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Attualità

SEMI DI RINASCITA

CESARE CHIERICATI - 18/01/2019

stazioniCambiamo la città” “Non fate altri danni – il Confronto Bilanci, propositi e accuse. Messo così il titolo e il sottotitolo di pagina 12 della Prealpina del 31 dicembre scorso, interamente dedicata a un bilancio a più voci sui primi due anni e mezzo della giunta Galimberti, suona come una sentenza di condanna. Sembra che “cambiamo la città” “non fate altri danni” sia un auspicio senza appello delle opposizioni. In realtà leggendo ci si rende conto che il titolo è una forzatura, ci auguriamo involontaria, rispetto ai contenuti. Perché a dire “cambiamo la città” è il sindaco Davide Galimberti e “non fate altri danni”, senza peraltro specificare quali siano già stati fatti, è invece Marco Pinti, consigliere comunale di minoranza della Lega. Entrambi fanno il loro mestiere ma le due dichiarazioni, unite insieme senza attribuzioni di paternità, generano confusione nei lettori e sembrano suggerire che quanto sin qui realizzato e impostato dalla giunta Pd – Varese 2.0, in sella dal giugno 2016, sia tutto da buttare a prescindere dal colore politico degli intervistati. Luca Conte, Enzo Laforgia, Tommaso Piatti, Elena Baratelli più il sindaco per il centrosinistra; Simone Longhini, Luca Boldetti, il già citato Marco Pinti per l’opposizione e, in ruolo ecumenico, il presidente del Consiglio comunale Stefano Malerba, Lega Civica. Nei numeri una pagina equilibrata, quasi da manuale Cencelli, non altrettanto nei titoli.

Al netto tuttavia di queste osservazioni redazionali è davvero difficile negare che in città sia in corso un cambiamento sostanziale legato principalmente alla riqualificazione dell’area delle stazioni. È su questo progetto, compreso il riammodernamento ormai al via della vecchia stazione dello Stato (10 milioni di euro) che si gioca la scommessa urbanistica messa in preventivo dai nuovi inquilini di Palazzo Estense. Cancellate le megalomanie delle giunte precedenti che puntavano sull’unificazione delle stazioni e su una speculazione a tappeto negli spazi disponibili, si è posto mano a un progetto – visibile a tutti nelle sue grandi linee sotto il porticato del Comune – che da un lato punta al risanamento del comparto stazioni grazie a un ripensamento complessivo degli spazi e dei volumi presenti e alla progettazione di quelli da costruire ex novo; dall’altro all’avvio di un processo di ricucitura con aree circostanti in fase di avanzato degrado: l’asse di scorrimento veicolare senza vita verso Piazza Repubblica; i volumi in disuso quasi totale dell’ex Palazzo INA tra le vie Casula e Adamoli; la aree in abbandono ai piedi di Giubiano comprese fra le vie Cimone, Monte Santo, Bainsizza fin giù all’edificio dell’ex macello comunale; la stessa via Carcano. In quest’ ultima arteria qualcosa si sta già muovendo dato che la vecchia segheria Fidanza, in abbandono da quarant’anni è stata finalmente abbattuta ponendo in prospettiva le premesse per un dialogo positivo tra pubblico e privato. In quest’ottica ci auguriamo che anche le adiacenti vecchie trafilerei subiscano al più presto la stessa sorte. Insomma l’area delle stazioni come primo seme di una grande, complessa e necessariamente lunga rigenerazione di una fetta importantissima della città da decenni alle prese con problemi di sicurezza, decoro e vivibilità. Stando alle dichiarazioni novembrine del Sindaco e dell’assessore ai lavori pubblici Andrea Civati nel mese in corso, salvo ritardi quasi sempre endemici nel nostro amministrare, dovrebbero concretizzarsi per Varese i finanziamenti (18 milioni di euro) del controverso piano periferie. Chi ha a cuore il futuro delle città al di là delle appartenenze incroci le dita.

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