nella riservatezza, la sua giusta parte propedeutica nel verificare le disponibilità di Enti e persone interessate. Ora occorre però che si esca dai conversari e dal tavolo dei “quattro amici al bar”, cioè da quegli accordi di programma talvolta neppure portati all’esame degli organi istituzionali o portati in modo surrettizio e a tempo scaduto. Tanto per intenderci, il nuovo Ospedale Del Ponte in costruzione, è lì con la sua incombente enorme mole di cemento a ricordarci errori da non ripetere.
Del futuro di Villa Mylius sarebbe bene che si discuta con chiarezza nel Consiglio Comunale di Varese. Nel recente passato i gruppi di opposizione hanno presentato svariate interrogazioni senza adeguate risposte. Forse la Giunta non era in grado di darne. Oggi esiste un progetto di un certo interesse pure se assai indeterminato.
Appare giusto quindi entrare nel merito di alcune questioni che già si delineano, questioni subitamente sottolineate dai consiglieri del Partito Democratico. In primo luogo quali i vantaggi complessivi per la Città, quali le ricadute occupazionali? Domande assai pertinenti trattandosi di affidare a dei privati e per ben trentacinque anni la gestione di un importante bene pubblico. Si parte dal settore della ristorazione. L’Accademia del gusto quali indirizzi specifici assumerà? Se aperta solo a pochi selezionati allievi della scuola Internazionale di Marchesi, quale rapporto potrà realizzare col vicino Istituto Alberghiero De Filippi, fucina di giovani addetti al settore? E che spazio occuperà? Gli spazi dedicati al pubblico saranno solo di tipo espositivo – culturale oppure verranno destinati al consumo cioè a soddisfare le esigenze dei più raffinati palati? Come sarà l’Accademia della Musica pure prevista? Quali possibili interferenze (da evitare) o collaborazioni (da promuovere ) col Liceo Musicale di Varese? Il grande Auditorium, se si farà, rientrerà nel finanziamento oppure è una idea buttata là? Come accedervi, come parcheggiare.
Insomma, siamo davanti ad un progetto di valenza incontestabile ma che va meglio definito. Con il coinvolgimento di tutte le risorse culturali e sociali varesine. Ignorarle potrebbe ancora una volta essere deleterio per gli interessi generali cittadini aggiungendo un altro punto negativo al bilancio finora assai magro dell’attuale Giunta Fontana.

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