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Il Viaggio

LEZIONI BAHIANE

CARLO BOTTI - 16/01/2015

samba“Lo vedi, lo vedi? Non c’è niente da fare: loro ce l’hanno nelle gambe, nelle spalle, nelle mani. Nascono con il ritmo, fin da piccoli cantano le canzoni, sanno ogni parola, e poi lo vedi? È quasi liberatorio per loro. Tutti sanno ballare, quasi tutti sanno suonare almeno uno strumento che sia il cavaquinho, quella chitarrina simile all’ukulele, il tamburo, la chitarra, il pandeiro, i tamburim, una canna di bambù, una zucca cava… E sono così belli da vedere, danno una sensazione di spirito patriottico, di amore vero verso quello che sono, verso le loro tradizioni. Ce l’hanno proprio nel sangue”. Considerazioni guardando una roda di samba nel quartiere di Rio Vermelho, a Salvador de Bahia. Categoria: brasilianidade.

“Eu tenho big knife! Fammi vedere quello che hai lì in tasca, sì sì lì”.
“Ho solo ‘sto cellulare”: primo modello di Nokia simile a quello che avevo quando avevo quindici anni, e ovviamente prontamente rifiutato. “Tenho big knife!” “Ho qui 50 reais! Basta però”. Piccolo assalto da parte di Junior, ragazzo Bahiano, simpatico nonostante tutto, verso cui ho riposto la mia fiducia da bravo “viaggiatore consumato”, terminato con un mio regalo di Natale. Il giorno dopo l’ho rivisto in piazza, avrei voluto salutarlo da lontano. Categoria: furbizia italiana.

“Mi scusi, ma da che piattaforma parte il bus per Salvador?”. “Il bus per Salvador? È già partito”. “Come è già partito… Sono due ore che stiamo aspettando qui seduti per terra! Dov’era?” “Eh! I bus di quella compagnia, partono da quella piattaforma laggiù (ndr, una piattaforma invisibile). “Ma cavolo! Potete chiamare per avvisare, così lo raggiungiamo con un taxi? È passato solo un minuto…”. “Eh! non ho il numero!” Cerchiamo un taxi in tutta fretta. “Segua quel bus per favore!” Siamo riusciti a prendere il bus dopo un inseguimento di un’ora, solo quando si è fermato in un’altra città. Non potevamo fermarlo lungo la strada, saremmo passati per assalitori.
Categoria: furbizia italiana e… brasilianidade.

 “Ma dopo la Merkel? La vostra iron lady, come farete? Volete Berlusconi?”.
“Per mandare tutto in vacca in un mese? No, grazie”. Conversazione con una ragazza tedesca. Categoria: rispetto, a ragione, verso la politica italiana.

Arrivati a Caraiva per passare gli ultimi due giorni dell’anno, troviamo tutte le posade occupate senza alcuna possibilità di un posto libero, neanche in un campeggio. Dopo ore di ricerche, eccoci qui noi due italiani più un brasiliano, una tedesca e un’australiana, gli unici senza un posto dove dormire. Incontriamo una donna, con l’ultima stanza disponibile in tutto il piccolo villaggio. “Vi lascio una stanza dove potete dormire per terra per 70 euro a testa a notte”. “Ma è tantissimo!”
“Va bene: 65”. Traduco per le straniere e dico che è troppo.
La donna, che parla solo portoghese, si avvicina al brasiliano e dice: “ Voi due fate come volete, non mi interessa, ma le straniere sono mie!”.
Ce ne andiamo basiti, portandoci via le due straniere. Alla fine abbiamo trovato un giardino privato di una ragazza di Sao Paulo che per molto meno ci ha permesso di dormire sulle sue amache. Categoria: i soldi prima di tutto più gentilezza brasiliana.

 “Certo, è bello conoscere e andare e fare, ma poi …? Non senti un po’ che si è soli a volte? Stranieri? E il senso di appartenenza? Non fai fatica tu?”. “È vero, però credo che siamo nel periodo della vita che, anche se fossimo in Italia, sentiremmo questa sensazione. Crescere, diventare adulti, è un insieme di persone che stanno vagando per cercare di creare un nuovo senso di famiglia, un nuovo senso di appartenenza”.
Categoria: filosofia da spiaggia.

“Ah, hai fatto gli scout? E quindi, come si accende un fuoco?”.
“Beh, si mette un po’ di carta, i bastoncini piccoli, poi uno ceppo grosso a fianco a scaldare”. “Sì, ok, fin qui ci sono, ma poi?”. “Poi si usa l’accendino!”.
Categoria: se non ci fossero gli scout.

Bel prato, capirinha, buona musica, oscurità. “Ma cos’è questo? Un frutto? (tenendo in mano qualcosa di tondo raccolto per terra). “Oh cavolo, ma è cacca di cane!” Camminando a piedi nudi per le strade di sabbia del villaggio, puliti e profumati per festeggiare l’ultimo giorno dell’anno, oscurità. “Paf!”. “Accendi un attimo il cellulare per favore…”. “Ho pestato la cacca di un cavallo!”: i taxi del luogo sono dei carretti trainati da dei cavalli molto… produttivi.

Categoria: fortuna brasileira d’ inizio anno.

“Ho trovato un posto! Lei è molto gentile e il posto è anche abbastanza economico! Prendi lo zaino, andiamo!”. Donna della posada: “Ho già affittato”. “Ma come!? Ero qui fino a cinque minuti fa! Le ho detto che andavo a chiamare il mio amico!”. “È arrivata un’altra persona nel frattempo”.

Zaini caricati sul bus. All’autista: “Ce la facciamo ad andare due minuti a comprare una bottiglietta d’acqua e dei crackers?”. “Claro”. Dopo un minuto e quarantotto secondi, vediamo il bus che chiude le porte e fa per andarsene. “Aspetta, cavolo…!”. Ma pensa te, con pure gli zaini dentro!

Categoria: gentilezza brasiliana.

E poi: tramonti mozzafiato, spiagge paradisiache, risate, pianti, pensieri, preoccupazioni, speranze, sudore, culo appiattito da ore sui bus, bagni, albe, barche, barchette, zanzare, sabbia, sabbia dappertutto, birre, caipirinhe, scottature, delusioni, piedi neri, vestiti bianchi, acqua di cocco, e un inizio d’anno guardando le stelle cadenti distesi su una spiaggia.

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