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Libriamo

TEMPI STRANI

DEDO ROSSI - 02/07/2021

le-brutte-paroleRiprendo uno scritto di Valerio Crugnola del 2013, su Facebook. Crugnola sottolineava i “ridicoli eufemismi che aiutano a non nominare la morte. Antiche superstizioni si mescolano a nuove circonlocuzioni”. E ne cita alcune: “È tornato alla casa del Padre”, “ È passato a miglior vita”, “È salito ai pascoli del cielo”, “Ha lasciato questa terra”. Potremmo aggiungerne “volare in cielo”, “andarsene” e altre ancora. Crugnola una per una le smonta e ci gioca. “È una stella tra le stelle”? Basta che non siano cinque, sogghigna Crugnola.

Questo intervento mi ha richiamato un vecchio testo del 1973: “Le brutte parole, semantica dell’eufemismo” di Nora Galli de’ Paratesi. Il libro scritto nel 1964 aveva avuto una notevole fortuna, tanto che dopo la prima edizione di Giappichelli Editore di Torino, venne poi pubblicato da Mondadori nella collana degli Oscar nel 1969 a cui seguirono diverse ristampe.

Nora Galli de’ Paratesi propone uno studio sulla “censura” del linguaggio: “L’interdizione verbale operata dall’inconscio, dal pregiudizio, dal pudore e dalla convenienza. Le parole “proibite” nell’italiano, nei dialetti, nei gerghi”.

Interessante scoprire come numerose “strane parole” che molti di noi utilizzano sono in realtà delle “operazioni di pulizia” del linguaggio, per renderlo socialmente accettabile. I principali settori in cui il linguaggio eufemistico si presenta riguardano la sfera sessuale, i termini di decenza, la religione, la politica e i difetti fisici e morali.

Il punto di partenza di uno studio come questo sono le ragioni psicologiche che vietano di pronunciare una data parola”, scrive l’autrice. Nel terreno della sessualità si trovano forse la maggior parte degli interventi sul linguaggio involontari e consolidati. Oggi i tempi (e di conseguenza il linguaggio) sono cambiati rispetto agli anni in cui questo libro era stato scritto. Alcuni interventi sul linguaggio oggi sono praticamente spariti. Ma su un giornale degli anni cinquanta e sessanta questi eufemismi erano ancora una diffusa consuetudine. Prendiamo un esempio “lieve”: il termine “verginità” si trovava sostituito da termini ritenuti più accettabili come “integrità fisica”, “purezza”, “castità”, “virtù”, “onore”, in dipendenza del contesto. In un articolo di giornale e anche nel linguaggio comune, ad esempio, difficilmente si sarebbe trovata la parola “mestruazioni”, termini che derivato dal latino “mensis” non aveva in sé nulla di riprovevole, rimandando semplicemente a “ciò che si verifica ogni mese”. Ecco che i sinonimi sono numerosi. Nel linguaggio colto troviamo “regole”, “dolori mensili”, “dolori femminili”, “fasi”. Nel linguaggio familiare: “i suoi dolori”, “è indisposta”, “ha le sue cose”, per arrivare poi al linguaggio scherzoso specie tra donne “la tempesta”, “l’arrivo del marchese”, “Gigi”, “Pippo” eccetera. Un esempio letterario per tutti: quando la protagonista de “La noia” di Moravia si rifiuta al suo amante si utilizza semplicemente il termine “non sta bene”, e l’interlocutore capisce al volo. Oggi, forse, si penserebbe ad un mal di testa o a un dolore ai denti.

A proposito degli organi sessuali, gli interventi sul linguaggio sia colto che familiare o cameratesco sono numerosissimi. E rimandiamo gli interessati alla lettura del libro, per evitare esempi non opportuni in questo contesto. Anche nel linguaggio con riferimenti religiosi l’uso dell’eufemismo è molto frequente. Diversi termini che sono entrati in molti casi nel linguaggio comune hanno un’origine inquieta: si tratta spesso di modifiche di bestemmie o semplicemente di termini religiosi che sarebbe stato irriguardoso o scandaloso ripetere.

Interessante cogliere come i mutamenti dei tempi abbiano una relazione ben precisa con il linguaggio. Oggetto di analisi e curiosità sono le pagine in cui si esamina ad esempio come viene coperta da eufemismi l’omosessualità, negli anni sessanta. Un esempio classico: la definizione “ragazzi di vita” usata da Pasolini per parlare della prostituzione maschile.

Le malattie subiscono anch’esse, in molti casi, delle rivisitazioni per renderle meno crude. Il cancro viene ridefinito “il brutto male”. Il “pazzo” viene ingentilito con “debole di mente”, “che ha perduto la ragione”, “che ha perduto il controllo”. E sempre a proposito di malattie, sul “Messaggero” del 28 settembre 1962 parlando di Papa Giovanni XXIII al giornalista sembrava indecoroso scrivere che un Papa aveva avuto problemi di prostata. Pensò fosse meno aspro scrivere “afflitto da un male non grave, ma fastidioso, che è comune a molte persone anziane”.

Nei decenni successivi alla pubblicazione del libro di Nora Galli de’Paratesi abbiamo tutti assistito ad un florilegio di termini inventati soprattutto nella pubblica amministrazione per ingentilire e nelle intenzioni dare maggiore dignità ad alcuni lavori ritenuti umili, rasentando spesso il ridicolo. Ecco allora che “il bidello” diventa burocraticamente “personale Ata” (o “collaboratore scolastico” o “addetto alla custodia” fino ad un termine trovato in una circolare: “operatore orizzontale”, dove quell’ “orizzontale” rimanda ad una sfaticata sonnolenza). Lo spazzino è ormai stabilmente nobilitato nella definizione di “operatore ecologico”. Il “beccamorto”, nato senza intenti ironici e diventato quasi subito “becchino” ora raggiunge alte vette con il termine “necroforo”. Per non parlare dei sordi ormai stabilmente diventati “non udenti” e i ciechi “non vedenti”, come se così migliorasse il loro stato. E così via per approdare poi all’ormai consolidato “diversamente abile” che chissà quale burocrate linguista ha tirato fuori dal suo cilindro. Il “diversamente” si è poi prestato man mano a utilizzi fantasiosi o ironici o provocatori che partendo da “diversamente giovane” è arrivato a “diversamente intelligente” fino a “diversamente etero” (titolo di Vanity Fair) e avanti tutta. E c’è da scommettere che la fila è destinata ad allungarsi.

Con il passare degli anni e con la galoppante necessità di apparire sempre più politicamente corretti (guai non esserlo, sembrerebbe proprio, in questi tempi di liquidi confini…) siamo alle soglie di modifiche del linguaggio ancora tutte da verificare. Ci aspettano tempi strani. Anche nel linguaggio, naturalmente.

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