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Editoriale

ATTRARRE

GIUSEPPE ADAMOLI - 04/03/2016

Varese ed il territorio limitrofo

Varese ed il territorio limitrofo

Il programma della coalizione Pd-Varese 2.0 lo conosceremo solo fra alcune settimane. È in corso infatti una fase ascolto molto intensa della città per raccogliere ulteriori esigenze e proposte. I punti critici di Varese sono tanti, particolarmente evidenziati dalla perdita di residenti, di giovani, di posti di lavoro. Su quest’ultimo punto la mia breve riflessione.

Il paragone con città come Busto, Gallarate e Saronno è frustrante per Varese. Suddividiamo, per semplicità di analisi, l’occupazione in tre settori: strutture pubbliche, servizi socio-assistenziali, attività produttive. Il settore pubblico ha tenuto grazie soprattutto allo status di capoluogo durato decenni, ma rischia di indebolirsi alla luce della riforma della macchina dello Stato. Quello socio assistenziale ha potuto contare su buone strutture e su una massa di pazienti non ridimensionabile che anzi aumenterà per l’invecchiamento della popolazione. Quello produttivo è il piatto che piange e, se non si inverte la rotta, per il futuro sarà anche peggio.

I primi due settori necessitano di razionalizzazione, di ammodernamento, di interventi mirati a ridurre la spesa improduttiva. Il terzo ha bisogno che si inventino delle migliori condizioni di base. Ma cosa può fare l’amministrazione comunale di credibile e concreto? C’è anzitutto un problema di approccio preliminare che vale in generale. Bisogna alzare lo sguardo oltre i confini amministrativi della città e raggiungere una massa critica di abitanti e territorio che le conferisca una forza rappresentativa che oggi non dispone. Un compito difficile ma niente affatto impossibile. Gli altri Comuni interessati (autonomi, per carità) per un totale di 120/150.000 abitanti si rendono conto che le ristrettezze economico-finanziarie impongono risparmi amministrativi che un’azione sinergica può produrre.

Soltanto una coordinata politica del territorio (tipica competenza municipale) e un visione strategica delle attività produttive possono trattenere le aziende che già ci sono e rendere appetibile e concorrenziale questo territorio per altre iniziative industriali, medie e piccole. I requisiti sono la facilitazione burocratica, le tasse locali contenute (esempio la Tari), il recupero di fabbricati dismessi dotabili di servizi moderni.

Qual è la ricchezza della nostra area? È il trinomio ambiente-paesaggio-cultura. Un insieme di risorse da impiegare e valorizzare dentro un unico disegno strategico. È questa una fortunata originalità territoriale e storica che può dare qualità alla necessaria ri-crescita. Alcuni anni fa si era parlato di sviluppo turistico. Una previsione non infondata, sia pure molto ottimistica, poi ridicolmente implementata con l’assurda funicolare del Sacro Monte.

Un’altra grande opportunità va ricercata nella vicinanza con l’area Expo. Le mancate ricadute positive dell’Esposizione mondiale (insufficienza di Varese) non debbono frenare la spinta a cogliere un’occasione forse irripetibile. La grande città metropolitana di Milano che si rivolge ancora a nord in cerca di nuovi spazi per la scienza e l’altissima tecnologia è una bella potenzialità per Varese, per lo sviluppo di moderne infrastrutture informatiche, per diventare sede di produzioni collaterali fortemente innovative per le quali esiste ancora un adeguato capitale umano (prima che si consumi e scappi definitivamente).

L’attrazione di Varese come luogo di residenza è da perseguire come lo fu un secolo fa. Occorre un progetto ben finalizzato e facilmente comunicabile. Con un’amministrazione capace e intelligente, senza liti interne di galletti gelosi e presuntuosi, questi progetti non sarebbero voli pindarici.

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