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Parole

ELOGIO DEI MAESTRI

MARGHERITA GIROMINI - 28/09/2018

Simone Ariot, l'insegnante del «Fogazzaro» di Vicenza

Simone Ariot, l’insegnante del «Fogazzaro» di Vicenza

Della scuola si parla diffusamente nel periodo della ripresa delle lezioni. Meno durante l’anno, emergenze a parte; poco nei programmi politici; mai abbastanza considerato che siamo parlando della agenzia educativa più importante dopo la famiglia.

In questo spazio voglio parlare della classe magistrale nella sua interezza, senza la pretestuosa distinzione tra chi insegna ai più piccoli e chi ai più grandi. Attingo alle suggestioni di un anziano filosofo francese, George Steiner, sconosciuto ai più ma ampiamente studiato nei corsi di formazione di alto livello per educatori e docenti.

All’inizio di questo millennio Steiner pubblicò un libro dal titolo “La lezione dei maestri”.

È un lungo e documentato racconto di figure esemplari di maestri a partire dai due Maestri che, pur non avendo lasciato una sola riga scritta, hanno fondato la tradizione occidentale: Socrate e Gesù. Con la loro capacità di originare miti e di anteporre l’amore per la verità alla propria vita, hanno generato il codice che costituisce gran parte del nostro idioma morale, filosofico e teologico.

La tesi di Steiner attraversa la storia della pedagogia per rispondere alla domanda che ci dovrebbe interessare: chi consideriamo maestro oggigiorno?

Insegnamento e istruzione non implicano solo trasmissione di nozioni e tecniche, ma coinvolgono tutti gli aspetti messi in gioco dall’incontro tra due esseri umani.

I maestri sono coloro che hanno il privilegio di “farsi levatrici di spiriti gravidi”; hanno la fortuna di poter destare l’intelligenza e l’immaginazione nelle nuove generazioni; prendono tra le mani la materia fragile e incendiaria delle possibilità di ciascun essere; sanno suscitare dubbi, allevare al dissenso; risvegliare nell’altro forze e sogni addirittura più elevati dei propri per indurre l’allievo all’amore per ciò che loro stessi amano di più.

I maestri sentono la responsabilità delle vite a loro affidate e non possono operare a cuor leggero in quanto consapevoli del pericolo insito nella loro impresa e del peso della loro presenza.

Chi educa con l’impegno necessario a tale compito arriva a provare un’apprensione che con  lo scorrere del tempo educativo diventa “un’inquieta riverenza” per ciò che incontrerà lungo il percorso. Si rende conto delle conseguenze individuali e sociali che derivano da ciascuno dei

propri comportamenti.

L’ormai vecchio filosofo è stato accusato di eccesso di retorica. Il che potrebbe essere vero ma solo se si paragonano le sue parole alla semplicità linguistica, piatta e quasi banale, prodotta nella stagione aziendalistica che ha caratterizzato la scuola per lunghi anni.

Steiner “barocco”, così è stato definito il suo stile. Ma credo che sia utile usare parole forti quando si tratta di riscoprire i significati profondi che stanno alla base del concetto di educazione.

Infine segnalo un esempio del moderno buon maestro. Non a caso è un docente, giovane, Simone Ariot che insegna al Liceo Fogazzaro di Verona.

Da “maestro” si è interrogato sulle modalità più efficaci per rimettere in moto un rapporto fiduciario con i ragazzi in un’epoca come questa in cui sembrano prevalere i bisogni più immediati dei giovani a discapito delle regole imposte dai “vecchi”.

Ariot ha proposto alla classe di lavorare a un patto tra le due componenti che si incontrano a scuola, docenti e studenti; un vero e proprio “contratto etico” da costruire insieme nei primi giorni di lezione che impegni le due parti ai principi fondamentali del rispetto delle persone e della struttura scuola.

Il professore ha spiegato ai ragazzi che la classe, lui incluso, è una squadra dentro cui tutti hanno pari dignità e responsabilità. Il lavoro collettivo, frutto di discussioni e di scambi, ha prodotto un testo condiviso: accoglienza e apertura verso l’altro sono i principi cardine, ai quali fanno seguito il rispetto dell’ambiente classe, l’impegno contro il cyber bullismo, l’obbligo di frequentare la scuola con decoro, anche nell’abbigliamento.

Simone Ariot un po’ si è stupito del clamore suscitato dal suo lavoro. Evidentemente è un “maestro” che considera normale iniziare l’anno scolastico andando alla scoperta dei valori fondativi dell’esperienza scolastica.

Anche a me il patto siglato con la classe sembra una ordinaria attività di educazione civica, che non necessita né di un libro apposito né di uno specifico orario di lezione.

Serve solo, allo scopo, che ci sia un buon “maestro”.

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