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Incontri

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GUIDO BONOLDI - 30/01/2015

James Tissot, La moneta smarrita, Brooklyn Museum

James Tissot, La moneta smarrita, Brooklyn Museum

Una parabola del Vangelo racconta di una donna che aveva perso una moneta. “Quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta”. Forse sarà capitato anche a Gesù di perdere qualcosa come è successo a me domenica 25 gennaio.

Approfittando della bella giornata di sole, ero andato a Ternate e da lì, con la mia nuova bicicletta pieghevole, avevo percorso la bella pista ciclabile del lago di Comabbio. Alla fine del percorso, ritornato alla macchina, avevo già riposto la bicicletta nel baule, quando mi sono accorto che avevo perso il portafoglio. Stupidamente non avevo chiuso la lampo della tasca del kway e così il portafoglio era sicuramente scivolato fuori in un certo punto del percorso: sono stato preso da un sentimento di sgomento, non tanto per i soldi, quanto per tutti i documenti che vi erano custoditi.

Così mi sono rimesso in sella per rifare tutto il percorso, con gli occhi ben aperti sulla pista alla ricerca del tesoro perduto, chiedendo a tutti coloro che incontravo, se per caso avessero trovato un portafoglio.

Non ero ancora giunto a metà del percorso, quando ho ricevuto una telefonata “dottor Bonoldi, ho ritrovato il suo portafoglio, diamoci appuntamento tra dieci minuti al camping La Madunina di Varano Borghi”. E allora avanti, pedalando con ritrovata lena, per non fare aspettare lo sconosciuto benefattore.

Arrivato al camping ho trovato ad attendermi il signor Rubini, che mi ha consegnato il portafoglio, chiedendo scusa di aver dovuto guardarvi dentro per risalire al suo possessore: aveva visto, dalla tessera di iscrizione all’Ordine, che ero un medico, aveva così cercato su google ed aveva scoperto che lavoravo all’Ospedale di Busto Arsizio, aveva chiamato il centralino dell’Ospedale e, spiegando la circostanza, aveva chiesto il mio numero di cellulare, e cosi era riuscito a chiamarmi.

Quando gli ho chiesto come avrei potuto sdebitarmi, mi ha risposto che andava bene così, dicendo “se non ci aiutiamo fra noi…”. Benedetta coscienza di una comune appartenenza!

Poco prima di arrivare al punto di partenza ho rincontrato marito e moglie ai quali avevo detto che stavo cercando il mio portafoglio: “Ha ritrovato il suo portafoglio?” “Sì, grazie ad un signore”, “Bene!”. Con pacca sulle spalle di compiacimento.

Ma allora un popolo esiste ancora. E voi, cari lettori, siete “le amiche e le vicine” alle quali raccontare la storia affinché vi possiate rallegrare con me.

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