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Cultura

TUTTI I MISTERI DELLA COMETA

SERGIO REDAELLI - 19/12/2014

L’adorazione dei Magi di Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova

L’adorazione dei Magi di Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova

La stella cometa, filante nel cielo blu di carta stagnola o appoggiata sul tetto della capanna riscaldata dal fiato del bue e dell’asinello, non manca mai nei nostri presepi. La sua comparsa è l’evento astronomico legato alla nascita di Gesù e la scienza, l’arte, la religione e le tradizioni popolari lo hanno variamente interpretato. Fu la cometa di Halley a transitare nel cielo di Betlemme? Nei Vangeli è Matteo a parlare di una stella senza scia, non una stella cometa, che si muove in cielo e guida i Magi da oriente a occidente, dove nasce Gesù. A un certo punto i Magi la perdono, vanno da Erode a chiedere dove si trovi il bambino, poi l’astro ricompare, li conduce a Betlemme e si ferma. Qui finisce il suo corso e i Magi trovano ciò che cercano.
Dal punto di vista astronomico è una bizzarria. La stella si ferma, sparisce, ricompare. San Gerolamo, uno dei primi scrittori cristiani, dice che nella stella non si deve vedere un fenomeno astronomico preciso, ma un’apparizione, un evento miracoloso: se Dio si fa bambino e si reincarna in un uomo, è possibile che una stella appaia in cielo a segnalare l’evento. Il filosofo Origene nel terzo secolo dopo Cristo è il primo a ipotizzare che il fenomeno naturale registrato da Matteo in occasione della natività possa essere una stella cometa. La scienza ha poi accertato che la cometa di Halley transitò in quel cielo nel 12 avanti Cristo.
Oggi, tuttavia, è generalmente accettato che il fenomeno astronomico della notte di Natale sia stato un allineamento tra i pianeti Giove e Saturno. Fu Keplero a calcolarlo per la prima volta nel 1604. L’avvicinamento dei due pianeti nella costellazione dei pesci provocò una luce intensa e fu qualcosa di eccezionale all’epoca della nascita di Cristo. Nei nostri presepi, la tradizione popolare ha poi aggiunto una lunga coda a quel chiarore, retaggio dell’idea che un evento importante si accompagni spesso al passaggio di una cometa: già per gli antichi, infatti, le comete erano segno di eventi eccezionali, catastrofici (guerre, terremoti, carestie) o benauguranti (nascite di re, imperatori o inizi di regni gloriosi).
La cometa di Halley passò nel 1301 anche nel cielo di Firenze, Giotto la vide e fu il primo pittore a raffigurarla. Dipinse la stella nell’Adorazione dei Magi della Cappella degli Scrovegni a Padova, una specie di globo con la coda. Le rappresentazioni successive dell’adorazione dei Magi non tennero conto dell’interpretazione di Giotto e la stella è raffigurata generalmente senza coda. Alcuni esempi si trovano al Museo Baroffio di Santa Maria del Monte. “Sono stelle semplici con le punte, spesso sfavillanti e i raggi dorati indicano ai Magi dov’è il bambino – spiega la conservatrice Laura Marazzi – abbiamo esempi che vanno dalla fine del Duecento fino a tutto il Cinquecento, mancano invece i classici notturni del Seicento”.
“La raffigurazione più antica conservata al Baroffio è nell’antifonario nel 1290, il libro dei canti utilizzato in santuario. La stella è una sorta di fiore, di asterisco, opera secondo gli studi più recenti di un miniatore lombardo. Non si sa chi abbia donato il prezioso oggetto al santuario, sappiamo invece che fu Fabrizio Marliani, un alto prelato milanese legato alla corte degli Sforza, a donare al santuario l’altro splendido antifonario nel 1476 quando divenne vescovo di Piacenza. E’ un capolavoro miniato da Cristoforo De Predis e, nella Natività, compare una stella che sfolgora raggi d’oro come nell’Adorazione dei Magi presente nello stesso codice. Al Baroffio c’è anche un’Adorazione dei Magi fiamminga e la stella non ha la scia, ma rifulge di raggi”.
Matteo dice qualcosa anche dei Magi: “Li definisce persone sapienti ma non specifica che fossero proprio tre – spiega la Marazzi –. Nelle raffigurazioni più antiche a volte sono due, a volte tre e anche quattro. Probabilmente il loro numero fu dedotto dai doni elencati da Matteo, oro, incenso e mirra. Nell’Antico Testamento la parola Magi ha un significato negativo, è quasi sinonimo di stregone, nel Nuovo Testamento il significato diventa positivo. I Magi sono persone pie che per Matteo vengono da Oriente, un termine generico che designa tutte le regioni oltre il fiume Giordano”.
Non si sa dunque da dove provengono esattamente, né il motivo che li indusse a partire e quale speranza li sostenne nel cammino. L’evangelista scrive solo che seguirono la stella. Forse erano astrologi persiani, come molti autori cristiani ritennero, discepoli di Zoroastro che fondò la religione in base alla quale il mondo è dominato dalla lotta tra il bene e il male. Questa lotta terminò con il trionfo del bene grazie all’intervento del “soccorritore”. Può darsi, dunque, che i Magi siano mossi dalla conoscenza dell’aspettativa persiana di un vittorioso soccorritore, essendosi questa sposata con l’attesa giudaica di un “re salvatore”.
Per chi volesse approfondire l’argomento, l’appuntamento è per martedì 30 dicembre alle 15.30 al Museo Baroffio e del Santuario per la conferenza “La stella dei Magi tra scienza e arte”: alla spiegazione scientifica del fenomeno astronomico accaduto nel cielo di Natale, a cura di Luca Buzzi dell’Osservatorio Astronomico Schiaparelli, si unirà un breve excursus per immagini di Laura Marazzi dedicato alle interpretazioni che artisti vicini e lontani hanno dedicato alla famosa stella.

 

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