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Società

LA TRISTEZZA DEL NEON

ANNALISA MOTTA - 07/01/2012

Sullo spegnersi di un tramonto infuocato, così bello e glorioso nell’assopirsi del giorno, scatta l’ora delle luminarie. Festoni, stelle, campane, arzigogoli, candele e cascate di luci ammiccanti. Quest’anno – ve ne siete accorti? – sono andati di moda i “led”: minuscoli punti di luce argentei abbarbicati ad alberi e pali della luce, steccati e ringhiere, nuova brina tecnologica che risplende a comando. E a volte sembra impazzita, in un rutilare di on-off che dà le vertigini: le nostre strade come discoteche in miniatura.

Dicono che costi meno, consumi meno e duri di più. La sobrietà era d’obbligo, e molto à la page.

Ma a me piacevano tanto le vecchie lampadine giallo-oro che si accendevano e spegnevano a ritmo blando, seguendo il tic tac della pendola e il battito del mio cuore. Mi ricordavano la fiamma palpitante delle candele, quelle di cera o di sego, che orami sono rimaste solo nei santuari; quelle che danno un fumo nero, un po’ puzzolente, che sporcano dappertutto e impiastricciano maniche e mani di gocce morbide e tiepide, che puoi prendere tra le dita e giocarci mentre segui la processione. Il giallo delle lampadine vecchio stile riempiva d’oro il buio delle strade secondarie, quelle senza vetrine, senza insegne, ti scaldava l’anima e ti immergeva nell’atmosfera magica del Natale dell’infanzia.

Oggi la festa si veste di argento e di blu: i magi disapproverebbero. È solo l’oro il simbolo della regalità, non ci piove. E non è un Re che si festeggia a Natale?

Questi nuovi colori mi ricordano – chissà perché – una sala d’aspetto delle pompe funebri. E in effetti, guardando dalla finestra la via maestra del mio paesello, quella scritta “AUGURI” fatta di tubi al neon, con contorno di stelle bluastre – sempre al neon – , faceva così tristezza: sembrava detta con un groppo alla gola. Sembrava una festa senza festeggiato, una formalità dovuta e sopportata.

Signor Sindaco, la prego, l’anno venturo ci regali le vecchie superate inaffidabili antiecologiche sandaline al tungsteno: e le accenda – se costa troppo – solo la notte di Natale.

Il Bambino Gesù sorriderà contento.

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