Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Sport

IL CAPOLAVORO VARESINO DI SQUINZI

ENRICO ARCELLI - 13/04/2012

Giorgio Squinzi ciclista

Nei giorni scorsi, i media hanno annunziato che il successore di Emma Mercegaglia alla presidenza della Confindustria è Giorgio Squinzi. Come sapete, egli è l’amministratore delegato della Mapei, prima industria al mondo nella produzione di materiale per l’edilizia, fondata da lui e dal padre Rodolfo nel 1970 e poi cresciuta enormemente, con sedi in vari paesi del mondo. In questo articolo, però, non mi occuperò dei meriti di Squinzi come industriale, che sono ben conosciuti e di cui si è dato conto anche su RMFonline, ma vorrei parlare soltanto dei legami fra lui e lo sport, legami molto stretti ormai da tanti anni.

Cominciamo dal ciclismo. Fra il 1993 e i primi anni del nuovo millennio Squinzi ha sponsorizzato una squadra professionistica, che aveva il nome della sua industria (Mapei) e che ha vinto tutto quello che si poteva vincere, fra cui – per sette anni – la classifica di miglior squadra al mondo secondo la federazione ciclistica internazionale. Ballerini, Tafi, Museeuw, Bettini, Freire, Rominger, Camenzind, Olano e tanti altri campioni hanno tagliato per primi il traguardo nelle più importanti fra le competizioni internazionali proprio indossando la maglia della Mapei.

Come ha sempre fatto nelle sue industrie, Squinzi ha voluto che, accanto alla squadra, ci fosse anche un centro di ricerca, in questo caso il Mapei Sport Service di Castellanza che doveva aiutare i corridori ad allenarsi meglio ma che – come disse esplicitamente il presidente designato di Confindustria – aveva fra i suoi scopi anche quello di dimostrare che nel ciclismo si poteva vincere senza ricorrere al doping. A dirigerlo aveva voluto che ci fosse Aldo Sassi che ci ha lasciato poco più di un anno fa e che era noto proprio per la sua avversità alle sostanze e alle pratiche proibite, allora assai comuni in questo sport.

La passione per lo sport delle due ruote (che, fra l’altro, anche adesso che si sta avvicinando ai settant’anni, lo porta nei ritagli di tempo a pedalare, magari scalando lo Stelvio) era stata trasmessa a Squinzi dal padre che, da corridore indipendente (come era possibile nei primi decenni del secolo scorso), aveva gareggiato con i professionisti, ottenendo qualche buon piazzamento, fra cui, se non sbaglio, un ottavo posto al Giro di Lombardia.

Nel 2003, stanco di certe critiche assolutamente immeritate, Squinzi lasciò il ciclismo, ma mantenne il Mapei Sport Service di Castellanza, anzi lo potenziò, nonostante i costi molto alti. Vorrei ricordare che proprio in quel centro hanno compiuto i loro primi passi nella ricerca scientifica alcuni studiosi che hanno poi pubblicato i loro studi su riviste internazionali di grande prestigio, quali Franco Impellizzeri ed Ermanno Rampinini, ormai noti in tutto il mondo della scienza dello sport. Anche Aldo Sassi era molto conosciuto in quel campo, grazie anche ad un test che porta il suo nome.

Un’altra sfida di Squinzi è nel calcio, con la squadra Sassuolo che ha portato dalla C2 alla B e che in questo momento è in lotta per andare in serie A. Anche in questo caso – come nel ciclismo – è intervenuto il suo centro di ricerca di Castellanza per aiutare i tecnici ad applicare i criteri di allenamento più corretti.

Proprio pensando a quello che ha saputo nello sport, ma soprattutto come lo ha fatto, ossia utilizzando i criteri più razionali per far arrivare al successo i suoi atleti, mi fa credere che Giorgio Squinzi sarà anche un ottimo presidente di Confindustria.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login