Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Editoriale

EQUILIBRIO

GIUSEPPE ADAMOLI - 08/04/2016

Il candidato sindaco del PD, Galimberti con il leader di Varese2.0, Zanzi

Il candidato sindaco del PD, Galimberti con il leader di Varese2.0, Zanzi

È tempo di decisioni complicate nelle coalizioni che vanno al voto amministrativo: sul completamento dei programmi, sul modo di condurre la campagna elettorale, sulle scelta delle persone da mettere nelle liste, su qualche importante incarico del futuro. È  un problema che esiste a Varese, Milano, Busto, Gallarate, per stare vicino a noi, e che riguarda più o meno tutti gli schieramenti di centrodestra e centrosinistra.

Sciogliere questi nodi non è mai stato facile a tutti i livelli, anche a quelli più alti. Nella Prima Repubblica la Dc, partito largamente maggioritario, aveva concordato la presidenza del Consiglio per Bettino Craxi (Psi) e perfino per Giovanni Spadolini, capo di un partito (il Pri) molto più piccolo. Se stiamo in Lombardia, la Dc esprimeva sempre il presidente della Regione, mentre il vice presidente era del Psi e la presidenza del Consiglio regionale era talvolta attribuita anche al Pci, la più grande forza di opposizione. Ero completamente d’accordo su questo schema tanto che, nel nuovo Statuto da me proposto, abbiamo introdotto l’obbligo che le Commissioni d’inchiesta siano sempre presiedute da un rappresentante delle minoranze.

L’elezione diretta dei sindaci e dei presidenti di Regione ha cambiato sostanzialmente lo scenario con la formazione delle coalizioni che avviene molto prima delle elezioni. L’equilibrio della coalizione va quindi, almeno in parte, ricercato quando ancora manca il risultato elettorale e riguarda, ad esempio, la struttura delle giunte (quanti e quali assessorati) e quali spazi vitali di amministrazione e di visibilità garantire a tutti i soggetti dell’alleanza.

Sbaglierebbe la formazione più forte ad imporre la propria volontà così come sbaglierebbero gli altri  partner a sfruttare al massimo la cosiddetta “utilità marginale” esasperando diversità a volte reali, a volte immaginarie. È  chiaro che i partner di una coalizione non valgono solo per l’esito numerico che possono raggiungere ma soprattutto per il fatto che questo esito, significativo o modesto che sia, può rivelarsi decisivo.

Ancora di più conta la novità e l’equilibrio complessivo (politico e civico) che si offre all’elettorato come elemento di cambiamento o di positiva evoluzione là dove già si amministra. Sono del Pd (senza cariche), cioè del partito che oggi guida tutti i capoluoghi di provincia eccetto Varese (speriamo di mantenere Milano), ma sono consapevole che se oggi ci presentassimo solo come partito rischieremmo molto in tutte le grandi o piccole città.

Per queste ragioni ci vuole in questa fase senso di responsabilità, saggezza, pazienza e capacità mediatrice da parte di tutti. Il passo più importante è stato compiuto quando si erano decise le coalizioni. In quel momento si erano accertate le compatibilità amministrative, le potenzialità elettorali, le convergenze programmatiche essenziali, al punto che in alcune realtà si sono fatte insieme le primarie.

Tutte le complicazioni che inevitabilmente insorgono durante il cammino sono meno rilevanti dei problemi già risolti. Il compromesso (di questo si tratta) su ciò che resta da definire è assolutamente a portata di mano a Varese, Milano e nelle altre città, con un occhio a vincere e l’altro alla buona amministrazione. È  questo il solo risultato che interessa all’elettore che altrimenti si sentirebbe tradito nelle sue aspettative e non perdonerebbe né le liste politiche, né le liste civiche, salvo attribuire la maggiore responsabilità a chi è più forte e organizzato.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login