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Sport

FORMIDABILI BOXEUR

FELICE MAGNANI - 21/07/2017

mazzinghibenvenutiChi ama il pugilato non è un violento, è semplicemente chi ha fatto dello sport un modo per vivere dignitosamente la propria condizione. Le vie del Signore sono infinite e tra queste ci sono anche i pugni, ma dati e ricevuti secondo regole precise, fatte rispettare dall’arbitro durante un incontro. Grazie al pugilato molti giovani non sono finiti in galera, hanno ripreso a lavorare, si sono integrati in quella società che era diventata ostile e che, secondo loro, meritava tutto il male possibile.

In molte parti del mondo la violenza di strada si è incanalata grazie ad allenatori e imprenditori di costume che hanno portato i giovani a lottare e a combattere democraticamente in palestre, dove la violenza caratteriale e fisica si trasformava in energia da utilizzare secondo limiti e criteri rigorosamente scritti nei canoni del mondo sportivo.

Molti dei campioni che abbiamo avuto la fortuna di seguire attraverso lo schermo televisivo hanno conosciuto l’energia della vita passando attraverso l’inferno di un’esistenza contrassegnata da mille problemi, da solitudini esasperate, da quella carica di aggressività che se non avesse trovato vie di fuga adatte avrebbe rischiato di creare grossi problemi.

Tantissimi sono stati e sono i campioni italiani che hanno dato lustro al pugilato italiano e mondiale; alcuni hanno fatto storia, considerati alla stregua di divi del cinema, inseguiti da giornalisti e televisioni di mezzo mondo. Tiberio Mitri, il bello del cinema, Duilio Loi, il sardo impeccabile, Salvatore Burruni, l’infaticabile animatore del ring, Sandro Mazzinghi, il picchiatore buono, Nino Benvenuti, la forza e l’eleganza, Sandro Lopopolo, l’incarnazione della nobile arte del pugilato, pugili straordinari per come hanno saputo vivere e interpretare uno sport capace di redimere e di ricostruire.

Tra i tantissimi, due in particolare mi hanno colpito seppur in modo diverso, forse perché i loro destini erano destinati a incrociarsi spaccando l’Italia in due: Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi, pugili straordinari, differenti per indole e carattere, atleti che hanno saputo far tesoro di talenti e risorse messi a disposizione da una natura generosa.

Nino Benvenuti è il pugile che ha incarnato lo stile e l’eleganza nel difficile mondo dei pesi medi. Con lui la fama e la gloria hanno attraversato l’oceano e sono arrivate al Madison Square Garden di New York, il tempio del pugilato mondiale. Sotto i riflettori di quel ring il pugile triestino ha regalato al mondo una lezione di arte pugilistica, battendo un atleta, Emile Griffith, che era considerato inattaccabile. Griffith aveva fama di essere fortissimo, dotato di tutte le qualità di un campione del mondo: pugno, intuito, eleganza, furbizia, forza, professionalità, serietà, insomma sarebbe stato difficile se non impossibile batterlo in quel tempio newyorkese in cui aveva raggiunto i suoi maggiori suoi successi. Eppure Benvenuti riuscì nell’impresa.

Era il 17 aprile del 1967 e in quella notte italiana a causa del fuso orario, tutti, anche i non allineati, si trovarono d’incanto con l’orecchio appoggiato a una radio per ascoltare la radiocronaca dell’incontro più atteso della storia del pugilato italiano. Una notte bellissima, ma costellata di brividi e incertezze, anche se Nino mostrò subito quanto fosse bravo e tagliato per quello sport al quale stava dedicando la parte più importante della sua carriera.

Una notte di passione indiscutibile, quella del Madison, dove l’Italia si riconosceva patriota e sportiva fino all’inverosimile e dove non c’era spazio per altro, perché l’emozione del pugilato di Nino aveva conquistato tutti, anche chi dei pugni non sapeva cosa farsene. Un momento formidabile per lo sport italiano, con meravigliosi pugili presenti in diverse categorie, atleti che dimostravano quanto lo sport stesso fosse capace di creare entusiasmo e passione, voglia di rivincita sui disagi della vita.

Tra questi spiccava quel Sandro Mazzinghi di Pontedera, diventato campione del mondo dei pesi medi junior, battendo il terribile Ki Soo Kim. Sandro Mazzinghi è il pugile che ha messo l’Italia davanti allo specchio, nutrendola di passione ed entusiasmo nostrani, dimostrandole che nulla poteva essere impossibile di fronte all’ impegno di un uomo deciso a offrire la parte migliore di sé. Mazzinghi e Benvenuti, personaggi e atleti così diversi, così capaci di infiammare e di far esultare un popolo alle prese con i guizzi di una politica diventata in alcuni casi terreno di scontro.

Sandro Mazzinghi era il simbolo della laboriosità e della fatica, l’uomo e lo sportivo che doveva a tutti costi dimostrare quanto i pugni potessero realmente diventare la via d’uscita da un’esistenza difficile. Benvenuti e Mazzinghi, due uomini e due campioni, capaci di riunire e fondere le doti più belle di un paese amante dello sport del pugilato, legato alla passione e alla generosità di campioni capaci di interpretarne lo spirito.

Mazzinghi e Benvenuti, due pugili diventati cronisti e scrittori, passati dal pugno alla penna, dalla sofferenza alla quiete compositiva di un pensiero rivolto alla bellezza del pugilato e della vita, capaci di sorprendere sempre con la loro immediatezza espressiva, con la capacità di saper interpretare l’esistenza anche da lontano, osservando quel mondo che era stato loro con l’arguta comprensione di chi ha fatto della gloria un modo per ritornare ad essere uomini normali, capaci di far amare la vita in tutte le sue bellezze.

 

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