Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Parole

SPORCARE

MARGHERITA GIROMINI - 22/05/2020

giocondaÈ iniziata la fase 2 bis e noi saremmo lieti di cogliere i frutti del miglioramento personale tanto auspicato dagli opinionisti che nei giorni del lockdown hanno affollato i talk show televisivi.

Proviamo a tirare qualche somma.

Siamo più buoni? Mi pare che al momento attuale possiamo dirci solo un poco più sereni.

Per la levità del camminare liberati dal peso dell’autocertificazione; per la tranquillità che ora ci ispirano le forze dell’ordine; per il sollievo di esserci congedati dal nefasto bollettino giornaliero sull’andamento del virus.

Nella settimana del – quasi – “liberi tutti” in direzione opposta alla mia si profila una donna sprovvista di mascherina. Cammina con una certa spavalderia cercando lo sguardo del passante: mi prefiguro la riposta che darebbe a un eventuale richiamo al rispetto delle regole.

Io invece mi ritrovo timorosa, incerta, addirittura spaesata.

Vedo troppi odiatori che neppure in questi due mesi di clausura hanno interrotto la quotidiana opera di demolizione del prossimo.

A fornire abbondante materia di odio c’è stata la liberazione della giovane Silvia Romano, un’insperata occasione per riportare allo scoperto i lati peggiori dell’italianità.

Luigi Manconi, oltre che ex Senatore, è docente di psicopatologia civile. Ci suggerisce una suggestiva lettura del fenomeno che con puntuale periodicità colpisce al cuore tante persone. Nell’ordine vengono citate le vittime dell’odio, ultime in ordine di tempo: Greta, Carola, Silvia.

Manconi ci svela che esiste una sindrome, la sindrome della Gioconda, detta anche di Ugo Ungaza Villegas, dal nome del turista boliviano che nel 1956, al Louvre, tirò una sassata contro il quadro di Monna Lisa.

La sintomatologia di questo disturbo mette al centro la compulsione a imbrattare e a degradare ogni immagine ritenuta virtuosa dall’opinione pubblica, come se l’emergere della bellezza, della purezza, o di un valore morale riconosciuto, rappresentasse per taluni un oltraggio intollerabile, qualcosa da distruggere o imbrattare.

È un’incontenibile pulsione a sporcare ciò che è pulito: un muro, un’immagine, una reputazione, per il solo gusto di degradare le situazioni spingendole al livello più basso. Il piacere che ne deriva si esprime nello sfigurare ciò che appare bello, o giusto, agli occhi di tanti.

Greta si occupa di ambiente, con coraggio, con ingenuità anche, è una ragazza intelligente e onesta; Carola è forte e coraggiosa; Silvia è altruista, finiti gli studi si butta a capofitto nell’avventura del volontariato, inseguendo il sogno di dedicarsi ai bambini poveri del Terzo Mondo.

Al netto dell’ingenuità riconoscibile in alcuni comportamenti, le ragazze citate mostrano il lato buono dell’umanità, quello che risponde al valore universalmente riconosciuto dell’amore per il prossimo.

Secondo la lettura di Manconi gli haters sono degli “imbrattatori”, abili nell’arte di sporcare le cose belle, sia materiali sia spirituali, spinti dalla considerazione che il buono e il bello sono valori perdenti, per “buonisti”, per perdigiorno.

Gli individui affetti dalla sindrome della Gioconda si muovono come i teppisti del film “Batman”: entrano in un museo per sfigurare le opere dei maestri. Perché lo fanno? Per rivalsa verso chi sa pensare e riesce a fare cose belle e buone; per pura meschinità, perché gli esempi positivi mettono al centro dell’attenzione i loro autori, quindi la loro fama e la conseguente buona reputazione vanno distrutti.

Sono pochi? Sono tanti? Però gridano forte e nascondono la voce del bene e del bello.

Il coronavirus non ha insegnato niente agli haters. E poco sembra aver insegnato anche a noi che non abbiamo sufficiente voce per isolarli.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login