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Lettere

BENEFICENZA E TASSE

- 27/03/2020

Egregio Direttore,

il governatore Attilio Fontana ha detto ieri l’altro che il cuore dei lombardi è forte e generoso. E’ un omaggio all’esercito del no profit che fa il suo dovere e cresce; a carità, giustizia e  passione che vincono l’indifferenza (Sergio Mattarella); alla cittadinanza attiva che dobbiamo educarci a ritrovare (Stefano Zamagni). In poche parole è il frutto di quella economia civile che fa parte del Dna italiano.

La storia di queste virtù nazionali affonda le sue radici nei primi del Novecento quando donazioni di mecenati agevolarono la nascita di ospedali, case di riposo, villaggi per l’infanzia abbandonata, orfanatrofi, e istituti per disabili, mense dei poveri.

Mi chiedo se questi benemeriti avrebbero fatto lo stesso oggi sapendo che un quarto dei proventi sarebbe finito allo Stato sotto forma di tasse. Io penso di no. E lo penso nel silenzio di un coprifuoco nel quale si osservano le gesta di un popolo blindato ma pronto a partecipare alle centinaia di raccolte fondi da devolvere alla patria per respingere gli attacchi del maledetto Coronavirus.

Bene, su questi tesori della responsabilità sociale l’Erario allunga le sue mani rapaci. E’ possibile che lo Stato tratti il volontariato come una gioielleria di lusso? E’ possibile che i decreti emergenziali di queste ore drammatiche abbiano previsto tutto, tranne che a esentare dall’odiosa  IVA gli acquisti di caschi di ossigenazione, pompe infusionali, mascherine protettive e impianti per l’intubazione assistita da consegnare con urgenza agli ospedali? Su una commessa netta di 116.000 euro, eseguita dalla Fondazione Circolo della Bontà Onlus a favore dell’Asst Sette Laghi di Varese, c’è un ricarico di 32.000 euro per il cosiddetto valore aggiunto. Ma aggiunto a che cosa? A beni acquistati per essere donati? Alla beneficenza della gente? Il discorso vale in una situazione di allarme esteso a tutta la Penisola, figuriamoci nella normalità quotidiana che interessa, secondo l’Istat, cinque milioni e mezzo di soldatini della solidarietà e 343.432 organizzazioni senza fine di lucro. Se poi scoprissimo che questi denari offerti con encomiabile slancio servono a salvare il carrozzone Alitalia, la delusione cocente diventerebbe rabbia irrefrenabile. Cordiali saluti

Gianni Spartà

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