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Cultura

GLI ARCHIVI DEI PARROCI

SERGIO REDAELLI - 11/09/2015

archivioDal passato della chiesa parrocchiale di Induno Olona emergono bolle papali, eventi epocali e fatterelli di cronaca: ci sono i decreti della visita di Carlo Borromeo nel 1574, il testo del discorso che l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini tenne in occasione della visita pastorale nel 1959 (con due biglietti autografi di monsignor Pasquale Macchi al parroco don Aldo Luoni), la pergamena del breve firmato da Clemente XIII nel 1759 che concede l’altare privilegiato ai membri della confraternita locale del S. Rosario; ma anche i documenti di una vertenza che oppose il parroco a una famiglia facoltosa del paese che pretendeva di seguire la messa in chiesa da una tribuna privilegiata.

Sono alcune curiosità contenute nell’archivio storico della parrocchiale di San Giovanni Battista “rimesso a nuovo” in questi giorni. Diciamo meglio: l’archivio in canonica esiste da secoli (i documenti più antichi risalgono addirittura al ‘400), ma ora è stato messo in ordine e l’indice è consultabile in pdf e su supporto cartaceo, basta rivolgersi al parroco don Franco Bonatti per averne visione (con giustificati motivi). Il lavoro di riordino e inventariazione ha richiesto un anno e mezzo di lavoro alla dottoressa Lucia Pelagatti, 52 anni, milanese, laureata all’Università Cattolica in lettere moderne e diplomata in archivistica, paleografia e diplomatica all’Archivio di Stato di Milano.

L’esperta archivista (ha indicizzato tremila delle quarantamila lettere del carteggio di Carlo Borromeo conservato alla Biblioteca Ambrosiana) fa parte dell’equipe di specialisti che l’Archivio Storico Diocesano diretto da monsignor Bruno Bosatra mette a disposizione dei parroci che vogliono fare ordine negli scaffali. “Il nostro è un approccio scientifico – spiega Pelagatti – L’obiettivo è dare agli storici uno strumento attraverso il quale possano farsi un’idea del contenuto dell’archivio, di quello che c’è e di quello che non c’è. Nel caso di Induno il disordine era notevole. Qualcuno alla fine degli anni ottanta ci mise le mani distruggendo il cosiddetto vincolo archivistico e ho dovuto ricostruire i blocchi storici primari”.

Il vincolo archivistico è l’ordine delle carte che si sono accumulate nel tempo dando origine a fascicoli e registri, il legame che congiunge per motivi logici un documento a un allegato e non si può in alcun modo manipolarlo. Con 488 fascicoli e 90 registri, l’archivio della chiesa di San Giovanni Battista è considerato di dimensioni medie ed è uno dei cento finora riordinati su circa un migliaio di parrocchie diocesane. “Per il momento la diocesi non è ancora attrezzata per la messa in rete degli archivi parrocchiali. Si può ricavarne un pdf. Due copie cartacee dell’inventario restano in parrocchia, un’altra va nella sede dell’Archivio Storico Diocesano in via San Calimero 13 a Milano”.

Quanto costa il lavoro di riordino? La spesa non è alta, dipende comunque dalle dimensioni dell’archivio. Curiosando tra le carte della parrocchia di Induno si trovano investiture livellarie, benefici, legati, disposizioni e circolari dell’autorità civile, decime, elenchi di confraternite, attività e beni parrocchiali, reliquie, battesimi e documenti matrimoniali. Spiccano alcune rarità: “L’atto che cita il primo parroco don Antonio Zanaboni risale al 1468 – rivela l’archivista – non è frequente trovare carte del quattro e cinquecento negli archivi parrocchiali, anche se si tratta di copie eseguite nel sei e settecento, secoli di solito più ricchi di documentazione”.

Ecco la scrittura privata firmata dalla parrocchia e dall’artigiano Silvestro Morandi nel 1669 per la costruzione dell’orologio del campanile, la decorazione della facciata nel 1734-1735 per mano dei marmorini di Viggiù Carlo Girolamo e Angelo Antonio Buzzi, la costruzione dell’organo nel 1740 (e il progetto di quello nuovo nel 1962 ad opera della ditta Vincenzo Mascioni di Cuvio), la storia della rifusione delle campane per mano del fonditore Giovanni Bizzozero di Varese nel 1794 e l’elezione del maestro di cappella per il collaudo; infine l’estratto del decreto reale del 1938 che sopprime la Fabbriceria e perfino il fascicolo con l’elenco delle suppellettili d’argento requisite nel 1796-1797 dalle truppe di Napoleone Bonaparte.

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