Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Quartieri

LINEA N

DEDO ROSSI - 25/09/2020

autobus-linea-n-a-varese

autobus linea N a Varese

Solo percorrendo la città su e giù dagli autobus di linea puoi capire come sono cambiati i quartieri nel passare degli anni. Questo tragitto sempre uguale è stato spettatore di un cambiamento lento ma feroce. E mentre questo cambiamento avveniva, giorno dopo giorno al momento non ce ne eravamo accorti. La città si stava muovendo, subiva assalti. E noi eravamo distratti.

Eppure un segnale avrebbe dovuto aprirci gli occhi: seduti sulla linea numero 4 che univa Bobbiate al centro e il centro al cimitero di Belforte, poco per volta, erano cambiati i nostri vicini di sedile. Erano spariti gli operai, un po’ perché il benessere aveva trasferito gli operai sulle automobili, un po’ perché erano sparite le fabbriche. Era sparita la gente di mezza età. Erano aumentati gli anziani, quelli a cui cedere il posto per buona educazione. Poi era stata la volta dei nuovi arrivati, i sudamericani di via Tonale, gli studenti con i vistosi tatuaggi, i neri di via Bainsizza, i cinesi di via Ledro. Intanto gli anziani erano diventati sempre più vecchi. Era man mano aumentata anche la loro fretta di scendere con il timore che il pullman partisse troppo in fretta.

Gli autobus avevano sostituito i numeri con le lettere. La linea del cimitero dal numero 4 era diventata la N, chissà mai per quale motivo. Restava uguale il percorso ma era diversa la gente, dicevamo. Un tempo sulla linea del cimitero, gli studenti dividevano il pullman con altre categorie: i negozianti, gli impiegati, le madri con la spesa. Il mio professore di greco, Malgaroli, accanto a Gavagnin, cestista della Ignis, con il suo borsone giallo e blu. Abitavano al numero 18 di viale Belforte. Scendevano alla fermata del quartiere Garibaldi, poco prima del ponte. L’autobus era democratico. Accoglieva tutti.

Senza accorgercene poco più avanti era sparito il Bottinelli Vini. Il cortile era pieno di casse di bottiglie pronte per il riempimento. La pila era alta e la si vedeva oltre il muro di cinta. Poi un giorno al suo posto era comparso il grande palazzo della Regione. Ce n’eravamo accorti quando era già finito.

Giravamo la faccia e veniva su un condominio. Guardavamo a sinistra e a destra e intanto chiudeva la fabbrica di biciclette Ganna. Più avanti chiudevano le Officine Testa, l’officina Pontiggia e nelle vie interne decine di artigiani. Sorgeva il Carrefour sulle ceneri del concessionario auto Premoli. Chiudevano tutti gli alimentari. Stavano cambiando le periferie e il loro rapporto con il centro. E noi non ci interrogavamo ancora su tutto questo silenzioso mutamento.

Tornando di sera, quando l’inverno accendeva presto le luci delle case, dall’autobus si poteva entrare con lo sguardo nelle case, attraverso le finestre del piano terra. Le cucine si animavano, i tinelli restavano al buio. L’autobus faceva parte del quartiere, penetrava le case, osservava i numerosi negozi illuminati in attesa degli ultimi clienti prima del conto di cassa delle sette e mezzo. Nel tempo nessun appartamento ha più avuto le finestre a piano terra. Non l’avevamo notato.

I negozi chiudevano, il viale era stato invaso dai furgoni rossi di Bartolini e noi continuavamo a non accorgercene.

Un giorno erano state dipinte sull’asfalto, in modo discontinuo, delle linee gialle. Era nata così, con una sorta di strafottenza (o semplicemente per ottenere finanziamenti fingendo una “vocazione verde”) quell’area chiamata “pista ciclabile”, pur restando il realtà il parcheggio degli ultimi bar-tabacchi del viale. Questi erano gli interventi sulle periferie.

Con il loro percorso immobile, gli autobus hanno negli anni rappresentato un osservatorio distratto sulla città in movimento. Erano cambiati gli autobus, diventati cartelloni pubblicitari mobili. Tutta la città era definitivamente cambiata, nella faccia e nel cuore. Era cambiato il rapporto tra centro e periferia, rendendo evidente come sia diventata oggi prioritaria la necessità di riproporre un “patto fondativo” per la rivalorizzazione delle periferie, come in modo acuto e attento, ha proposto Costante Portatadino nel suo articolo “Valorizzare le periferie” pubblicato da RMF on line del 18 settembre scorso.

Ecco, solo tornando oggi sulla linea N, avanti e indietro, abbiamo compreso di non aver avuto subito la percezione precisa dei mutamenti in atto, distratti dal dettaglio di ogni giorno.

Fossimo stati attenti, ci chiediamo, forse sarebbe cambiato qualcosa?

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login