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Divagando

AMATO MOLINA

AMBROGIO VAGHI - 13/10/2016

molinaFinalmente oggi possiamo sapere un poco di più del caso Molina dopo che l’assessore al Welfare Giulio Gallera ha risposto all’interrogazione di Luca Marsico in Consiglio Regionale. La Regione, in quanto erogatrice di fondi pubblici a sostegno del Molina, ha la prerogativa dei controlli sulla gestione della Fondazione. Li esercita attraverso l’ATS Insubria. Sono le norme sulla trasparenza.

Le informazioni fornite in seduta pubblica da Gallera fanno riferimento al verbale del cda del Molina del 26 novembre del 2015 in cui il presidente Campiotti mise al corrente i consiglieri di avere investito al tasso lordo annuo del 3% in titoli obbligazionari la somma di 450.000 euro. Secondo l’assessore non apparirebbero in quel verbale né il destinatario del prestito né i tempi del rimborso. Comunque i consiglieri del Molina ratificarono.

Risaputosi che beneficiaria sarebbe stata una società riferibile a un’emittente televisiva locale, è sorto il caso politico per l’intreccio di sodalità tra la proprietà della rete, un ex candidato sindaco e l’attuale presidente del Molina. Il nodo non è dei più semplici e qualche cosa bisognerà pur dire in Consiglio comunale: tra l’opinione pubblica varesina c’è chi si aspetta una parola dal sindaco Galimberti e chi pensa che sarebbe doveroso sentire Campiotti superando disquisizioni leguleie. La casa di riposo è patrimonio storico e fattuale della città, non vuole essere campo di competizioni politiche. La trasparenza degli atti è un dovere: se risulterà che qualcuno ha sbagliato dovrà risponderne, e se non ha sbagliato dovrà ricevere tutte le giuste scuse.

Ora però sia concesso di fare alcune domande e sottolineature.

La delibera del prestito il cda del Molina la assunse nel novembre del 2015. Nel giugno scorso, dopo le elezioni comunali e la vittoria di Galimberti, circolarono voci su un prestito che il Molina avrebbe dato a terzi. Ventidue consiglieri comunali vollero sentire direttamente Campiotti. Che però rifiutò l’invito. Come mai l’ATS Insubria, braccio destro della Regione ha aspettato fino al 22 settembre a effettuare una visura alla Camera di Commercio dove avrà modo di consultare il famoso verbale del novembre dell’anno prima? Impregiudicata la legittimità del Molina di concedere prestiti, resta il fatto che il parere richiesto a un consulente esterno porta la data del 26 luglio 2016, mesi dopo l’operazione avvenuta.

Sempre secondo quanto detto in aula dall’assessore regionale, non risulterebbero richieste di notizie sui bilanci della società destinataria del prestito. Un dettaglio da chiarire, come andrebbe chiarito il cenno alla emissione di un altro prestito obbligazionario da parte della medesima di 500.000 euro convertibili in azioni. La Fondazione Molina lo ha sottoscritto? Vi sono impegni al riguardo?

Vorremmo ricordare la vigente normativa che obbliga chi riceve fondi pubblici oltre gli 800.000 euro a sottoporsi ad ulteriori controlli tramite un codice etico e l’Organismo di Controllo (ODV ). Sono stati effettuati tali controlli ?

Speriamo che gli interrogativi ancora aperti possano ricevere una risposta a breve dalla Commissione regionale della sanità davanti alla quale saranno chiamati a rispondere sia Campiotti, che ha dato la sua disponibilità a presentarsi dicendosi certo di poter chiarire tutto, sia Paola Lattuada responsabile dell’ATS Insubria.

Intanto Forza Italia e Lega Nord di Varese, che a suo tempo indicarono al sindaco Attilio Fontana i nomi dei loro rappresentanti come consiglieri del Molina, hanno assunto una posizione netta. Forza Italia ne ha espulso uno dei suoi mentre l’altro, esattamente come i due della Lega Nord, pare si ostini a non passare informazioni al partito di riferimento malgrado i ripetuti inviti. Che fare ? Quei partiti li inducano alle dimissioni, unica strada per togliere dubbi e ammettere qualche limite di comportamento. In tale caso il Consiglio di amministrazione si troverebbe nell’impossibilità di proseguire. Un girare pagina per avviare una diversa gestione e sgombrare il campo dagli scontri politici.

Dalla Regione ci si aspetta una parola convincente. Con l’auspicio di non assistere soltanto a un cambio di campo, Varese – Milano, nello scontro politico. Del quale il nostro amato Molina, e qui ripetiamo le secche conclusioni di una precedente nota sulla vicenda, non ha proprio bisogno. La chiarezza è un primo dovere, l’evitare strumentalizzazioni di parte un secondo dovere. Non meno importante del primo.

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