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Ambiente

IRREVERSIBILE DEGRADO

LIVIO GHIRINGHELLI - 07/04/2017

???????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????Dal 7 al 18 novembre 2016 si è svolta a Marrakech la COP 22, ennesima conferenza sul clima, a pochi giorni dall’entrata in vigore dell’accordo di Parigi (COP 21), ratificato da centoundici Stati, compresi Cina e Usa, principali responsabili d’emissioni di gas a effetto serra. Due gli obiettivi di fondo: contenere gli aumenti di temperatura media sotto 2° C rispetto all’era preindustriale e ridurre le emissioni attraverso la transizione energetica. Scopo dell’incontro di Marrakech identificare i passi concreti per raggiungere i primi obiettivi significativi.

L’organizzazione meteorologica mondiale (Agenzia dell’Onu) con sede a Ginevra aveva accertato che nel corso del 2015 si era raggiunto il record di concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera d’oltre 400 ppm, restando così sempre meno tempo per evitare la catastrofe. Scadenza ultima la COP 24 del 2018 per il Regolamento di attuazione mediante un approccio integrato. Nell’attuazione dell’Agenda internazionale per lo sviluppo 17 gli obiettivi articolati in 169 traguardi specifici monitorati tramite indicatori quantitativi, con il coinvolgimento della finanza, l’opportunità della green economy, il trasferimento di tecnologie sostenibili ai Paesi emergenti.

Mentre spendiamo per gli armamenti 1800 miliardi di dollari all’anno (2,5% del PIL mondiale), non abbastanza si fa per la transizione energetica, accelerando la decarbonizzazione dell’economia e l’abbandono delle fonti fossili a vantaggio delle rinnovabili, non tenendo poi conto che le fonti non sono infinitamente disponibili.

Opportuni a riscontro sono i principi e gli indirizzi contenuti nell’Enciclica Laudato si’. Ci si deve orientare verso una coscienza planetaria della necessità di una ecologia integrale per ovviare al degrado, che è al contempo ecologico, umano e sociale. C’è uno stretto rapporto tra clima, beni comuni e bene comune, ovviando alla logica ferrea vigente della massimizzazione del tornaconto individuale, bisogna evitare l’accaparramento di pochi come l’incuria generalizzata. Devono esserci vita dignitosa per tutti e per ciascuno, equità ed uguaglianza, con lo scopo di garantire giustizia globale e pace. Invece vengono graziate le regioni del pianeta con maggiore responsabilità in materia.

Il clima tra l’altro è uno dei temi principali dell’agenda delle religioni, occasione di dialogo e di incontro (vedi il messaggio del Papa alla COP 22 del 10 novembre 2016. E del 1 settembre è il messaggio per la celebrazione della giornata mondiale di preghiera per la custodia del creato, con il richiamo alla spiritualità delle motivazioni, allo stile di vita, per un domani migliore, concedendo priorità al futuro). Il dialogo giovani-adulti deve essere teso a rinsaldare i legami intergenerazionali. L’età tra i 10 e i 25 anni concerne il 25% della popolazione mondiale. Il potenziale deve anche cominciare a sperimentarsi.

Sul piano internazionale e dell’economia globale si assiste al saccheggio delle risorse, all’aumento dei rifiuti prodotti, non avvertendo a sufficienza la necessità della prevenzione, del riciclaggio, della lotta allo spreco. Nessuna potenza rinuncia a porsi in posizione di dominio. Né ci si preoccupa più di tanto di fronte a fenomeni quali lo scioglimento dei ghiacciai, l’aumento progressivo della temperatura, l’innalzamento del livello del mare, la desertificazione, i frequenti episodi d’allarmante siccità, le alluvioni ricorrenti, la distruzione di ecosistemi, il mutamento antropologico. Non si coglie in modo adeguato il ruolo importante delle biomasse e della gassificazione, l’importanza dell’energia minielettrica, non si ricorre ai debiti terrazzamenti sui versanti montuosi e collinari, manca una mappa accurata delle falde, si ripete l’annoso problema degli incendi dolosi.

Mentre si concede larga attenzione alla foresta amazzonica, ben scarsa è invece l’attenzione rivolta a quella del bacino del Congo, secondo grande polmone verde del pianeta, col ruolo primordiale d’essenziale regolatore climatico, che occupa 220 milioni di ettari, 6 Paesi dell’Africa centrale con 85 milioni di persone e il 26% della superficie di foresta tropicale del pianeta terra. Più di 10.000 le specie di piante, mille di uccelli, 400 di mammiferi con una notevole biodiversità. Scarsità di acque salubri con mortalità infantile, diffusione della malaria, tendenza a privatizzare una risorsa scarsa.

Le soluzioni globali non sempre risultano adatte al contesto ambientale locale, mentre ogni anno spariscono due milioni di ettari di foresta. Si prevede che i due terzi potrebbero sparire entro il 2040, con conseguenti emigrazioni forzate. In espansione è l’industria estrattiva, preoccupante l’accaparramento del suolo; persistente e sistematica la violazione dei diritti umani.

Non bastando gli interventi statali, il Papa invoca quelli della società civile, oltre che una gestione trasparente e responsabile. Dal 23 al 25 giugno 2016 in un seminario a Brazzaville è stata definita l a visione e risoluzione di questi problemi da parte della REBAC (Réseau ecclésial du bassin du Congo) della Chiesa africana. Da perseguire una presa di coscienza della situazione, particolarmente da parte dei giovani, una seria riflessione sulla dottrina sociale della Chiesa, la definizione di azioni concrete per la salvaguardia dell’ambiente, come agire su poteri pubblici e istituzioni internazionali, incoraggiare la creazione e il rafforzamento delle organizzazioni della società civile e delle comunità locali.

 

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