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Attualità

MATTEO NEL TUNNEL

CESARE CHIERICATI - 22/04/2016

Lo schema di Alptransit

Lo schema di Alptransit

Con l’abituale sicumera venerdì 15 aprile, presentando il nuovo codice degli appalti dunque un’occasione ufficiale, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha dichiarato ai quattro venti: “Siamo l’unico Paese al mondo che sta facendo tre tunnel, tre opere strepitose per il collegamento con l’Europa: il Gottardo (riferendosi alla galleria di base AlpTransit, ndr) il Brennero e la Torino – Lione”.

Nessuno, né il ministro delle infrastrutture Del Rio né i cronisti presenti in corpore, si accorge del clamoroso svarione geopolitico. Evidentemente tutti o quasi i presenti hanno compiuto i loro cicli scolastici quando la geografia ha cominciato a essere inopinatamente esiliata dalle scuole della Repubblica. Infatti tutti ma proprio tutti dovrebbero sapere che il Gottardo è una montagna storica della Svizzera e simbolo dell’Europa intera perché, grazie ai due trafori – ferroviario (1882) e stradale (1980) – ha messo in comunicazione il Nord e il Sud del continente rompendo storici isolamenti, favorendo l’economia, la cultura, il turismo, in definitiva il progresso. Non a caso a lungo è stato identificato come la via della genti. Però tutti tacciono nel pensoso consesso e allora Renzi si sente autorizzato a piazzare il carico da novanta dicendo che il “Gottardo si inaugura il primo giugno con la Svizzera e stiamo investendo 28 miliardi di euro per collegarci con L’Europa”. La frittata è completata. I corrispondenti delle testate straniere, quelli svizzeri in particolare, cominciano a diffondere l’incredibile svarione renziano mettendo in risalto la conseguente “appropriazione indebita” dell’investimento di 28 miliardi di euro spesi unicamente dalla Confederazione per la gigantesca opera ferroviaria. Non solo ma la stessa Svizzera finanzierà con 280 milioni di franchi a fondo perso il corridoio ferroviario a quattro metri (ovvero con l’innalzamento del profilo delle gallerie) per il transito dei nuovi convogli merci ad alta capacità in territorio italiano, sia sulla direttrice Luino – Novara sia su quella per Milano.

Nei media elvetici i commenti ironici si sono ovviamente sprecati e la notizia della gaffe renziana ha avuto grande rilievo. Non altrettanto è accaduto in Italia dove solo i giornali d’opposizione l’hanno adeguatamente ripresa. Carità di patria o “servo encomio”? Nessuno però in Italia si è spinto oltre la scivolata renziana con qualche considerazione sull’impatto che, a pieno regime, AlpTransit avrà sulla regione alpina centrale, in particolare sull’ asse Milano – Como – Varese che sarà ulteriormente connessa, attraverso il Canton Ticino, con la grande area urbana zurighese. In due ore e mezza sarà possibile raggiungere la città sulla Limmat da Milano e anche da Varese e Como grazie alla Mendrisio – Malpensa riduttivamente chiamata Arcisate – Stabio per gli intoppi che ne hanno sin qui frenato al realizzazione. La stessa area insubrica, grazie al completamento degli investimenti legati al grande tunnel di base elvetico, potrà godere di collegamenti ferroviari metropolitani fra Varese, Como, Lugano e Locarno oggi difficili da immaginare ma in realtà dietro l’angolo.

Insomma AlpTransit sarà una rivoluzione e inciderà pesantemente anche sugli assetti urbanistici di una vastissima area italo svizzera già oggi fortemente conurbata e densa di infrastrutture. Sviluppi che comunque danno ancora una volta ragione allo scrittore elvetico Carl Spitteler che a proposito del Gottardo a fine ottocento scriveva: “la montagna unisce ciò che sembra separare”. Naturalmente senza invasioni di campo e grottesche quanto fantasiose rivendicazioni da parte di un Presidente del Consiglio troppo spesso afflitto dalla sindrome di Gianburrasca.

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