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Società

SEGNI DEL CIELO

MANIGLIO BOTTI - 08/03/2019

amleto“Vi sono in cielo e in terra, Orazio, assai più cose di quante ne sogna la tua filosofia”. Queste parole, che William Shakespeare fa dire ad Amleto nell’ultima scena del primo atto della sua famosa tragedia, hanno assunto un valore che va ben oltre il significato letterale: Amleto e l’amico Orazio, infatti, stanno discutendo dello Spettro, nelle cui sembianze si celerebbe il sovrano padre di Amleto avvelenato per mano del fratello amante della moglie, e madre di Amleto.

Quella dello Spettro che si aggira sui bastioni del castello di Elsinore appena dopo la mezzanotte è dunque una presenza soprannaturale, difficile da capire e da accettare negli ambiti della logica, e anche della filosofia. È un segno.

E proprio nello spazio delle cose che si aprono oltre la fantasia e la filosofia di Orazio – ma anche della nostra – s’è inoltrato con uno splendido libretto lo scrittore Vittorio Messori: Quando il cielo ci fa segno, piccoli misteri quotidiani; libro pubblicato alcuni mesi fa da Mondadori.

Messori è scrittore di impronta cattolica; anzi con una certa ironia e con disarmante semplicità si definisce “cattolico apostolico romano”. È noto soprattutto per alcune indagini – vere e approfondite inchieste giornalistiche – sui cardini della fede e sui loro legami con la storia. Il suo libro più famoso è senz’altro Ipotesi su Gesù, di una quarantina di anni fa, scritto quand’era giornalista alla Stampa di Torino, e pubblicatogli dalla Sei. E poi altri succedutisi nel tempo, e tutti di grande successo, tra cui – ricordiamo – La sfida della fede, Ipotesi su Maria, Patì sotto Ponzio Pilato, il famosissimo Varcare le soglie della speranza (libro-intervista con papa Giovanni paolo II), libri-inchiesta sui miracoli e su Bernardette di Lourdes. Tutti caratterizzati da una medesima griffe: la logica, che naturalmente non è per tutti una prerogativa delle fede considerata dai più un salto nel buio, e come s’è detto la semplicità: il messaggio che arriva non è mai complicato, e ognuno è lasciato libero di trarre le proprie conclusioni senza sentirsi obbligato a scelte definitive.

Stavolta il tema (solo apparentemente) sembra essere più complicato e difficile. Si tratta di identificare, di riconoscere quei misteriosi segni che, spesso, ci accompagnano e – se sappiamo coglierli – ci sorprendono nella vita quotidiana. Sogni, circostanze molto particolari come malattie o altre difficoltà anche gravi, agnizioni, incontri.

Potremmo parlare di presenze di “angeli” – d’altra parte chi accetta il Vangelo e le parole di Gesù non fa fatica ad accettare anche la possibilità di questi incontri – e Vittorio Messori nel suo libro, che non è un librone ma una sorta di piccolo baedeker per muoversi attraverso il sottile confine che passa tra mistero e realtà, lo fa con una leggerezza con coinvolge e lo rende ancora più credibile.

Non facciamo una disamina degli episodi che Vittorio Messori racconta. Ne citiamo, a titolo di esempio, uno solo. Un incontro che, anni fa, Messori che è di Torino fece camminando lungo i Murazzi, una passeggiata famosa del Lungopò nella zona sudoccidentale – ma già centralissima – della città: un anziano signore lo avvicinò, intuendo in quel momento una situazione particolare dello scrittore, riflessiva e meditativa.

L’anziano signore, persona modesta ma affascinante nello stesso tempo, invitò Messori a prendere una tazza di tè nel proprio appartamento, distante qualche centinaio di metri, e situato in un vecchio palazzo intorno a piazza Vittorio. Appartamento di cui Messori ricorderà non solo la collocazione, ma l’arredamento, modesto e dignitoso, e l’anziana moglie del saggio amico, anch’ella modesta e semplice.

La cosa sorprendente è che, pochi mesi più tardi, volendo ritrovare i due amici che l’avevano confortato e accolto, Messori scoprirà che quell’appartamento risultava inabitato da anni. Non solo, ma ancora più sorprendente è il fatto che Messori tra sé e sé ne sorrise, quasi se l’aspettasse.

La nostra vita è costellata di questi incontri da questi “fatterelli”. Certo, bisogna accorgersene, e capirli. Forse questo è un dono, ma è un dono che si può anche conquistare.

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