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Sport

NEL MITO DI AZZURRA

FELICE MAGNANI - 13/10/2016

Tiziano Nava a Laveno

Tiziano Nava a Laveno

Gli anni 80 sono importanti per lo sport italiano. Nell’82 la nazionale azzurra conquista il campionato del mondo di calcio, battendo la Germania in una finale memorabile. Non basta. Uno scafo di 12 metri, di nome Azzurra, scende in acqua a Pesaro il 19 luglio 1982 e inizia la sua mitica avventura il 18 giugno 1983 a Newport, nel Rhode Island e lascia il segno. Si classifica terza nella Louis Vuitton Cup, vincendo 24 regate sulle 49 disputate. La barca di tutti gli italiani, fortemente voluta da S.A. Karim Aga Kan e dall’avvocato Giovanni Agnelli lotta alla pari con il fior fiore della vela mondiale, dimostra che i sogni si possono avverare quando il messaggio dello sport decide di arrivare lontano, oltre oceano, dove il predominio del New York Yacht Club dura ininterrottamente da 132 anni.

Per la prima volta tutti gli italiani, sportivi e non, si lasciano prendere il cuore da una barca a vela di colore azzurro, che si batte come una leonessa contro quelle considerate inarrivabili del Regno Unito, degli Stati Uniti, dell’Australia e della Nuova Zelanda. L’Italia dimostra al mondo di essere alla pari, di volere a tutti i costi ottenere un risultato straordinario, di avere uomini, genio e creatività anche in campo velistico, dove l’impegno è grande e le difficoltà incredibili.

Per la prima volta un mondo lontano mille miglia dalle nostre consuetudini è alla portata di tutti, grazie anche alla simpatia di uno skipper che si è inventato un equipaggio da sogno, ragazzi messi al varo di pubbliche responsabilità, alla guida di una barca che rappresentava la loro nazione.

Nell’equipaggio di Cino Ricci c’è lui, Tiziano Nava, il fortissimo tattico di Laveno Mombello, che aveva già ampiamente dimostrato la sua bravura vincendo campionati italiani, europei e mondiali, diventando uno dei più forti velisti al mondo. Incontro Tiziano 33 anni dopo la mitica impresa di Azzurra, nella scuola che ha fondato a Laveno, dove insegna, con la moglie Paola Ferrario, l’arte di vivere la passione velica sul Lago Maggiore. A cinquantotto anni ha ancora il taglio del velista forte ed entusiasta, capace di spendersi sulle evoluzioni dei Wally Yachts, di Magic Blu, allenando gli equipaggi dei Farr “40”, dei Malges 32 B-Lin, del PP52 americano. Conduce con Paola, anche lei ex campionessa di vela, la scuola di Laveno, frutto della sua intuizione sportiva.

Mentre Tiziano circumnaviga ancora il mondo, portando la sua testimonianza di coach esperto di tattiche e di strategie veliche su Maxi Yachts, la moglie Paola, diplomata all’ISEF, crea le condizioni di una programmazione didattica capace di orientare i giovani e i meno giovani alla conquista di una dimensione educativa dello sport velico. Teamwork, leaderschip, gestione della comunicazione, autostima, problem solving, passione e divertimento sono parte integrante di una dinamica operativa che si realizza nel Team Sailing, attività di altissimo livello che trova ampio spazio nelle strategie educative di Top Vela.

La formazione velica s’intreccia con quella aziendale, l’una diventa stimolo e sostegno dell’altra. La grande intuizione dei coniugi Nava è stata proprio quella di aver colto le finalità educative delle giovani generazioni, della scuola, dei gruppi, dei nuclei familiari, ma anche e soprattutto di aver creato un’importante interazione formativa tra sport e industria, tra attività sportiva e attività aziendale. Paola, fondatrice di Top Active, ha un ruolo fondamentale nella creazione di percorsi didattici mirati per gruppi aziendali che vogliono partecipare ad attività di formazione.

Trasformare un gruppo in una squadra vincente è un obiettivo stabile della scuola di vela di Laveno. Sulla barca i contatti sono più stretti, il linguaggio più confidenziale e serrato, la relazione più diretta, più vera e immediata, i problemi richiedono soluzioni immediate, la buona riuscita dipende da una collaborazione unitaria e pronta. È in questa proiezione educativa dello sport velico che i coniugi Nava operano nel delizioso golfo di Laveno, mettendo a disposizione la loro grande esperienza professionale al servizio di chi vuole trovare il tempo e lo spazio di una ripartenza.

 

L’INTERVISTA

 

Paola, che cosa conta di più nella vostra educazione allo sport?

Mettiamo al primo posto e al centro la persona umana. La tecnica ha la sua importanza, siamo professionisti, ma il punto di partenza è la persona che viene da noi, che si aspetta qualcosa di nuovo e di importante, che vuole uscire da una quotidianità in molti casi opprimente, per ritrovare il gusto dell’entusiasmo, della passione, della voglia di riscoprirsi in una relazione più vera e più umana con la realtà. Le persone vengono da noi per imparare a condurre una barca a vela, ma anche per vivere in modo più diretto il contatto con l’ambiente, per godere della bellezza del nostro lago, per ritrovare un po’ di serenità, per conoscersi un pochino di più. Per questo cerchiamo di sviluppare le condizioni perché ciò avvenga, mettendo in campo tutta la nostra professionalità, la nostra passione e la nostra esperienza.

Tiziano, come convergono le vostre esperienze?

Io arrivo alla scuola di vela da atleta velista puro, ho fatto regate in tutto il mondo e poi a un certo punto ho deciso di iniziare questa esperienza con la fondazione di una scuola, Paola invece arriva sia da velista che ha partecipato ai campionati del mondo con eccellenti risultati, è stata anche campionessa italiana, ma anche con una preparazione specifica sul piano scientifico e metodologico, avendo frequentato l’ISEF. È quindi in possesso di una conoscenza che le consente di gestire con la giusta competenza il sistema delle relazioni con il mondo adulto e con quello giovanile, creando programmazioni e obiettivi mirati. Mia moglie ha le competenze necessarie per approntare e realizzare le strategie utili per il raggiungimento degli obiettivi. La vela non è uno sport facile, è una disciplina complessa, che si svolge sull’acqua, un ambiente un pochino diverso da quello cui siamo abituati. In molti casi l’approccio genera paura e poi c’è il vento, che in alcuni momenti può diventare tempestoso, cattivo, è in queste circostanze che le strategie relazionali diventano fondamentali.

Paola, la vela può aiutare, darci più sicurezza?

Si tratta di uno sport tecnico, ma offre moltissimi spunti per educare la persona, per definire meglio i suoi aspetti comportamentali. Puntiamo sull’autostima e sulla comunicazione. Lavoriamo molto con il gruppo scolastico, con quello aziendale, con il gruppo degli adulti, senza preclusioni. Il tema più ricorrente è quello della relazione con gli altri, migliorare quindi la capacità di stabilire rapporti anche al di fuori dell’investitura professionale. La scuola di vela è un ottimo antidoto allo stress, crea un visione più ampia dell’assetto comportamentale, una conoscenza più approfondita di se stessi e della vita di gruppo. Praticando la vela ci s’immerge in un mondo dove è ancora possibile congiungersi con la propria interiorità, con il silenzio, con le cose semplici, puntando decisamente verso un rilancio della propria identità. In barca non si usa il telefonino, si dimenticano i problemi, si ricreano quelle aspirazioni che stimolano la nostra immaginazione, che alimentano la nostra energia, che ci fanno sentire più in sintonia con noi stessi e con gli altri.

Tiziano, la barca è un po’ come la vita?

Stare in barca è affrontare la vita con un’ organizzazione adeguata. Quando sei per mare o sul lago ci sono momenti rilassanti, estremamente godibili, ma ci sono anche quelli che richiedono un’immediata presa di coscienza su ciò che sta accadendo. Se arriva un temporale devi essere pronto, devi sapere come affrontarlo. È in questo parallelismo che la vela diventa un coadiuvante, ci aiuta a essere più pronti e più attenti, capaci di gestire gli eventi anche nella loro imprevedibilità. Devi tirar fuori tutta la forza, l’impegno mentale e quello fisico, per arrivare a gestire anche le situazioni più problematiche. Se s’ impara ad affrontare il primo temporale, diventa più facile poi affrontare quelli successivi, saremo più preparati, avremo più strumenti per evitare il peggio. È anche in questa visione che si sviluppa l’amore per la vela, grazie alla sua capacità di essere utile consigliera per combattere contro gli imprevisti della vita. È in questa visione dinamica che si colloca la maturazione dell’individuo, la sua capacità di riconoscersi e di capire che cosa sia meglio fare per star bene con se stessi e con gli altri.

Tiziano, com’è stato il tuo approccio?

Per me è stato tutto più facile, perché sono nato e cresciuto vicino al lago, ho imparato quindicenne ad affrontare le prime situazioni impegnative della vela. Eravamo un gruppetto di tre, quattro coetanei con l’amore per la barca. Abbiamo cominciato a navigare insieme, ci si aiutava a vicenda, si condividevano le responsabilità, le competenze, i ruoli. Quando sei giovane ti viene spontaneo aiutare l’altro, condividere è una cosa normalissima. Se stai navigando e vedi una barca che si rovescia ti avvicini, chiedi, ti informi, presti soccorso. È grazie alla vela che ho imparato ad approcciare certe situazioni con lo spirito giusto.

Come nasce la scuola?

Ho aperto la scuola nell’88, dopo aver terminato la mia seconda partecipazione alla Coppa America. Di ritorno dall’Australia, finito il triennio con Azzurra, mi interessava fare qualcosa sul territorio e per il territorio, in particolare a Laveno, dove sono nato e cresciuto. Io ho sempre avuto un forte legame con il lago. A 58 anni non ho perso la voglia di godermelo. Mi piace vivere ogni stagione con la giusta passione. Amo l’inverno con la sua cornice prealpina ammantata di bianco, quando spira quella tramontana gelida che spazza la superficie del lago. Con l’abbigliamento giusto è bellissimo navigare anche durante l’inverno, quando i colori sono molto forti, l’aria è particolarmente tersa, trasparente, come pure in autunno, quando vedi tutti i colori dei boschi che spiccano lungo la costa. È meraviglioso in primavera, quando vai a circumnavigare le isole borromee, Santa Caterina del Sasso Ballaro o quando ammiri le fioriture dei giardini. D’estate è molto frequentato dai motoscafi, l’aria non è più così pulita e così tersa, però puoi sempre fare il bagno, lo godi con una mentalità diversa. Io non sono un pescatore, ma ogni tanto mi piace mettermi alla prova, nuoto, esco da solo, mi fermo proprio in mezzo e me ne sto lì tranquillo a godermi il silenzio. Quando vedo quella nuvola che si avvicina, so che di lì a poco pioverà, so che se le nuvole sono striate dopo qualche ora arriverà il vento forte per uscire in barca, ormai conosco vizi e virtù. Laveno è casa mia, quindi cerco sempre di prenderne le difese, di proteggerla, perché è parte integrante della mia vita.

Tiziano, tu e Paola siete stati innovativi

Siamo partiti in un momento in cui le nostre idee erano innovative, creavano una certa curiosità. Forse Top Vela è stata la prima in Italia a orientarsi verso ragazzini di 6/7 anni. Insegnare uno sport tecnico come il nostro a dei bambini non è stato facile, ma Paola è stata bravissima a inventarsi e a realizzare una serie di esercizi e di proposte molto adatti, trasformando la disciplina in gioco e creando così la possibilità di imparare giocando. Attraverso attività ludiche mirate Paola è riuscita a far passare anche concetti non proprio facili e a far apprendere a molte persone i segreti della vela.

Paola, non c’è sport senza divertimento?

Con il gioco il processo di apprendimento è più rapido e immediato, perché fa leva sulla spontaneità, sulla voglia di divertirsi. Credo che il vero trampolino di lancio di qualsiasi sport sia il divertimento. Ci sono state circostanze in cui i miei allenatori mi domandavano se mi stavo divertendo, era la condizione necessaria per proseguire nell’attività ottenendo risultati, per affrontare con la giusta determinazione gli impegni legati alla parte agonistica.

Paola, parliamo un po’ del metodo esperienziale

La formazione esperienziale è uno strumento che mette al centro del processo di apprendimento l’esperienza concreta e la successiva riflessione, favorendo lo sviluppo e il miglioramento di competenze e personalità sia personali sia di gruppo. Le nostre attività formative vengono progettate facendo riferimento al modello esperienziale secondo il Ciclo di Kolb. Creiamo vere e proprie esperienze di crescita, guidando i partecipanti attraverso attività partecipative, metafore delle dinamiche personali e lavorative e le successive fasi di riflessione e concettualizzazione, da cui può nascere l’apprendimento. L’obiettivo è far si che i concetti emersi vengano poi sperimentati in modo attivo nel contesto professionale e personale.

Tiziano, qualche volta le barche si rovesciano…

Noi usiamo delle barche che non si rovesciano, però ne abbiamo anche che possono subire la forza delle condizioni meteo. La paura del rovesciamento è sicuramente una delle cause dei timori iniziali che bloccano l’allievo, impegnato più a pensare al rovesciamento che non ai consigli ricevuti per evitare che ciò possa accadere. Per spianare subito questa “montagna” facciamo fare la prova della scuffia e cioè provochiamo insieme il rovesciamento e dimostriamo concretamente a noi stessi che è un po’ come fare un tuffo in piscina. I ragazzi imparano così a superare le loro paure giocando, al punto che il momento della scuffia viene vissuto come un vero e proprio attimo di svago. Il problema vero è semmai quello di farli smettere di scuffiare.

In che misura le pubbliche istituzioni vi aiutano in questa bellissima opera di divulgazione educativa dello sport velico?

Non possiamo fare le stesse cose per tanto tempo, dobbiamo sempre inventarci qualcosa di nuovo, dobbiamo stare al passo con i tempi, saper rispondere in modo mirato ai cambiamenti, dobbiamo trovare nuovi stimoli, nuove motivazioni, per rendere sempre più gradevole e appetibile l’educazione velica, in rapporto anche al territorio. Devo dire a questo proposito che Paola, da una decina d’anni, ha cominciato a proporre delle iniziative nuove, come ad esempio le gite scolastiche in barca a vela. Portiamo le scolaresche, non solo quelle lombarde, a conoscere il Lago Maggiore. Glielo facciamo conoscere facendole salire sulle nostre barche, con i nostri istruttori, articolando l’approccio velico con attività di tipo culturale, in modo che la scelta educativa sia la più ampia possibile. La vela permette in questo modo di fare cultura, di rilanciare il territorio, facendolo conoscere, andando alla ricerca delle sua potenzialità storiche, artistiche, sociali e culturali. Il problema è che se mi arrivano sessanta persone non potrò farle salire tutte in barca, sarebbe impossibile, ma dovrò sviluppare un’azione di orientering. In questo modo l’attenzione per la vela copre tutta una serie di conoscenze che aiutano i ragazzi a incrementare la loro voglia di conoscere, di sperimentare. Lo sport si sposa quindi al territorio ed entrambi esercitano un’azione didattica fondamentale. La vela crea collaborazione e sviluppo tra istituzioni, associazioni, professionisti, tutto concorre a rendere più dinamico e completo l’approccio con il territorio e la sua offerta formativa. Abbiamo quindi bisogno delle istituzioni e le istituzioni hanno bisogno di noi. Per fare certe attività occorre creare spazi polifunzionali adeguati. Noi di Top Vela vogliamo ampliare la nostra proposta, ma è necessario che ci sia una convergenza da parte di tutto il territorio. Solo così sarà possibile continuare una tradizione che ha fatto sognare un mondo che sembrava inattaccabile.

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