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Souvenir

MUSICA DI CASA MIA

ANNALISA MOTTA - 10/11/2017

Il “moviton”

Il “moviton”

La musica, in casa nostra, non mancava mai. Da che ho memoria, un vecchissimo pianoforte verticale nero troneggia nel tinello, o nel soggiorno, o nella stanzina piccola, a seconda dei mutamenti di casa e di composizione famigliare. La mamma diplomata al conservatorio (“Mica uno scherzo, a Milano, nel rifugio, sotto le bombe”) e il papà appassionato e talentuoso dilettante, almeno una volta al giorno si mettevano al piano a imparare le ultime canzonette, o a rinverdire classici a quattro mani.

E siccome spesso montava il nervosismo, perché la professoressa erudita aveva la meglio sulla moglie paziente, finiva che la mamma si limitasse a cantare, col papà che accompagnava: è così che piano e voce sono la colonna sonora dei miei rientri da scuola.

E se il tempo per i duetti non si trovava, c’era sempre il grammofono. Dischi pesanti e lucidi, riposti in album quadrati dalla copertina a fiorami e le pagine di cartoncino nero a tasca, col foro centrale, per estrarre senza pericoli i delicati oggetti, che purtroppo non era raro scheggiare, rigare, rompere di netto se cadevano in terra. Musica classica, chansonniers, opere … e favole per noi bambini. Ma la fragilità del 78 giri aveva imposto una scelta drastica, a livello commerciale: la Durium aveva inventato i dischi di cartone.

Sul web ho scoperto che ce n’erano per tutti i gusti, non solo per bambini, e avevano avuto un successo insperato. Io invece ricordo solo la serie delle fiabe: per ogni storia, tre dischi di vero cartone marrone, lucidi dal lato dell’incisione, ruvidi dall’altro, racchiusi in una busta pure di cartone, dai disegni romantici e i colori sfumati, che riportava appena il titolo e le voci narranti. Ne ricordo una soltanto: Sandro Tuminelli.

Ma la fiaba non era solo raccontata: era recitata, rumoreggiata, musicata, e le voci erano quelle dei migliori cantanti lirici del tempo, con quell’intonazione boriosa che mi pareva tanto buffa.

“Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? Il tuo specchio mia reginaaa, quel che è giusto dir ti deveee, l’occhio dolce ha di bambinaaaa…. Il suo nome… è Biancaneeeve”.

Poi arrivò il Moviton. Dischetti piccoli – ma a 78 giri –, ormai di vinile, sfondo bianco con figurine colorate in movimento. Cioè: il movimento lo dava il giro del piatto, e le figure, riflesse su un aggeggio che si infilava sul perno del giradischi, sembravano acquistare vita. Avete presente la caldaietta delle moka, tutta sfaccettata e leggermente svasata? Ecco, capovolgetela, metteteci un tettuccio di plastica rossa, sfregatela fino a trasformarla in specchio: e voilà il Moviton! Le figure, riflesse sulle facce in veloce rotazione, davano l’illusione di un breve cartone animato. Le filastrocche erano idiote, la novità fascinosa: c’erano la canzone dei cow boy, la tirolese dei nani, forse qualche filastrocca di streghe…

Ma era puro divertissement. Vuoi mettere le favole della Durium? Il nostro preferito era il Gatto con gli stivali, con tutti quei maragnao che faceva al padroncino, al re, all’orco: il quale, povero, tuonando stoltamente le sue minacce a quel drittone del gatto, incespicava ogni santa volta su un graffio del disco, e ripeteva all’infinito con voce cavernosa: “…Paura? paura? paura?…” guastando irrimediabilmente l’atmosfera di tregenda.

Ma Il meglio era il finale: “…Ee in premio ai suoi servigi, gli fecero indossare – al gatto, s’intende! - una marsina di color oltremare, un cappello piumato, un manto ricamato e infine di gran moda, in raso verde e rosso, un portacoda: mieaao!!”.

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