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Incontri

L’ANTIDOTO ALLA PAURA

GUIDO BONOLDI - 27/11/2015

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Gerusalemme, lo striscione a ricordo dei Copti uccisi

Il 13 novembre, giorno in cui sono stati perpetrati i sanguinosi attacchi terroristici a Parigi, mi trovavo in Terra Santa e per la precisione a Nazareth, con un gruppo dell’Ospedale di Busto Arsizio, guidato dal cappellano don Fabrizio; stavamo infatti compiendo un pellegrinaggio per visitare i luoghi santi dove nostro Signore Gesù Cristo ha vissuto ed operato.
 Qualcuno era partito dall’Italia con un certo timore per la propria sicurezza in una terra considerata da tutti a rischio. Ma tali timori erano presto svaniti e tutti erano stati presi dalla intensità e dalla bellezza della esperienza di incontro con luoghi e persone cosi significativi per la vita di ciascuno e carichi della memoria viva della presenza di Dio fatto uomo.

D’altra parte eravamo sulle tracce di colui che, dopo aver sedato la tempesta sul lago di Tiberiade, aveva rimproverato i suoi discepoli dicendo loro “perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?” e che confidava ai suoi amici più cari “non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna”.

Tornato in Europa mi sono trovato circondato da un clima di paura per quello che era successo a Parigi.
 Penso che tutti gli europei abbiano percepito come una minaccia rivolta a ciascuno di loro la strategia dei terroristi di colpire le persone proprio nei luoghi dello svago, attaccando così oltre alle vittime anche una certa forma di vita.
 Si sono levate molte voci che hanno affermato “non ci lasceremo determinare dalla loro minaccia, continueremo a vivere alla nostra maniera, espressione della nostra libertà!”.

Ma già quello che è successo a Bruxelles qualche giorno più tardi ha smentito tale enunciazione: una capitale europea è rimasta “chiusa al pubblico” per quarantotto ore, con forti ripercussioni sulla vita dei suoi cittadini.
 La questione è che se la libertà dell’Occidente si riduce solo ad un modo di vivere per quanto è possibile “a proprio piacimento”, dietro il quale c’è il nulla, risulta troppo debole per superare la prova del terrorismo anti-occidentale e della paura che ne deriva.

Ha scritto Don Julian Carrón: “I fatti di Parigi ci mettono davanti alla domanda decisiva: perché vale la pena vivere? È una provocazione che nessuno di noi può evitare. Cercare una risposta adeguata alla domanda sul significato della nostra vita è l’unico antidoto alla paura che ci assale guardando la televisione in queste ore, è il fondamento che nessun terrore può distruggere”.

A Gerusalemme sulla via che porta al Santo Sepolcro i cristiani copti egiziani hanno esposto uno striscione con i volti dei loro confratelli trucidati dai miliziani dell’ISIS su una spiaggia della Cirenaica nel febbraio scorso; tra le frasi che campeggiano sullo striscione ce n’è una di Shenouda III, che è stato patriarca di Alessandria d’Egitto: “Mi stupisco di come siete stati davanti ai tiranni… che cosa ha reso la morte così cara ai vostri cuori? Avete visto in essa la gloria della vita? O avete visto Cristo che vi aspettava e gli siete corsi incontro?”
. La paura si può vincere solo se nella vita c’è una presenza che ti dice: “Non avere paura, io sono con te”.

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