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Editoriale

MODELLO

GIUSEPPE ADAMOLI - 10/02/2017

germaniaI sistemi maggioritari, cioè con premio di maggioranza al partito o alla lista vincente, sono fra i più adeguati per promuovere la stabilità e la governabilità di uno Stato. Naturalmente debbono essere accompagnati da una buona rappresentatività degli orientamenti dei cittadini. Equilibrio non facile da raggiungere ma niente affatto impossibile.

L’Italicum corretto dalla Corte costituzionale, senza ballottaggio e con premio di maggioranza al raggiungimento del 40%, salva il principio maggioritario ma lo relega in un angolo per la grande difficoltà di un solo partito di raggiungere quella quota e di renderlo quindi praticabile. Si potrebbe recuperare questo principio se il Parlamento decidesse di attribuire il premio non alla lista ma alla coalizione. A quale prezzo, però? Coalizioni messe insieme per ottenere il massimo dei voti possono facilmente manifestare la loro fragilità, confusione e divisione in men che non si dica, come avvenuto più volte in passato.

Il doveroso auspicio in questa complicatissima fase politica è di arrivare ad una conclusione legislativa che possa durare per decenni come nelle grandi democrazie del mondo. Questo esito esige che non si coltivino interessi immediati di parte. Sembrerebbe impossibile, ma forse proprio la presenza di tre poli quasi equivalenti, con nessun vincitore certo, potrebbe essere la condizione migliore per raggiungere un buon risultato. Uno sguardo complessivo, molto sintetico, alla storia dei nostri sistemi elettorali potrebbe aiutare.

La peggior legge è stata certamente il Porcellum redatto dal ministro Calderoli e votato dal centrodestra alla fine del 2005. Questo sistema fortemente modificato dalla Corte non tornerà più. Il ballottaggio fra i due partiti maggiori è una chimera. Il Porcellum aveva sostituito il Mattarellum (dal nome dell’attuale Presidente della Repubblica che lo aveva elaborato nel 1993): il Pd sta riproponendo questo sistema largamente maggioritario, ma con poche chance di vederlo approvato. Fino ad allora e per tutta la Prima Repubblica era stato vigente il proporzionale puro.

Questo sistema aveva retto bene quando vi erano dei partiti forti alleati della Dc al governo o del Pci all’opposizione. La governabilità non era garantita dal sistema elettorale, ma dalla situazione politica di estrema stabilità: cambiavano i governi ma non le maggioranze che li sostenevano. Oggi tutto è diverso e tuttavia sembra che gli italiani gradiscano  il sistema che premia la rappresentatività.

In questo contesto come garantire anche una sufficiente governabilità? Bisogna anzitutto che la stessa legge nei suoi aspetti essenziali valga sia per la Camera che per il Senato, visto che purtroppo abbiamo ancora la seconda Camera doppione della prima. E poi, se proprio bisogna prendere atto (con mio rammarico) che il proporzionale rappresenta meglio di altri sistemi il “carattere” italiano, si prenda almeno esempio da quello in vigore in Germania che è il più efficiente in Europa di questo tipo.

Tutto intero però. Con la soglia di sbarramento non inferiore al 5% e con dei Regolamenti parlamentari che vietino il giochetto di dividersi subito dopo. E soprattutto con la sfiducia costruttiva. Il che vuol dire che non si potrà abbattere un governo se non ce n’è un altro già pronto e quindi chi ne provoca la caduta deve essere disponibile a sostenere l’alternativa in fatto di programmi e di formazione del nuovo esecutivo.

Non è facile che una legge simile venga approvata. I cultori delle mani libere, del massimalismo, della gratuita contrapposizione e dei veti non la vogliono. Una ragione in più per provarci sul serio.

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